Wunderkammer labirintica
Intervista ad Andrea Mori
Che cos’è la “WunderKammer Labirintica”?
La WunderKammer Labirintica è il risvolto concreto di LABIRINTIMI, un progetto ideato e scritto insieme a Vittorio Palumbo nel 2017. È un evento coerente con quella prima intuizione.
LABIRINTIMI era ispirato da un obiettivo: offrire la possibilità di vivere uno spazio, ovvero di perdersi, a piccolissimi nuclei di bambini e adulti, coppie o, al massimo, terzetti. Alla base c’è l’idea del labirinto, esplorato alla luce del suo intenso valore simbolico e letto come viaggio.
Ogni Wunderkammer, in questo caso anche il labirinto, presuppone una ricerca, un approfondimento e uno studio, che necessariamente portano a una selezione. È forse questo il momento più difficile: tradurre in pochi elementi le infinite suggestioni che si hanno.
Ciò cui tenevamo di più è che la nostra WunderKammer Labirintica non solo fosse un percorso all’interno del quale camminare, ma potesse offrire delle esperienze diverse che permettessero di vivere lo spazio da un punto di vista sensoriale.
Per la realizzazione abbiamo utilizzato pannelli di polistirolo larghi 80 cm e alti 120 cm, poi ricoperti di cartone ondulato spesso tre millimetri. Ho immaginato e creato dei giunti capaci di bloccare a terra i pannelli e abbiamo inserito nel percorso delle tende. In questo modo, diventava reale l’idea del movimento e adulti e bambini potevano entrare, uscire e, soprattutto, scegliere la strada da percorrere. Da un punto di vista grafico ho lavorato a partire dalla sezione aurea, così da trovare una connessione estetica tra l’allestimento e la Natura.
Così, in uno spazio grande 6m x 6m, si snoda un percorso ricco di esperienze giocose e sensoriali, che si invita a svolgere anche in forma piccola, per valorizzare l’intimità tra l’adulto e il bambino. Per esempio, si trova la possibilità di proiettare forme e sagome grazie alla luce di una pila, di toccare dei mari fatti di gelatina colorata e di attraversarli con una barchetta; si può giocare con le sonorità, infilando le mani dentro contenitori pieni di foglie, pietre e altri materiali, o, all’interno di uno spazio dotato di specchi e stoffe, assemblare sagome di cartone alveolare colorato per dare vita a elementi fantastici, anche mostruosi; infine, giocando con il movimento di piccole cose, si possono fare esperimenti con l’aria.
Lo spazio della WunderKammer non è grande ed è chiuso, ma per niente affatto claustrofobico. Lo definirei contenuto, intimo, appunto. L’esperienza della coppia o del terzetto non è caoticizzata. Il momento più importante è quello del perdersi, dello scoprire, esplorando, in assenza di riferimenti. Il labirinto non è solo una forma fisica, ma anche una ricerca. E il fatto stesso di entrare nel labirinto è già una scelta importante.
C’è poi il gioco nel gioco, ovvero la possibilità per i bambini e i loro accompagnatori di entrare e uscire dagli spazi senza compiere alcuna esperienza. La curiosità e la sorpresa, però, il più delle volte erano troppo forti…
Secondo te, i bambini come hanno vissuto l’esperienza del perdersi? Hanno avuto paura? Ne hanno percepito la voglia, la vertigine? Hai potuto osservare in loro la tensione tra timore e scoperta tipica di ogni movimento labirintico, come quello che sperimentiamo nel passaggio dall’ignoranza alla conoscenza?
Gli adulti approcciano il concetto di labirinto in modo molto diverso da come fanno i bambini.
La WunderKammer è stata allestita all’interno di un centro ludico destinato a un’utenza 0-3 anni. Ogni giorno la nostra installazione è stata provata, in mattinata, dallo stesso gruppo di bambini guidati da un’educatrice che ne ha monitorato l’esperienza e, nel pomeriggio, da un pubblico libero, sempre diverso.
Il monitoraggio dell’educatrice si è tradotto in un diario di bordo che ha messo in evidenza un riutilizzo, ovvero un approccio alle esperienze proposte mutato nel corso del tempo.
I bambini hanno avvicinato il labirinto in modo molto naturale. All’inizio, forse, sono stati un po’ timidi, ma man mano che frequentavano l’esperienza e vi prendevano confidenza, il loro approccio si faceva più curioso e, soprattutto, arricchito delle nuove competenze acquisite.
Si può dire che i bambini non hanno la sensazione di perdersi, ma quella di giocare a perdersi. Siamo noi adulti che vediamo nel labirinto un elemento disturbante, che decontestualizza la nostra logica e linearità, come se, non essendo dritto, sviasse dal traguardo che dobbiamo in qualche modo raggiungere. Il labirinto, però, non è per forza una traiettoria da A a B: è un percorso che ti dà la possibilità di fare delle scelte e in cui vivi l’avventura di affrontare l’ignoto.
Per i bambini, l’ignoto, soprattutto in uno spazio che diventava sempre più familiare, diventava qualcosa di più semplice e immediato, più emozionale che razionale. Ovviamente, anche la fascia d’età determina un’esperienza, che sarà diversa se a compierla sarà un bambino di sette anni o uno di 20 mesi. Ed è proprio questo che volevamo trasmettere: che le esperienze vissute all’interno del labirinto si potessero fare a diversi livelli.
Alla fine del gioco, i bambini devono aver sfilato tutti e sette i fili di lana colorati, rappresentanti ciascuno un’area esperienziale diversa all’interno della WunderKammer labirintica. Intrecciati insieme in un ordine assolutamente non prestabilito, i sette fili vanno a creare le sfumature cromatiche dell’arcobaleno. Non si tratta del traguardo, ma della testimonianza di tante esperienze svolte e risolte. Il filo intrecciato è il simbolo della soluzione.
Labirintimi è una “stanza delle meraviglie” in cui perdersi. Una stanza che definisce un percorso costruito con una serie di pannelli materici e oggetti sospesi, mobili, basculanti, alternati in una sequenza di trasparenze e opacità, morbidezze e ruvidezze.
Un allestimento ludico-artistico, indicativamente dedicato a bambini e bambine da 2 a 6 anni, ma aperto alla frequentazione anche di bambini/e più piccoli, che prende spunto dalla struttura e dalla figura allegorica del labirinto, sin dall’antichità simbolo dell’istinto/necessità di viaggiare, perdersi, nascondersi e attivare una propria originale, intima e personale ricerca del proprio sé e della propria identità.
Labirintimi è quindi un piccolo rito di iniziazione giocosa che i bambini e le bambine affrontano in compagnia e con la complicità di un adulto, in uno spazio e in un tempo dedicato del tutto personale ed esclusivo.
È un percorso in cui si aprono, attraversando tende graficamente colorate ispirate alla forma della sezione aurea, sette micro-ambienti che propongono specifiche esperienze sensoriali, da cui uscire, per gioco, trasformati:
- ROSSO: per poter raccontare e raccontarsi storie con la luce di piccole torce
- BLU: per immergersi in piccoli mari da toccare
- VERDE: per produrre suoni usando in varia maniera oggetti naturali e piccoli strumenti musicali
- GIALLO: per vedersi e rappresentarsi negli specchi interpretando fantastici personaggi
- AZZURRO: in cui muovere liberamente leggère strutture sospese
- VIOLA: per manipolare forme colorate di cartone da incastrare tra loro per creare figure immaginarie
- ARANCIONE: per giocare, leggere e sognare muovendo elementi colorati.
In ognuno degli ambienti è presente una scheda colorata che suggerisce (soprattutto agli adulti) alcuni modi per giocare al loro interno e una piccola griglia su cui sono appesi fili di lana, abbinati al colore degli spazi, che compongono i colori dell’arcobaleno simbolo di pace, che i piccoli e grandi visitatori devono ogni volta raccogliere, a testimonianza del loro passaggio nelle varie zone di gioco, e annodare fra loro per poter felicemente uscire, come fece Teseo con l’aiuto di Arianna e del suo filo, dal labirinto.