Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento.
Il quartiere fa scuola
intervista ad Davide Bazzini
È questione di… assenza
laboratorio a cura dei Ludosofici
Immaginare da vicino
bibliografia a cura della libreria BINARIA
e un po’ di cose curiose che abbiamo selezionato su internet!
I testi di apertura che introducono ogni numero di questa newsletter nascono a seguito di un’attenta lettura dei contenuti proposti. Essi mostrano imprevedibili sfumature del tema a cui si ispirano e aprono a nuove riflessioni, che coinvolgono anche noi della Redazione al pari di voi lettori. L’introduzione è allora un’occasione per cucire gli spunti, scovare una piega che sfaccetta un concetto e il primo tentativo di immaginare possibili e mai esaustive interpretazioni del tema che stiamo esplorando.
Questa settimana, però, le cose non stanno proprio così e le righe che state leggendo non sono figlie del confronto con i contributi raccolti, ma l’inevitabile conseguenza di un’esperienza che abbiamo vissuto negli ultimi quindici giorni.
Per l’ormai terza estate consecutiva, il periodo che segue la chiusura delle scuole vede noi Ludosofici impegnati nella conduzione dei campi estivi presso la Triennale di Milano. Il progetto di quest’anno, in collaborazione con la rete QuBì, prevede per ciascuna delle otto settimane un gruppo diverso, composto da quattordici giovani partecipanti provenienti ogni volta da quartieri differenti della città di Milano. L’idea è di rendere tangibile l’accoglienza che si cela tra le stanze di un luogo fatto di bellezza, facendone il teatro di laboratori, scoperte, giochi e divertimento e di offrire la stessa opportunità al maggior numero possibile di famiglie.
Lo scorso venerdì abbiamo salutato il secondo gruppo di bambine e bambini che abbiamo avuto la fortuna di incontrare e, esattamente come la settimana precedente, ci è stata rivolta a più riprese una domanda: «Quindi dal prossimo lunedì non veniamo più?».
Forse mai come in quest’ultimo periodo abbiamo sentito pronunciare la parola a cui ci siamo dedicati fino a oggi. Di sicuro, non eravamo abituati a udirla risuonare tante volte e così ricca di emozioni: tristezza, delusione, rassegnazione, che tradiscono il dispiacere per un’avventura che sta per concludersi; entusiasmo, sorpresa e soddisfazione, che ricordano la felicità per un’esperienza a cui si sta già pensando con affetto.
Nel parlare di futuro, a volte, la parola prossimo spera di trascinarci un passato che vorrebbe continuasse. Ci prova fino a quando non è costretta ad arrendersi e, di fronte all’evidenza, non può fare a meno di farsi amara e malinconica, di creare intorno a sé un alone di crescente nostalgia. Muta lo sguardo, che si perde nel vuoto, e lascia spazio a un silenzio che per noi educatori, costretti a non alimentare una speranza che sarebbe una bugia, diventa assordante. Come rispondere a quella domanda? Non c’è altro da fare se non dire la verità. Rimane, però, il desiderio di rassicurare e di bandire gli “addii” in favore di tanti “arrivederci” non solo tra noi, ma verso tutto ciò che si è vissuto. Non ci resta allora che dare a ogni minuto, fino all’ultimo secondo, l’importanza colossale che permetta a quell’incontro, un puntino nell’arco di una vita, di essere decisivo. Dobbiamo fare tutto il possibile perché quel dispiacere di non poter tornare possa al più presto trasformarsi in un ricordo piacevole ed emozionante e, infine, in un tassello prezioso di sé. Dobbiamo fare in modo che l’esperienza di una settimana possa avere un seguito, continuando, assumendo le forme più diverse, in un futuro prossimo e remoto.
Il quartiere fa scuola
intervista ad Davide Bazzini
Le periferie sono lontane dal centro della città, ma chi le abita vi si immerge quotidianamente. Sono luoghi di prossimità. Sono occasioni di incontro e di nascita di buone idee. Nelle periferie i quartieri possono fare scuola, formando e formandosi, per trasformarsi.
È questione di… assenza
a cura dei Ludosofici
Che cosa rende possibile l’incontro con l’altro? Ci vuole attenzione, disponibilità ad ascoltare e curiosità. Soprattutto, però, ci vuole un’occasione: un’assenza iniziale, un vuoto, del silenzio e del bianco, pronta ad accogliere qualcuno o qualcosa che prima non c’era.
Immaginare da vicino
bibliografia a cura della libreria BINARIA
Prossimo nello spazio o nel tempo? Prossimo come un vicino da toccare o immaginare o prossimo come un futuro a cui manca poco per diventare presente? Pare che ci sia un libro per ogni sfumatura della parola che stiamo esplorando…
Rispetto a ciò che è lontano, le cose vicine ci paiono sotto controllo: a un palmo di naso, a portata di mano. Si sa, però, che la distanza non è che una questione di punti di vista. E se bastasse una mappa ad avvicinare ogni oggetto perché sia sotto gli occhi di tutti?
Aiutare a ricordare un passato lontano, tanto lontano da non essere stato vissuto, è un gesto che dovremmo impegnarci a compiere nei confronti delle nuove e future generazioni? Se pensiamo di sì, qual è il modo giusto di portarle a fare proprio il tempo che le ha precedute?
Prossimo, se è vicino, è inteso come qualcosa che è accanto, adiacente, confinante. Chi stabilisce però che il contatto tra i limiti sia impermeabile? Prossimo è anche la possiblità di un salto attraverso i confini e la capacità di anticipare una visione che sembra appartenente al futuro e che invece è – e dovrebbe essere – già presente.