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Stella danzante

Playlist a cura di Danilo Faravelli

In un suo brano di grande successo del 1977 dal titolo Figli delle stelle il cantautore Alan Sorrenti vide nel cielo stellato non solo lo scenario perfetto con cui dare sfondo a scambi di messaggi d’amore fatti di sguardi e di parole, ma anche un vero e proprio complice degli innamorati persi nelle loro effusioni.

Franz Schubert, grande compositore austriaco vissuto nei primi decenni dell’Ottocento, in piena sintonia con lo spirito romantico del suo tempo compose più di un Lied (canto in lingua tedesca con accompagnamento pianistico) ispirato al notturno baluginare delle stelle. Der liebliche Stern (La stella leggiadra) è forse il più affascinante.

Le stelle sono solite colpirci per la loro apparente immobilità e per l’immenso silenzio in cui le vediamo brillare punteggiando la volta celeste convertita in tenebra. A fare eccezione sono quelle immaginate dalla grandiosa musica orchestrale con cui John Williams evoca il fragore delle colossali Guerre stellari combattute sullo schermo cinematografico.

Un centinaio d’anni fa, mentre il mondo stava cambiando volto grazie all’apparizione e alla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, una delle canzoni che. più contribuirono al trionfo della radiofonia fu, nel 1927, Stardust (Polvere di stelle) di Hoagy Carmichael, proposta e ascoltata in decine di differenti versioni tanto vocali quanto strumentali.

Se vedessimo una stella da vicino rimarremmo di certo atterriti dall’enormità delle sue dimensioni e dalla sua ribollente incandescenza. Ma per fortuna non ci è dato che ammirarle così come ci appaiono: piccoli e innocui punti luminosi che, nella nostra fantasia, qualcuno magari si prende la briga di accendere ogni sera al calar della notte. A farcelo immaginare è la canzone Lo stelliere presentata nel 2002 alla 45° edizione dello Zecchino d’Oro.

Non tutte le stelle stanno nel cielo. Alcune spuntano dal terreno, meglio se sassoso e di alta montagna. Sono le stelle alpine. Un brano corale cantato in dialetto friulano, Stelutis alpinis, ci parla di quei piccoli fiori dai petali lanuginosi associandoli al sangue versato in battaglia dai tanti caduti della terribile guerra europea del 1914/’18. Ascoltarne attentamente le parole e le malinconiche armonie equivale a ritrovarsi gli occhi inondati di lacrime sincere.

Non tutte le stelle stanno nel cielo, lo ripetiamo. Alcune si trovano cucite o stampate sul tessuto delle bandiere. Lo sanno bene gli americani, grandi appassionati di sfilate militari e di esibizioni di majorettes. È infatti di un loro amatissimo compositore, John Philip Sousa, la famosa marcia Stars and Stripes Forever, creata nel 1897 come omaggio alle “stelle” e “strisce” della bandiera degli Stati Uniti.

Ave maris stella è il primo verso di un antichissimo inno cristiano intonato in lingua latina in centinaia di diverse versioni lungo i secoli del secondo millennio. Che cosa significhino quelle tre parole è presto detto. Si tratta del saluto rivolto alla stella polare che è da sempre la bussola naturale dei naviganti. Fuor di metafora, però, quella “stella del mare” altro non è che Maria, madre di Gesù e protettrice di tutti noi che navighiamo fra le bonacce e le tempeste della vita.

Nell’opera Tosca, composta da Giacomo Puccini alla fine dell’Ottocento, il personaggio del pittore Cavaradossi, prossimo a morire perché condannato alla fucilazione, cede alla disperazione al pensiero di dover essere strappato non solo alla vita, ma anche alla donna che tanto ama. Vinto dall’angoscia si abbandona al ricordo degli attimi più intensi del suo amore per Tosca, trascorsi accanto a lei mentre Lucean le stelle.

Potrebbe mai mancare, in una breve selezione come questa, il celeberrimo canto natalizio Tu scendi dalle stelle? È talmente famoso e popolare, da non essere neppure sfiorati dall’idea che sia stato composto da qualcuno con un nome e un cognome. Bene. È tempo di dare a Cesare quel che è di Cesare. Tu scendi dalle stelle nacque attorno al 1754 dalla fantasia di un bizzarro sacerdote, un po’ predicatore un po’ giramondo, che si chiamava Alfonso de’ Liguori. Era nato a Napoli nel 1696 e da quelle stesse parti morì nel 1787.


Danilo Faravelli foto

Danilo Faravelli – Nato nel 1953 e appassionatosi alla musica d’arte negli anni dell’adolescenza, età nella quale è arduo sopportare attività statico-ipnotiche quali il solfeggio o l’esecuzione ripetuta all’infinito di esercizi melodici su cinque suoni, ha preferito fin da subito consacrarsi a una prospettiva interdisciplinare del culto a cui si sentiva vocato. Per questo, anziché sognare di diventare un virtuoso della tastiera o dell’archetto, si è avventurato per anni in esperimenti alchemici miranti a combinare l’Arte dei Suoni con tante altre sublimi manifestazioni dell’intelligenza e della sensorialità: la prosa letteraria, il teatro, la poesia, i gradi più rinunciatari dell’affabulazione (il nonsense verbale) e i più pretenziosi (la narrazione storica), la corporeità, il gioco, i piaceri della tavola e la pittura. Il suo destino insomma era farsi non tanto martire straziato quanto apostolo zelante di quella divinità arcana e tiranna che trae il nome dalle Muse.