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Che cos’è un punto di vista?

Laboratorio a cura dei Ludosofici

È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva. Anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovete provare.[1]

Persino la lucciola […], i cui cicli di vita per milioni di anni sembrano così insignificanti dal nostro punto di vista, ci sembrerà completamente diversa se in qualche modo provassimo a vedere la sua esistenza dal suo punto di vista.[2]

In età moderna, con la scoperta del Nuovo Mondo, l’incontro con nuove culture e i conseguenti problemi etici e antropologici, si arriva a un orientamento prospettivistico del filosofare: definire “vero” un fatto o una convinzione diventa molto più complesso. Lo stesso concetto di verità diventa più fragile. Se dovessimo ragionare per metafore, potremmo prendere in prestito l’immagine usata da un filosofo tedesco, Leibniz, che ha sottolineato come una stessa città, vista da diverse angolature, appaia totalmente differente, pressoché moltiplicata a seconda della prospettiva. Usando le parole di Goethe: “Nella stessa città, un evento importante sarà raccontato, alla sera, diversamente che al mattino”. 

Ognuno di noi interpreta il mondo e gli stessi eventi che lo popolano in modo diverso, a volte addirittura contrapposto: perché? Perché ognuno ha una storia, una sensibilità, dei valori, una cultura, dei ricordi, delle aspettative diverse, ma ugualmente valide. Se non è necessario che queste diverse prospettive si uniformino le une con le altre, sarebbe però essenziale che ognuno di noi fosse consapevole dell’esistenza di una molteplicità di visioni differenti su uno stesso fatto.
Facciamo l’esempio di una fotografia: cosa potrebbe esserci di più oggettivo di un’immagine statica ottenuta tramite un processo di registrazione permanente delle emanazioni luminose degli oggetti presenti nel mondo fisico? Eppure è proprio con l’avvento della fotografia che il mondo va incontro a quello che Susan Sontag ha definito la de-platonizzazione del nostro universo: non ci sono più originali da una parte e copie dall’altra, è tutto molto più complesso e meno definibile. Cambia totalmente il nostro modo di guardare e di conseguenza di conoscere il mondo. La fotografia ci dimostra come l’immagine non sia immobile ma assuma significato in funzione dell’osservatore e della sua storia personale. L’attenzione di chi guarda non è rivolta all’istante in cui una fotografia è stata realizzata, ma alla ricostruzione e re-interpretazione di quell’immagine.
Partendo da questi presupposti, che poggiano le basi sul cambiamento radicale del modo in cui l’uomo si è posto di fronte al mondo, il laboratorio avrà come obiettivo quello di mostrare come il nostro sguardo non sia mai uno sguardo neutrale: la macchina fotografica è un dispositivo che, limitando il nostro sguardo, rende manifesto questo nostro relazionarci al mondo.

Per cominciare, consegnate ai bambini una macchina fotografica e chiedete loro di andare in cerca di un dettaglio di realtà che li colpisca particolarmente. Poi, stampate la foto scattata in bianco e nero.
Altrimenti, se proprio non riuscite a resistere e non vedete l’ora di cominciare, cliccando qui sotto potrete scaricare una fotografia che ci è capitato di proporre ai bambini durante questo laboratorio. 

Distribuite ai bambini la fotografia e invitateli a inventare nuovi significati a partire da essa, aggiungendo nuove immagini, colori, disegni, oggetti… Alla fine, avremo un grande libro composto dalle tante diverse letture della stessa immagine, dimostrando come ogni interpretazione sia il risultato di questo complesso processo di significazione del reale.

Prima del laboratorio vero e proprio, vale la pena fare un po’ di riscaldamento provando a giocare con la prospettiva e, soprattutto, a vedere come ognuno di noi interpreta, ossia dà significati diversi, alle cose che ci circondano. Il gioco si compone di più passaggi ed è essenziale che partecipino più persone!

  • Cacciatori di nuvole: alzate gli occhi al cielo, concentratevi su una sola nuvola e ognuno dica cosa gli sembra.
  • Gli occhi degli alberi: ai giardini, al parco, in cascina… guarda bene le corteccia degli alberi, provando a vedere gli occhi, la bocca, i nasi, i mille volti racchiusi negli alberi. 
  • Storie di muri: anche i muri, con le loro crepe o intonaci raccontano tante storie. Fate una fotografia del muro e proseguite il racconto. Cosa si nasconde dietro l’intonaco? E se quei puntini altro non fossero che le orme di folletti un po’ timidi?
  • Altri occhi: Come immagini la tua giornata se un mattino ti svegliassi nel corpo di una formica? O di un leone? O di tuo nonno? O del tuo supereroe preferito? Agiresti nello stesso modo? Daresti importanza alle stesse cose? Dovresti affrontare gli stessi pericoli?

BIBLIOGRAFIA

Massimiliano Tappari e Alessandro Sanna, Miramuri, Terre di mezzo, 2015.
Scatti in bianco e nero di muri cittadini e illustrazioni nere e bianche si integrano, si mescolano, si fondono con eleganza e piglio divertito. Le superfici grigie e irregolari fotografate da Massimiliano Tappari diventano il canovaccio su cui Alessandro Sanna compone storie curiose di animali, uomini e natura.

Jeanne Willis, Gisella pipistrella, Il Castoro, 2007
Sarà davvero matta la pipistrella Gisella? Vede tutto all’incontrario! Dice cose strampalate: che l’ombrello ripara i piedi, che l’albero ha le foglie in basso. Ma Gisella non è matta – spiega il Gufo Saggio – guarda solo le cose da un punto di vista diverso: a gambe all’aria! Perché la realtà cambia a seconda di come la si guarda, e non per tutti il cielo sta sopra la testa.

NOTE

[1] da L’attimo fuggente di Peter Weir, USA, 1989.
[2] di Richard Taylor, Good and Evil, 1970; citato in Edward Johnson, Vita, morte e animali, in Aa. Vv., Etica e animali.
[3] Per l’esempio da scaricare: Photo by Henry Perks on Unsplash.