Una realtà che ne contiene altre mille
A cura di Monica Gilli
John Keating, professore di letteratura al Welton College, durante una lezione sale sulla cattedra e dice ai suoi studenti:
“Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse” [1].
Che cosa appare ai nostri occhi? Siamo convinti che sia il mondo, esattamente così com’è. Ne siamo talmente sicuri che, sempre di più, giorno dopo giorno, ci abituiamo a pensare che la realtà sia un elemento oggettivo. Eppure non è proprio così. Anzi, è proprio quando si crede di conoscere qualcosa alla perfezione che è necessario imparare a guardarla da un’altra prospettiva.
Basta cambiare il punto di vista, la prospettiva da cui si osserva, perché il mondo appaia diverso da come siamo abituati a pensarlo. Del resto, quanti sono gli occhi che osservano la realtà? E quali storie si celano dietro quegli sguardi? Quante sono le persone e le culture che interpretano il mondo? Quante le lingue che lo traducono?
La stessa realtà è fatta di infinite e diverse sfumature; è attraversata da innumerevoli trame. Le nostre convinzioni sono relative, le nostre conoscenze non sono mai definitive, perché il mondo si compone di così tanti sguardi, è interpretato in così tanti modi, che non può che contenerli tutti, nutrendosi di essi e mutando insieme a loro.
Cambiare punto di vista fa paura, ma è anche elettrizzante, perché ciò che ci sembrava indubitabile improvvisamente appare nuovo e sconosciuto. Le nostre certezze potrebbero crollare, ma proprio per questo sappiamo di avere ancora tanto da scoprire.
Dunque ora sta a voi decidere. Siete abbastanza curiosi e coraggiosi da rinunciare al vostro solito punto di vista per abbracciarne un altro? Provate a mettervi alla prova con queste attività.
Quanti punti di vista?
“Diversità dei punti di vista che si possono avere, ad esempio, di una mela: il punto di vista del bambino che deve allungare il collo per arrivare a vedere a malapena la mela sul piano del tavolo, e il punto di vista del padrone di casa, che prende la mela e la porge liberamente al commensale”.
Franz Kafka, Aforismi e Frammenti
Prendiamo ispirazione dalle parole di questo famoso scrittore, Franz Kafka, per realizzare un esperimento di realtà.
Per farlo, dovete procurarvi:
- Un qualsiasi oggetto che avete in casa
- Una macchina fotografica (o un telefono con fotocamera)
- Una matita
- Un foglio di carta
- Dei compagni di gioco, da un minimo di 5 a un massimo scelto da voi.
Posiziona l’oggetto dove vuoi tu.
Puoi decidere di osservarlo così, dal vivo, o di fotografarlo. In questo caso, scegli con attenzione l’obiettivo e la prospettiva da cui eseguirai lo scatto.
Procedi con le annotazioni, ricordando di non tralasciare niente. Scruta con la massima attenzione ciò che hai davanti e prendi nota di tutti i dettagli che possono aiutarti a spiegare al meglio l’oggetto, visto dal vivo o attraverso una fotografia.
Ricordati che tu sei una parte importante di quest’esperienza. L’oggetto è osservato proprio da te, quindi non puoi evitare di annotare la tua posizione e lo stato d’animo che l’incontro con quest’oggetto ti suscita. Se hai di fronte la sua foto, non dimenticarti di raccontare ciò che ti ha spinto a scattarla da una certa distanza o angolatura.
Coinvolgi ora gli altri partecipanti. È importante che l’oggetto sia lo stesso per tutti, perché è proprio quel particolare oggetto che vogliamo conoscere meglio, sottoponendolo a diversi punti di vista. Potrebbe volerci del tempo, ma questo non deve spaventarvi!
Consegnate l’oggetto al primo degli altri sperimentatori e chiedetegli di fare quanto avete fatto voi. Se avete optato per l’osservazione dal vivo anche lui o lei dovrà fare altrettanto, così come se avete preferito lavorare sulla fotografia dell’oggetto. Procedete poi passando l’oggetto a tutti gli altri partecipanti.
Raccogliete tutti i dati ottenuti e confrontateli. Che cosa sia quell’oggetto lo dice la somma di tutte le annotazioni! Anche se sappiamo che potremmo andare avanti all’infinito…
[1] Weir P., L’Attimo Fuggente, USA, 1989
Monica Gilli è maestra d’infanzia e allieva dei bambini, pedagogista critica e sognatrice, sempre in movimento e alla ricerca di significati e storie da raccontare.