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Dialettario

A cura di Roberto Sartor
Chiocciola la casa del nomade

Laboratorio di ludolinguistica visiva e sonora, per bambini e ragazzi

Questo laboratorio invita a giocare con le lingue e con le parole dialettali e a scoprire attraverso di esse un patrimonio immateriale, mutevole nello spazio e nel tempo, che non ha una forma né una materia.

Ogni territorio porta con sé la specificità di una lingua propria, fatta di parole, suoni e accenti, che cambia di kilometro in kilometro a colpi di sfumature, fino a mutare e a diventare un’altra lingua. In ogni dialetto o lingua si possono leggere le forme del paesaggio che li ha generati, le linee dolci o acute, la presenza di acqua o di roccia. E così troviamo anche i paesaggi dei popoli che sono passati nel corso della storia, lasciando a loro volta i propri suoni, accenti, modi di dire.

Con il Dialettario potrete concedervi l’opportunità di inventare una nuova lingua, considerando l’errore non come tale ma come parte integrante della sperimentazione e della creazione.

Prima parte
Un viaggio nelle lingue, da fare con i vostri bambini e ragazzi

Secondo l’UNESCO, nel mondo ci sono più di 6.000 lingue a rischio di estinzione.
Sfogliando ➤ questo atlante scopriamo che ci sono 23 lingue parlate da meno di 100 persone. In Italia sono 35 quelle definite “vulnerabili”.

Ma come? In Italia non si parla l’ I T A L I A N O ?
Sì, ma l’Italia è un paese fatto anche di tantissime lingue e dialetti differenti, che cambiano e si modificano continuamente. Basta guardare ➤ questa mappa per scoprire le principali differenze: chi ha l’occhio acuto si chiederà cosa ci fa il dialetto piemontese in Sicilia o la lingua Albanese in Basilicata. E quella croata nelle Marche?

Le maestre e i maestri di storia e geografia potrebbero divertirsi, ma noi andiamo avanti per farci altre domande:

Chi è di voi quello che ha la lingua più lunga?
Chi ha la lingua biforcuta?
Avete mai avuto qualcosa “sulla punta della lingua”?
Qualcuno sa uno “scioglilingua”? 

Queste domande non ci faranno certo scoprire lingue più lunghe o con due punte, ma ci aiuteranno a comprendere che la lingua è una convenzione, è basata sull’“accordo” tra un gruppo di individui.
Tutti sappiamo che le lingue non si sciolgono ma che uno scioglilingua ci farà fare un po’ di fatica (e qualche risata!).

 
Emergono spontanee altre domande:

Chi ha deciso allora che la parola “sedia” vuol dire quell’oggetto in cui appoggiamo il nostro sedere per non stare in piedi? E perché proprio S E D I A e non “tavolo”, “penna”, “lavagna” o che ne so, “trullallerotrallallà”?

Provate a portare con voi 5 o 6 oggetti strani e di cui non è facile intuire la funzione, proponete ai bambini/ragazzi (divisi in gruppi) di dargli un nome (in un minuto) e condividete con la classe.

Eppure ci sono regioni, come, per esempio, la Finlandia, dove ci sono centinaia di modi di dire NEVE a seconda del tipo di neve di cui stanno parlando.
Ci sono invece parole che non sono traducibili in altre lingue, come ad esempio Fernweh (in tedesco), che vuol dire “nostalgia per posti in cui non si è mai stati”, o Komorebi (in giapponese), che è l’effetto particolare della luce del sole quando filtra attraverso le foglie degli alberi, o Gökotta (in svedese), che è l’azione di svegliarsi all’alba per sentire il primo canto degli uccelli.

Altra domanda… ci siamo mai chiesti quante parole esistono nella lingua italiana?
Ebbene, ci sono 270.000 lessemi e 47.000 vocaboli. 
Ma solo 6.500 sono le parole utilizzate per il 98 % dei discorsi.

Ma… proviamo a fare un gioco…

Consegna a uno dei due partecipanti un bigliettino con scritto:

“Chiedi al tuo amico/a di prestarti il calzino senza mai usare le parole “Calzino”, “Piede”, “Prestare”.

Oppure

“Chiedi al tuo amico/a di scrivere con la penna “Buon Natale” senza mai usare la parola “penna”, “scrivere” e “Natale” .

Scopriremo che è sufficiente non disporre di tre parole e sarà davvero difficile che il prestito avvenga o vedere “Buon Natale” scritto su un foglio.
Nonostante questo, ci sono ➤ parole dimenticate che non usiamo più come: “sagittabondo”, “obnubilarsi”, “smargiasso”. Chi ne conosce i significati?


Ne lasciamo alcune per costruirne di nuove. Pensiamo ad “hashtag”, “fotoscioppare” o la più recente “smutare” nata dall’uso delle piattaforme di videoconferenza durante la pandemia. Chi ne conosce altre?

Per continuare…

Potreste far leggere ai bambini/ragazzi un testo in una qualche ➤ lingua sconosciuta e provare ad indovinare da quale parte del mondo provenga.

Potreste fare qualche ricerca online per scoprire ➤ quante lingue esistono al mondo, quali sono le più parlate, quali le meno parlate.

Potreste scoprire alcuni aneddoti su lingue e parole, come sapere ad esempio che il latino, molto diffuso in passato, è rimasto lingua ufficiale solamente nella Città del Vaticano.
Che nel Nord Africa si parla la lingua Berbera, che non ha una forma scritta.
Che l’alfabeto più grande del mondo, con ben 74 lettere, è il Cambogiano.
Mentre il più corto, con sole 11 lettere, appartiene alle Isole Salomone.
Quello con meno parole invece è il Taki, ed è formato da sole 340 parole.

Potete proseguire con qualche anagramma (calendario = locandiera; doppiatore = pepita d’oro) o qualche palindromo (i topi non avevano nipoti; eran i mesi di seminare; eri un nano non annuire) oppure parlare di CRITTOGRAFIA scrivendo i vostri nomi con il Cifrario di Cesare o raccontando la storia di Alan Turing, anche grazie al film “The Imitation Game”.

Se avete a disposizione una LIM o un tablet potrete andare sui siti Patatap e Typatone.

Per concludere con un po’ di divertimento…

… e preparare i ragazzi a raccogliere da nonni, parenti, amici, genitori, zii un po’ di parole dialettali tra cui:

  • Nomi di piante e animali
  • Soprannomi e nomi di famiglie
  • Modi di dire o proverbi
  • Una parola che fa ridere

Le parole devono essere in dialetto oppure nelle lingue di provenienza dei bambini/ragazzi (sarà bello mescolare dialetti e lingue del mondo!).

Seconda parte
Giocare con la lingua

In questa seconda parte vi diamo giusto qualche spunto per attività visive e sonore.
Ricordate di raccogliere le parole, i nomi e i modi di dire raccolti dai bambini/ragazzi.
Una loro lettura condivisa può essere già un gioco divertente.  
E poi potrete scegliere, anche a seconda dell’età, una o più delle seguenti proposte:

1

Raccogliere e stampare in bianco e nero fotografie del paesaggio naturale o urbano che vi circonda e cercare con i bambini caratteri tipografici, per trovarne la rotondità e la spigolosità, la durezza e la morbidezza. Potete poi decidere insieme quali segni vi piacciono di più ed inventare un nuovo alfabeto geroglifico per scrivere qualcosa come ad esempio un proverbio o un modo di dire. Ecco un esempio in tre immagini:

2

Inventare un erbario o un bestiario fantastico a partire dalle parole raccolte. Sarà ancora più divertente con quelle di cui non sapete o ricordate il significato. Potete poi scrivere sotto una definizione provando a cimentarvi con il dialetto o mescolando dialetto e altre lingue.
Ecco un esempio:

3

Usare i soprannomi per dare una definizione dell’individuo che li porta, usando ad esempio dei mesostici come quelli che vi mostriamo qui sotto, o degli ➤ acrostici o dei ➤ telestici.

4

Prendere una parola e provare a evocare un luogo, un oggetto, anche attraverso uno slogan pubblicitario radiofonicocome questo oppure con dei manifesti come quello qui sotto.

5

Comporre delle semplici poesie libere, oppure costruire degli oggetti che servono a riprodurre il suono di certe parole (con le istruzioni necessarie).


Le immagini e le attività qui riportate sono state realizzate dalle scuole primarie e secondarie di Pennabilli, Sant’Agata Feltria e Novafeltria nel 2016. Il dialetto è quello romagnolo dell’Alta Valmarecchia (a confine con Marche e Toscana).

Roberto Sartor si occupa di educazione al paesaggio.
Con Chiocciola la casa del nomade realizza progetti educativi con scuole e musei e cura le attività del Musss, Museo Naturalistico e centro di educazione ambientale a Pennabilli. Con Selvatica esplora boschi, fiumi e calanchi assieme a giovanissimi colleghi molto curiosi.

Attività progettate assieme a Emiliano Battistini, Sara Bonaventura, Mariagiovanna Di Iorio, Giulia Filippi, Claudio Podeschi e Simone Rastelli.