Laboratorio a cura di Giulia Mirandola
Un giorno in un libro ho letto questa frase: “Allora tu fai le foto con l’occhio e non con la macchina fotografica”
. In questa pagina c’erano solo parole scritte, ma non ho fatto nessuna fatica a vedere chiaramente in queste parole l’immagine di un occhio fotografico. La vedete anche voi, ne sono sicura. Con gli occhi fotografici possiamo fotografare dove e quando vogliamo, veramente! Possiamo fotografare di tutto! Non ci serve nessuno strumento particolare, abbiamo con noi già tutto il necessario: il nostro cervello e il nostro sguardo.Non è indispensabile la macchina fotografica. Il nostro sguardo fotografico, invece, dovremo ricordarci di tenerlo sempre aperto, a fuoco e in azione. Una buona idea è FarFare Scorze in momenti diversi della giornata: la luce è importante in questa pratica e cambia in ogni momento, per questo la cosa migliore è non fare tutto insieme, non fare tutto subito.
Per cominciare risvegliamo il nostro sguardo: massaggiamo gli occhi, apriamoli, chiudiamoli, prima lentamente, poi più velocemente. Diamoci dei leggeri pizzicotti sulle guance, bisogna essere attivi quando abbiamo gli occhi fotografici aperti. In ogni momento può succedere qualcosa che ci interessa fotografare. Perfino con la coda dell’occhio.
Riproviamo adesso a chiudere e aprire gli occhi, facendo una pausa in mezzo, prima breve, poi più lunga. Cosa cambia quando passiamo da “occhi chiusi” a “occhi aperti”?
Proprio così. Luce accesa, luce spenta. Con gli occhi aperti c’è giorno. Con gli occhi chiusi c’è notte. Con gli occhi fotografici chiusi otteniamo delle fotografie nere, tutte identiche. Con gli occhi fotografici aperti vediamo il mondo con le sue forme e i suoi colori e otteniamo delle fotografie tutte diverse. La luce e il buio rendono le cose visibili e invisibili. Ci succede un mucchio di volte di passare dalla luce al buio senza notare questo fenomeno: le cose visibili sono anche invisibili e viceversa.
Ora ci servono le scorze, è il loro momento. La buccia di un limone è una scorza. Anche le scorze di arancia, di mandarino, di pompelmo e di cedro sono scorze e vanno benissimo per i nostri esperimenti. Materiale necessario per il prossimo esperimento:
Prendiamo in mano l’arancia. Di che colore è? Quale forma ricorda? Quali altre cose vediamo intorno a noi che hanno il suo stesso colore? Quali altre cose vediamo intorno a noi che hanno una forma tonda? Per rispondere, non c’è bisogno di parole, bastano i nostri nuovi splendidi occhi fotografici!
Guardare a fondo una forma geometrica ci aiuta a vederne altre: triangoli, quadrati, rettangoli, e così via. Guardare a fondo tante forme geometriche diverse ci permette di vedere meglio tutto: in piccolo, in medio, in grande formato; da vicino, da lontano; di fronte, di profilo; dall’alto in basso; dal basso in alto; davanti, dietro; in verticale, in orizzontale, in diagonale; a testa in su, a testa in giù. Con i nostri occhi fotografici possiamo, se ci piace farlo, raccontare quello che vediamo, dove ci troviamo, ma anche quello che pensiamo e addirittura inventare delle storie con gli elementi che fanno parte della realtà. Proviamo tutti e tutte a fare una piccola passeggiata intorno a casa usando gli occhi fotografici e questa volta anche uno strumento per fotografare (smartphone/macchina fotografica digitale/macchina fotografica usa e getta/Polaroid).
Per compiere il prossimo esperimento servono:
Osserviamo a fondo le scorze di ciascun elemento e fotografiamole con gli occhi. Tutte le scorze sono diverse e un poco si assomigliano. Succede la stessa cosa ai limoni con i limoni, alle arance con le arance, ai mandarini con i mandarini, alle patate con le patate: sono diversi e al tempo stesso un poco si assomigliano. Anche noi, se ci guardiamo negli occhi, siamo tutti diversi. Comodi e tranquilli, ci prendiamo il tempo per fotografare con gli occhi tutte le differenze che notiamo. E se succede che una immagine diversa distrae il nostro occhio, teniamo memoria, se riusciamo, anche di cosa abbiamo fotografato con il nostro sguardo distratto o di cosa è entrato di sorpresa nel nostro campo visivo (per esempio una coccinella).
Simili alle scorze sono i gusci, le bucce, le croste, la pelle. Gli occhi possono aiutarci a collegare tra loro analogie e differenze. Una cosa salta all’occhio: una scorza si trova sempre all’esterno e ha sempre una parte nascosta, che sta sotto di lei. In questo esperimento servono:
Con il coltello tagliamo la frutta e il pane a metà e fotografiamo con gli occhi che cosa c’è dentro e sotto una scorza di limone, un guscio di noce, una buccia di banana, una crosta di pane. Vogliamo vedere ciò che fino a un momento fa era invisibile, perché stava sotto la scorza, dentro il guscio.
E le nostre facce quanto sono diverse e quanto possono apparire simili alle scorze che abbiamo fotografato fino adesso? Guardiamoci negli occhi e fotografiamoci con gli occhi, cercando di fissare attraverso il nostro sguardo fotografico quanti più particolari e dettagli.
Il cielo è diverso dalle cose che abbiamo fotografato fino adesso. In cielo non ci sono scorze, però ci sono le nuvole, le scie disegnate dagli aerei, la luce rosa dell’alba, un mare di stelle, gli uccelli che passano, ogni tanto un elicottero, fissi la luna e il sole. I nostri occhi fotografici puntano adesso verso l’alto, lontano da qui e da noi. Che cosa vedi, che cosa vediamo adesso?
Le scorze sono state un pretesto per guardare il mondo con occhi fotografici e per guardarci gli uni gli altri con occhi diversi. Adesso la frutta che abbiamo osservato la sbucciamo e la tagliamo in tanti piccoli quadrati per fare una bella insalata di frutta da fotografare!
Dante Connection. Scrive di editoria, librerie e biblioteche berlinesi per la rubrica “Finestra su Berlino” del magazine culturale di Goethe-Institut Italia. Collabora con “Il Mitte-Quotidiano per italofoni” di Berlino. Nel 2020 esce in Italia Libere e sovrane. Le donne che hanno fatto la Costituzione (Settenove edizioni) di cui è coautrice. Per il suo lavoro di progettazione culturale nell’ambito di “Il Masetto” le viene conferito il “Premio Triennale Fare Paesaggio-edizione 2020“. Tiene corsi di formazione per adulti di educazione alla lettura visiva, è curatrice indipendente di progetti culturali che mettono al centro la lettura visiva, la narrazione visiva del paesaggio e la mediazione delle letterature, in particolare quella visiva.
(1979) si occupa di educazione visiva, letteratura per l’infanzia, progettazione culturale. Lavora in ambito editoriale dal 2004. Nel 2019 si trasferisce a Berlino grazie a “MoVE 2019-2020″, un programma di mobilità transnazionale che le permette di collaborare con la libreria berlineseInfo e contatti
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