Dialoghi pazienti
Laboratorio a cura di Maurizio Montalti
Sono tante e diverse le possibilità che abbiamo se vogliamo trovare un modo divertente ed efficace di avvicinarci al mondo dei funghi.
Potrebbe sembrare banale, ma la prima cosa che suggerirei è di farsi una bella passeggiata nel bosco. Un alternarsi di passi e soste che porti a soffermarsi, a immergersi nell’ambiente che ci circonda. Dobbiamo concentrarci sui nostri sensi, perché siano loro a guidarci nell’esplorazione di quello che alla fine ci sembrerà un luogo del tutto nuovo: l’udito e la vista, soprattutto, si riveleranno essenziali per conoscere il bosco e, con esso, i funghi che lo abitano.
Ascoltare, osservare, percepire. Chiudere gli occhi e guardare; stare in silenzio e al contempo conversare con tutto ciò che ci circonda. Credo sia l’esperienza più piena, che permette di trovare se stessi nella relazione con gli altri, umani e non umani. Con tutti i viventi.
Come si può, però, entrare in contatto con la materia?
Di recente è uscito un articolo sul Guardian in merito ad alcune iniziative commerciali che mi sento di menzionare, perché potrebbero rivelarsi utili.
Alcune aziende, oggi, producono e vendono kit per far crescere funghi nelle proprie case: blocchi di substrato coltivato in sterilità su cui incidi dei taglietti, spruzzi dell’acqua e da cui magicamente crescono i funghi. Il fatto che il blocco da cui partire sia già pronto impedisce di capire come si produce, ma ciò non toglie che questi kit consentano di seguire il processo di crescita, che rispetta dei tempi molto diversi da quelli cui siamo abituati noi esseri umani. Per veder crescere un fungo, dobbiamo pazientare: siamo costretti a rallentare, a rispettare una dimensione di lentezza. Siamo portati a fare nostro il ritmo di ciò che ci circonda. Credo che acquisire sin da piccoli questa abitudine sia fondamentale.
I blocchi di substrato lasciano aperte due possibilità:
- usare la materia secondo lo scopo per cui il blocco è stato creato e osservare la crescita dei funghi, documentarla, e magari giocare con il tempo a essa necessario, più lento, e quello più compresso di un time-lapse.
- Disgregare i blocchi. È solo rompendoli che possono emergere elementi sensoriali, come quello tattile e olfattivo, e si scatenano reazioni corporee: la materia profuma di bosco, il cui odore non è altro che quello dei funghi. Il bosco, senza funghi, non avrebbe odore.
Quanto detto mette in evidenza alcuni concetti chiave che mi portano ad articolare una proposta laboratoriale capace di far ragionare sulla collaborazione con i regni del vivente. La immagino suddivisa in tre momenti:
1. Dialogo: la ricerca di un linguaggio
Quale linguaggio posso usare per relazionarmi alla materia? Come posso parlarle, comunicare con essa? Rifletterei insieme ai bambini proprio a partire da queste domande.
2. Ascolto: osservazione paziente
Non esiste dialogo che prescinda dall’ascolto reciproco: entrando in relazione con la materia, non posso solo parlarle, ma devo anche ascoltarla, ovvero osservarla. L’osservazione coincide con la pazienza di accompagnare il divenire di un fenomeno che si sviluppa lentamente. E ben si combina, secondo me, con la possibilità di ritrovarsi in un secondo momento, di lasciare che il laboratorio si svolga su almeno due incontri, così da dare al fungo la possibilità di crescere e di essere osservato nelle sue diverse fasi di sviluppo.
3. Comprensione: rappresentazione
A seguito di ciò che hanno osservato, sarebbe bello che i bambini fossero invitati a esemplificare attraverso il formato che preferiscono (la parola, il disegno, una danza…) ciò cui hanno assistito. A rappresentare il dialogo messo in atto con la materia.
Maurizio Montalti è designer, ricercatore, educatore e imprenditore. È fondatore e direttore artistico di Officina Corpuscoli, con sede ad Amsterdam, laboratorio-studio in cui l’oggetto di ricerca principale è il design, a partire da quale riflette tanto sulla cultura materiale contemporanea quanto sulla relazione tra agenti umani e non-umani, come parte della relazione complessa dell’ecosistema dinamico a cui apparteniamo. Distillando ricerca e analisi attraverso la materializzazione di narrative tangibili, il suo lavoro prova a creare visioni e condizioni che permettano esperienze di design critiche e potenti. Lavorando a cavallo tra design e biotecnologie, Maurizio è stato tra i primi a occuparsi dello studio e dello sviluppo di svariate tecnologie basate sui funghi, in particolare della creazione di bio-materiali naturali innovativi e i relativi artefatti e prodotti.
Maurizio è co-fondatore, designer e direttore Ricerca e Sviluppo di Mogu, una società di design innovativo volta alla creazione di soluzioni e prodotti ad alte prestazioni derivati dai funghi. Vanta un’ampia esperienza in ambito educativo, come co-direttore del Master MAD (Materializzazione nell’Arte e nel Design) presso il Sandberg Instituut di Amsterdam, ricercatore presso la Design Academy di Eindhoven e insegnante e tutor in diverse accademie e università olandesi e internazionali. Il suo lavoro ha ricevuto numerosi premi, ha avuto larga visibilità mediatica ed è stato esposto in tutto il mondo in prestigiosi musei, gallerie e istituzioni, inclusi il MOMA (New York), il Centre Pompidou (Parigi), il Design Museum (Londra), La Triennale di Milano, il MAXXI (Roma) e il Museo di Arti Applicate (Vienna).