Il disegno,
uno spazio per errare
Laboratorio a cura di Alessandro Bonaccorsi
In una vita improntata sempre più, ahinoi!, al profitto e all’efficienza, sia in ambito professionale sia in quello privato, è davvero importante sapersi ritagliare uno spazio e un tempo per poter errare. Lo è per il nostro benessere, per la nostra autostima e per il nostro divertimento.
Il verbo “errare” significa vagare senza meta, “andare qua e là senza direzione o meta certa”, come recita il dizionario Treccani, dove si cita anche il Foscolo – “errava col pensiero dietro i fantasmi della sua immaginazione” – suggerendo come si erri facilmente quando pensiamo.
L’errare è dunque un’attività che non produce profitto immediato e perciò non è amata da chi il profitto voglia ricavarlo. Errare significa anche sfuggire ai progetti e alle previsioni, è un invito a lasciarsi andare facendosi guidare solo dall’istinto e dall’ispirazione.
Come fare, però, per trovare degli spazi per errare nella routine quotidiana?
Il disegnare può venirci in aiuto: è un’attività semplice, economica e non necessita di grande preparazione. Certo non si parla di disegno accademico, bensì di quella che è la mia specialità, ovvero il Disegno Brutto, una pratica che privilegia un approccio liberatorio e non giudicante, concentrandosi su soggetti semplici e insoliti e su metodi e tecniche alla portata di tutti.
Consiglio quindi di usare il disegno per creare un tempo in cui poter praticare gli errori, ogni giorno, tutti i giorni, scarabocchiando e tracciando linee. Sembrano attività nate apposta per farci vagare, perdere tempo e creare in modo non progettuale.
Cinque esercizi per imparare a errare
Errare non è un’attività semplice: qualcuno potrebbe sentirsi in imbarazzo, rimanere bloccato, lottando con il proprio IO raziocinante. Alle volte, chi già pratica il disegno, magari come mestiere, non è capace di disegnare per il gusto di farlo, solo per far lasciare andare la mano.
E questo nonostante conosca la frase di Paul Klee che tutti citano: “Il disegno è l’arte di condurre una linea a fare una passeggiata”.
Anche un artista contemporaneo come Guido Scarabottolo, disegnatore imperterrito, la pensa allo stesso modo e in un suo scritto dice: “Disegnare davvero, […], è divagare. Come una passeggiata, ha poco a che vedere col pensiero razionale”.
È proprio vero che una matita e delle linee possono darci uno spazio di libertà? Anche se non siamo artisti? Lo scopriremo con questi 5 esercizi che ti propongo.
Sono da farsi ogni giorno, o quasi: più si è costanti in questa pratica, più l’irrazionalità, il piacere, l’inutilità si libereranno, creando dentro di noi un meraviglioso spazio di benessere in cui stare comodi. E più lo spazio si amplierà più vorremo starci… il problema è che non smetteremo mai di disegnare!
Questo tipo di lavoro individuale può essere fatto anche con i bambini, in forma di gioco: saranno consapevoli dei pensieri che attraversano la loro mente mentre fanno le cose e si abitueranno a prendersi spazi liberatori e non competitivi, in cui sfogare il corpo e lasciarsi andare al caso. È bene poi far capire ai nostri piccoli disegnatori come questo tipo di lavoro ci predisponga a pensare in modo diverso, ad ascoltare altre parti di noi, aprendoci all’ispirazione e all’intuizione, stimolando l’immaginazione che dovrà, di giorno in giorno, diventare sempre più sfrenata.
1. Combatti i tuoi pensieri
Inizia a disegnare qualcosa, ma prima di aver dato forma a qualsiasi cosa di riconoscibile, cambia strada, cambia progetto, cambia forma. E così via, fino a che non deciderai di aver finito. Il risultato potrebbe sembrarti astratto, ma in realtà è il campo di battaglia delle tue lotte interiori, perché decidere in modo consapevole cosa fare e non farlo in modo automatico è molto più difficile di quanto non sembri. Scoprirai che ogni volta che facciamo qualcosa seguiamo degli schemi, per lo più sempre gli stessi…
2. Scarabocchia
Sembra l’esercizio più facile del mondo, ma prova a scarabocchiare senza senso, senza ottenere figure o risultati esteticamente piacevoli. Il piacere sarà tutto nel fare, nel lasciare che la mano segua il proprio istinto.
3. Riempi lo spazio e il tempo
Prendi un foglio piccolo e prova a riempirlo completamente con i tratti di una penna biro. Ogni giorno cambia il tipo di tratto, il tipo di linea, il ritmo con cui disegni e così via. La tua mente nei primi giorni lotterà contro quell’irrazionale perdita di tempo, salvo poi darti il cinque quando avrai terminato l’impresa di riempire quello spazio vuoto, momento in cui ti potrai godere il risultato del tuo duro lavoro.
4. Disegna le emozioni
Come ti senti? Triste, felice, arrabbiato, oppure stanco, vitale, radioso? Prova a disegnare il tuo stato d’animo o le emozioni che provi in quel momento, ma senza usare figure, scritte o simboli, soltanto dei dannati e inutili scarabocchi.
5. Il disegno infinito: l’obiettivo è non finirlo…
Inizia un disegno e poi interrompiti dopo aver tracciato i primi segni, riprendilo il giorno dopo aggiungendo altri pochi segni, poi il terzo giorno e così via. Devi costruire il tuo disegno con pazienza e soprattutto non progettarlo, ma lascia che il risultato salti fuori da sé quando sarà il momento. Il consiglio è di mantenere il disegno astratto più che puoi e di aggiungere eventuali elementi significativi solo dopo molti giorni. Puoi farlo durare all’infinito se vuoi, tutta una vita. D’altronde è il tuo disegno.
Alessandro Bonaccorsi è un disegnatore, facilitatore grafico e formatore. Ha ideato il progetto Disegno Brutto, che porta in giro per l’Italia dal 2017; ha scritto i libri La via del Disegno Brutto e Lavorare meglio disegnando male, entrambi pubblicati da Terre di Mezzo. Attraverso l’uso del disegno e del pensiero visivo offre consulenze e formazioni aziendali. Scrive contenuti per il suo blog Shivu.it, per PixartPrinting e per la rivista Doppiozero. Studia e pratica il disegno da una vita.