Laboratorio a cura dei Ludosofici
Questo laboratorio è molto speciale perché è stato realizzato insieme a persone a cui siamo molto legati, amici che ci hanno aperto le porte dei loro spazi e insieme ai quali abbiamo provato a indagare come nasce e si sviluppa un’idea…
Non lo abbiamo realizzato tante volte per la sua complessità logistica, eppure ogni volta è stato interessante assistere a tutte queste “nascite”. La prima volta lo abbiamo progettato e realizzato nel 2014 insieme a Carlo Tamanini, Responsabile Area educazione e mediazione Mart, Rovereto e Trento; la seconda, insieme a Emanuele e AnnaChiara, due fratelli visionari che hanno aperto nelle campagne venete ChiarAmEnte, uno spazio dove la bellezza è al centro del percorso educativo e pedagogico; infine, insieme a Elena Turetti a Spicca, abbiamo realizzato un altro progetto davvero speciale nel cuore della Valle Camonica.
Con ognuno di loro abbiamo sviluppato un pezzettino, ognuno di loro ha contribuito alla composizione ma, come sempre, e ancora di più per questo laboratorio, ciò che conta sono gli sguardi dei partecipanti, ogni volta diversi.
Qui vi riportiamo la versione sviluppata con Elena che ci ha permesso di vagare nel bosco, ascoltandone le voci e i suoni, assaporandone gli odori, accarezzando le cortecce degli alberi… e soprattutto consentendo ai pensieri di errare, volare nel cielo e intrecciarsi con quelli degli altri cercatori di idee.
Dunque, veniamo a noi!
Il termine sul vocabolario, leggiamo: “Nel significato più ampio e generico, ogni singolo contenuto del pensiero, ogni entità mentale, e, più in particolare, la rappresentazione di un oggetto alla mente, la nozione che la mente si forma o riceve di una cosa reale o immaginaria”
deriva dal verbo greco idein ( ) e, se andiamo a vedere la definizionePotremmo dire che la storia dell’Idea parte da Platone, per il quale non si trattava di un concetto bensì di una forma: riconduceva le diverse manifestazioni sensibili degli oggetti a un’unica forma pura che le accomunava tutte. Secondo questa visione erano le idee a essere il fondamento della realtà e il presupposto stesso della conoscenza. Con Cartesio, invece, la prospettiva viene capovolta in quanto l’idea viene ridotta a un semplice contenuto della mente ed è l’elemento su cui la ragione esercita il metodo conoscitivo. Locke concepisce le idee come il riflesso delle impressioni prodotte dal contatto sensibile con gli oggetti: assimila la mente umana a una tabula rasa nel momento della nascita, affermando che le idee non sono innate, e che nessun intelletto sarebbe in grado di partorirle a prescindere dall’esperienza.
Ovviamente, ci sarebbe ancora tanto da dire, ma, forse, più che cercare di capire cosa sono le idee, possiamo provare a visualizzarle, provando a ricostruirne – magari in modo un po’ artificiale- il processo. Provare a illuminare processi che per lo più sono spontanei ci porta ad avere un grado di consapevolezza maggiore.
è un lavoro da fare in gruppo perché ogni idea, dalla più piccola alla più grande, è sempre il risultato dei tanti incontri che ognuno di noi fa, ognuno dei quali lascia una traccia che può essere una voce, un’esperienza, una storia, un’emozione, un’ombra… Perché, alla fine, il nostro pensiero altro non è che una grande ricerca sinestetica, che si avvale di tutti gli strumenti che la macchina straordinaria rappresentata dal nostro corpo ci mette a disposizione…
A ogni bambino vengono assegnate 4 contenitori/sacchetti, che serviranno a contenere sia i materiali necessari all’esplorazione sia alla raccolta delle tracce, e un foglio A5 di colore rosso.
Da tenere a portata un bel gomitolo di lana rosso, palloncini e un pennarello indelebile.
NON TOCCARE! Quante volte ci si sente ripetere questa imposizione. Nessuno direbbe mai: non guardare, non ascoltare, ma pare che per il tatto sia diverso, molti pensano che se ne possa fare a meno. — Bruno Munari
Ma è davvero così?!
- Foglio bianco formato A5
- pennarello nero
Tocca tutte le cose che incontri e prova a descriverle: come sono? Sono lisce, dure, ruvide, morbide…? Dopo aver toccato quanti più oggetti possibile, scegline uno e chiudi gli occhi. Sempre toccandolo, sul foglio bianco usando il pennarello nero, scrivi la parola che ti viene in mente: può essere un aggettivo, un oggetto, un sentimento…
Conserva la parola nel tuo porta-traccia.
E adesso non farò altro che ascoltare. Sento tutti i suoni correre insieme, misti, fusi, o che si inseguono, suoni della città, e suoni di fuori città, suoni del giorno e della notte… — Walt Whitman
- Mappa del bosco o dello spazio dove siamo (deve essere il più possibile senza testo). Se l’area è molto grande potete stamparla, ma se fosse il parco vicino a casa, potete disegnarla direttamente voi (ottimo sempre il mantenere il formato A5)
- Bollini colorati e bianchi
Cammina per lo spazio senza avere una meta, varia l’andatura e mettiti in ascolto. Quali suoni senti? Che intensità hanno? Chi li produce? Sono regolari? Sono piacevoli o fastidiosi?
Sulla mappa segna con il bollino il luogo in cui li hai ascoltati e crea la tua personale legenda, associando un colore ai diversi suoni ascoltati e registrati.
Ad esempio:
Rosso: suono forte
Rosa: suono piacevole
Verde: suono della natura
…
Gli aspetti più importanti delle cose risultano spesso nascosti per via della loro semplicità e familiarità. È difficile notare qualcosa che si trova sempre sotto i nostri occhi. — Ludwig Wittgenstein
- lenti di ingrandimento
- carta velina tagliata in formato A5
- matita
Cammina e guarda, guarda e cammina e infine scegli. Fai un disegno di quello che cattura la tua attenzione, ricalca le superfici oppure semplicemente disegna quello che ti viene in mente, mentre sei immerso in questo ambiente.
E gli altri? Gli altri non sono mica dentro di me. Per gli altri che guardano da fuori, i miei sentimenti hanno un naso. Il mio naso. E hanno un paio d’occhi, i miei occhi, ch’io non vedo e ch’essi vedono. Che relazione c’è tra le mie idee e il mio naso? Per me, nessuna. Io non penso col naso, né bado al mio naso, pensando. Ma gli altri? Gli altri che non possono vedere dentro di me le mie idee e vedono da fuori il mio naso? Per gli altri le mie idee e il mio naso hanno tanta relazione, che se quelle, poniamo, fossero molto serie e questo per la sua molto buffo, si metterebbero a ridere. — Luigi Pirandello
- Foglio bianco formato A5
- Pastelli a cera o matite colorate
E infine annusa: anche in questo caso scegli un odore o un profumo o una puzza, associagli un colore e riempi il foglio di quel colore.
Al termine delle esplorazioni si avrà un sacchetto contenente 4 tracce. A ogni bambino verrà dato un vaso da fiori pieno di terra, 4 bastoncini di circa 20 cm e uno più lungo di 30 cm. A questo punto, le 4 tracce (fogli A5 riportanti le diverse sinestesie) verranno issate sui 4 bastoncini più corti, proprio come fossero fiori.
Ora ognuno può provare a far sbocciare da questi fiori un fiore più grande, trovando una parola o un’idea o un concetto che leghi queste parole, colori, mappe… Si scriva questa parola sul cartoncino rosso che, a sua volta, verrà legato al bastoncino più lungo che verrà posizionato al centro.
Nessuno di noi è solo e la nascita di ogni nostro pensiero, idea o emozione è necessariamente legata a quella delle altre persone, vicine o lontane che siano e, se proviamo a guardarle dalla giusta prospettiva, vedremo che, in qualche modo, siamo tutti legati tra di noi. Per provarlo, possiamo collegare a loro volta le idee (cartoncini rossi) di ciascuno a quelle degli altri secondo collegamenti scelti insieme, dal gruppo: vedremo pian piano nascere una grande rete, fatta di incroci, fili che procedono parallelamente e che poi tornano indietro, nodi, accavallamenti…
Infine, possiamo guardare i luoghi in cui questi fili si incrociano maggiormente e segnare questi incroci con una nuova parola/idea che scriveremo a questo punto su un palloncino.
Ovviamente il gioco potrebbe continuare all’infinito. Proprio come accade ai nostri pensieri: un pensiero ne genera un altro e questo a sua volta un altro ancora e così via…