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Un tuffo nel mondo

Intervista a Ellen Duthie

Perché pratichi la filosofia con i bambini? È qualcosa di cui loro hanno bisogno o credi sia piuttosto una proiezione di noi adulti?

Pratico la filosofia con i bambini perché farlo è una gioia.
È una gioia per me, questo è certo. Ma ho le prove per affermare che anche i bambini si divertano e lo trovino un modo entusiasmante e coinvolgente di ricercare, di stare nel mondo. Ho iniziato a praticare la filosofia con i bambini in modo spontaneo (qualcuno potrebbe dire disordinato…). Negli anni in cui studiavo filosofia all’Università di Edimburgo, insegnavo anche inglese ai bambini e, soprattutto all’inizio senza pensarci troppo, mi è capitato di condividere con loro le mie domande e i miei interessi filosofici: si è rivelato un modo infallibile per innescare una conversazione irresistibile!

Da allora, ho sviluppato un approccio più ponderato e metodico, sono diventata più consapevole della pratica che metto in atto, cercando di volta in volta di capire che cosa funziona e che cosa invece no. Ma quella gioia iniziale rimane e si accende ad ogni sessione, così come, spero, in ogni libro.
Penso che i bambini e gli adulti abbiano bisogno di provare quel sentimento tipicamente umano che è la meraviglia; credo che sia importante avere un tempo e uno spazio condiviso in cui pensare al nostro mondo, a noi stessi e agli altri. In particolare, mi interessa moltissimo la pratica filosofica intergenerazionale.


In uno dei giochi che hai creato, e poi trasformato in un libro, hai affrontato il tema della crudeltà: perché questa scelta, apparentemente lontana dai temi solitamente proposti ai più piccoli?

Il progetto di Mondo Crudele (qui in Italia pubblicato come libro per le edizioni Logos, in altri paesi proposto sotto forma di gioco con pagine sciolte all’interno di una scatola) non ha un’origine del tutto chiara e ponderata.
Tutto nasce infatti in un’aula scolastica, nell’ambito di un progetto in una scuola statale spagnola, dove ho fatto filosofia con lo stesso gruppo di bambine e bambini tra i tre e cinque anni per circa tre anni. Di solito, in classe, mi servivo di albi illustrati e altri stimoli interessanti, mescolandone diversi nella stessa sessione, così da consentire l’esplorazione di una data idea o concetto attraverso punti di vista differenti. Mi ha sempre intrigato la possibilità di trovare gli spunti migliori per creare opportunità di confronto per i bambini più piccoli. È grazie a queste occasioni che si generano domande e processi di pensiero interessanti.
Da tempo volevo affrontare l’argomento della “crudeltà”, ovvero dell’“essere cattivo”, ma non riuscivo a trovare alcun punto di partenza che mi soddisfacesse. Così, ho pensato di creare da me lo spunto di cui andavo in cerca. Ho immaginato le scene di una storia possibile – una sorta di istantanee con i personaggi colti nel bel mezzo di un’azione; le ho annotate e, poiché ho la fortuna di avere molti amici illustratori, ho chiesto a Daniela Martagòn di disegnarle. Sapevo che anche lei avrebbe pensato si trattasse di una sfida eccitante! Del resto, realizzare disegni che permettano ai bambini di pensare al concetto di crudeltà senza che questo sia banalizzato né li spaventi è cosa tutt’altro che semplice e, forse, non è esattamente il classico compito che si aspetta un illustratore per bambini.
Quando Daniela mi ha mostrato il suo lavoro, ma soprattutto quando ho avuto modo di portarlo in classe e di proporlo ai bambini, ho capito che valeva la pena approfondire quell’idea. Ed eccoci ancora qui, dopo otto anni!
La scelta di iniziare dal tema della crudeltà non è stata una decisione editoriale, ma, piuttosto, di classe. I bambini di quattro anni sono piccoli, è vero, ma hanno già una qualche esperienza di crudeltà – come vittime, aggressori o testimoni – e, soprattutto, sono ossessionati dal binomio buono/cattivo. È proprio questo il momento in cui imparano i contorni di quello che viene definito un comportamento accettabile e che determina che cosa posso fare agli altri e che cosa gli altri possono fare a me. Dunque, i quattro/cinque anni sono l’età perfetta per accompagnare all’approccio normativo l’occasione di fare domande, riconoscere eventuali contraddizioni tra le regole o nel comportamento degli adulti e discutere quelle situazioni sfumate in cui non è evidente l’applicabilità di una determinata regola.


Sulla homepage del tuo sito leggiamo: “apri, guarda e pensa”. Perché questo forte riferimento alla dimensione corporea? Potrebbe essere utile estendere questo approccio alla filosofia anche al mondo degli adulti?

Uno dei motivi per cui inizialmente abbiamo pubblicato i nostri libri in scatole contenenti fogli sfusi era che, per poter leggere le domande collocate su ogni pagina, questa dovesse essere manipolata, ovvero rigirata ancora e ancora. Questo perché siamo davvero convinte che l’esercizio mentale sia favorito e intensificato dall’azione fisica.
Ciò vale tanto per i bambini quanto per gli adulti, e non siamo di certo noi le prime a dirlo. I filosofi peripatetici, e molti altri da allora, credevano che vi fosse un curioso legame tra il movimento della mente e quello dei piedi. Allo stesso modo, penso che anche le azioni svolte con le mani aiutino a pensare. Pare che la nostra concentrazione tragga beneficio dall’azione congiunta di mente e corpo.
“Apri, guarda, pensa!” sono tre semplici istruzioni con cui invitiamo i nostri lettori a entrare davvero nel mondo reale. Basta guardarsi intorno senza distogliere immediatamente lo sguardo: se saremo disposti a sostenerlo abbastanza a lungo, ben presto non potremo più fare a meno di pensare.


Ellen Duthie è la fondatrice del progetto Wonder Ponder di filosofia e letteratura per bambini, nato in Spagna nel 2014. È autrice della collana di Visual Philosophy for all Ages (Mondo crudele, Io, persona, Quello che vuoi e Pizzicami), la miniserie Wonder Ponder di libri stop-and-look per neonati e bambini (Bimbo Uovo Cane Osso e Bimbo Gatto Acqua Papera) e ¿Hay alguien ahí? Preguntario interplanetario per terrícolas inteligentes (di prossima pubblicazione in Italia). Il suo ultimo libro, Un par de ojos nuevos, è una sorta di spettacolo teatrale, illustrato da Javier Sáez Castán e Manuel Marsol. In Italia i suoi libri sono pubblicati da Logos Edizioni.

Ellen è nata nell’estremo sud della Spagna, a Cadice, nel 1974, da genitori britannici. Ha frequentato la scuola in Spagna e poi l’università in Scozia. Ora vive a Madrid, con il suo compagno e il figlio, facendo molte cose diverse tra cui scrivere, tradurre, insegnare e formare insegnanti, oltre a organizzare e dirigere il corso annuale internazionale di filosofia, letteratura, arte e infanzia (FLAI) nel sorprendente bellissimo villaggio medievale di Albarracín (Teruel, Spagna).