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Alfabeto del gesto

Laboratorio a cura di Delfina Stella

Articolazione

Letteralmente la definiamo come una possibilità funzionale degli arti di compiere certi movimenti. È quel punto dove alcune ossa si incontrano e, insieme a muscoli, tendini e legamenti, permettono un movimento. Esse possono essere: mobili (come quelle di anca, ginocchio, caviglia, polso, spalla e gomito), semimobili (come l’articolazione della colonna vertebrale) e fisse (come nel caso delle articolazioni delle ossa del cranio o del bacino). 
Il nostro scheletro ha 206 ossa connesse tra loro tramite questo sistema che per la danza è un trucco favoloso per arrivare a creare movimenti complessi. Vi propongo quindi una danza rilassante delle articolazioni. Iniziamo!

Mettetevi in trio, uno di voi sdraiato in terra completamente rilassato (quasi dormiente) e gli altri due uno al lato sinistro e l’altro al lato destro. Con molta attenzione andate a smuovere le articolazioni del braccio: i polpastrelli, le dita, il polso, il gomito e spalla, fino a sollevare l’intero braccio e a farlo dondolare. Sembrerà pesante e vi ricorderà l’immagine di una marionetta, forse. Ma non abbiate paura e provate a capire quante mille piccole variazioni esistono nelle possibilità di movimento. Fate la stessa cosa con le gambe: polpastrelli, dita, caviglia, ginocchio e anche. 
Che differenza c’è tra la manipolazione delle gambe e delle braccia? 
Aiutate la vostra compagna o il vostro compagno a rilassarsi, a lasciarvi tutto il peso degli arti, non sarà facile! Ma sicuramente troverete soluzioni per creare una relazione di fiducia attraverso il tatto. 
Quando avete finito allontanatevi piano piano e lasciate che la persona manipolata possa muoversi da sola a partire da questo ricordo delle articolazioni danzanti. 
Come descrivereste questa danza? riuscite a vedere o a riconoscere i movimenti che gli avete proposto? Che sensazioni avete osservando? E quali danzando?  
Fate il cambio di ruolo, ognuno di voi sarà manipolato una volta e manipolerà due compagne o compagni. Alla fine di ogni turno, prendetevi 2 o 3 minuti per appuntare\disegnare\ pensare a quello che avete fatto. Usate un foglio comune e leggetelo insieme alla fine dell’esperienza.

Base

La base è l’inizio di qualcosa di nuovo, un supporto per far stare in piedi qualcosa e anche un luogo di partenza per viaggi ed esplorazioni. 
Il filosofo Maurice-Merleau Ponty scriveva così: “È con il corpo che noi non solo percepiamo, ma apprendiamo e comprendiamo. Il corpo è come un nodo di significati viventi, in quanto è per suo tramite che si può cogliere la stessa essenza del mondo, col riferirla alle nostre sensazioni e ai nostri vissuti.”
Possono sembrare parole complesse e intrecciate ma in realtà è molto semplice: il corpo è la nostra base, il nostro punto zero per imparare, sperimentare e conoscere il mondo. Pensate solo all’atto del camminare: quanto è importante muoversi nello spazio per conoscere e incontrare luoghi e persone?


Cedimento, gravità, risonanza e sospensione

Amico dell’articolazione è il cedimento: è una piccola caduta dentro le articolazioni che non ci fa perdere completamente il controllo del corpo, ma ci fa cambiare l’energia. Ci coglie di sorpresa e ci regala, se messo in relazione alla risonanza, un nuovo modo di muoverci. 
Quasi come una palla che rimbalza il nostro corpo può trovare soluzioni per non lasciarsi andare alla caduta, o meglio alla spinta verso il basso della forza di gravità. 
Cedimento e risonanza sono due giochi che possiamo fare con due cose che abbiamo sempre con noi: il corpo e la forza di gravità. A loro si aggiunge anche la sospensione pensata come un’energia che ci porta a creare attesa, immaginazione e leggerezza. Questa attenzione alle qualità del movimento ci può aiutare a creare piccole danze sulla gravità.

Partiamo dallo scherzo del ginocchio. È uno scherzo che si fa per cogliere di sorpresa le persone ma qui diventa un esercizio dove ci serve molto ascolto. Siete in coppia, uno dietro all’altro. Chi è dietro crea il cedimento nell’altra persona dando una piccolissima spinta nella parte posteriore del ginocchio. Chi è davanti può scegliere di far risuonare il movimento in qualcosa di “inaspettato” (ad esempio risuonare in un altro passo o aprire il palmo della mano) oppure di lasciarsi andare alla gravità, trovando sempre modi diversi di andare in terra e di tornare. Ogni tanto inserite una sospensione, un momento in cui l’energia è orizzontale e in cui vi sentite sospesi: appesi ad un filo trasparente o appoggiati tu tanti piani orizzontali immaginari. 
Scambiatevi spesso il ruolo, cercate di alternare le due possibilità e alla fine crete insieme una camminata fatta di cedimenti, risonanze e sospensioni. Non vi sembra di essere delle marionette?

Dondolio

Il dondolio è il movimento dell’altalena e del pendolo dell’orologio. Avete presente? 
Un movimento continuo che può crescere e decrescere, disegnare delle parentesi ribaltate nello spazio. È l’atto di oscillare, movimento periodico di un corpo che si muove fra due posizioni estreme.

Mettetevi a cercare quali oggetti nella vostra stanza possono oscillare. Osservateli attentamente. Che tipo di energia serve? 
Ricordatevi la danza delle articolazioni. Secondo voi, quali parti del corpo possono oscillare? Partiamo dalle braccia, lasciatele dondolare libere lungo il corpo, trovate la loro naturale posizione e resistete un po’ (almeno tre minuti). Ditemi la verità state facendo fatica?

Equilibrio

L’equilibrio potrebbe sembrare la capacità di stare fermi in punto, di solito in una posizione difficile e scomoda. Non è proprio così, esso ci rende più dinamici di quello che sembra perché è quella capacità del corpo di percepirsi in un modo specifico, adattandosi alle forze o alle condizioni esterne e interne ad esso. Infatti, il corpo è “in equilibrio” grazie ad un compensarsi delle azioni che su di esso si esercitano, conservando un suo determinato assetto. 
Pensate al funambolo, lui di mestiere cerca l’equilibrio, mette a rischio la sua pelle, ma allo stesso tempo il suo camminare sul filo rappresenta il trionfo del gesto, dell’eleganza.

Createvi un percorso, anche molto semplice: dal banco alla porta oppure dal cancello del parco all’altalena o anche dal letto al bagno. Inventatevi o create delle situazioni di instabilità. Ad esempio: camminate solo sull’arco esterno dei piedi, state in equilibrio sul bacino (e si, forse dovrete saltare da un ischio all’altro), prendete una foglia e mettetela in testa (correte senza mai farla cadere), saltate da una mattonella all’altra e chiedete a qualcuno di farlo con voi. 

Figura

La figura è qualcosa simile ad un’immagine. Se vi dovessi dire la differenza più bella secondo me tra le due è che la figura è più mimetica: può cambiare più velocemente. Creiamo un gioco per “incorporare la figura”, copiarla, diventare quella cosa proprio come un camaleonte.

Create piccoli gruppi di 5\6 bambine e bambini. 
Uno di voi chiude gli occhi pensa ad un’immagine, qualsiasi. Non appena ce l’ha nitida in testa inizia una camminata o una corsa in tutto lo spazio disponibile mentre tutti gli altri iniziano l’azione di mimesi: non si copiano solo le direzioni nello spazio ma anche i più piccoli dettagli del movimento del compagno. 
Ad un certo punto dello spostamento il primo camaleonte fa emergere la figura. Tutti gli altri dovranno mimetizzarsi e immaginare (senza dirlo) qual era l’immagine pensata. Rimaneteci un po’ in questa figura e osservatevi tra di voi, i corpi sono tutti diversi e hanno capacità diverse di mimesi.
Scambiatevi i ruoli e alla fine riunitevi. Vi ricordate le figure che avete incorporato? 
Adesso provate a metterle insieme creando una piccola sequenza.

La danza si sviluppa proprio nel passaggio da una cosa all’altra nel bel mezzo di qualcosa che conosciamo ma che possiamo ancora scoprire.


Immaginazione

L’immaginazione è un mezzo per visualizzare e creare. È una fantastica forma di pensiero che non segue troppe regole, si affida ai nostri sensi e alla nostra volontà di far esistere qualcosa che forse da qualche parte già esiste, ma nell’immaginarla esiste in un modo tutto nostro. 
Con la danza si fa sempre esercizio di immaginazione. 
Per spiegare il movimento e per dargli una qualità specifica a volte le parole non bastano, bisogna affidarsi e immaginare, ad esempio, di essere come l’acqua, di camminare come un pinguino, di tracciare nello spazio segni astratti, di essere mossi dal vento o di manipolare l’aria per creare figure trasparenti. 
E voi, qual è il vostro movimento immaginario preferito?


Lentezza, velocità, novità

Il tempo, insieme allo spazio e all’energia, è una componente fondamentale per la creazione del movimento. Uno stesso gesto fatto con una velocità diversa cambia radicalmente.

Mettetevi a specchio. Provate ad alzare un braccio più veloce che potete. Fate a gara a chi lo alzo per primo. Poi sempre uno di fronte all’ altro fate a gara a chi arriva ultimo. 
Quanti micromovimenti nuovi state creando?

La cosa più bella della lentezza è che ci permette di aprirci alla novità, allo sguardo verso l’altro e alla cura del presente.


Memoria, unisono

Si dice che la danza è un’arte effimera perché esiste solo nel momento in cui la facciamo, considerando il momento presente nella sua caducità e illusorietà. In poche parole, potremmo dire che la danza esiste nel presente ma che poi sparisce subito. E se è vero che sparisce (perché in fondo non la possiamo afferrare) sappiamo che nel corpo, però, lascia qualcosa di molto importante che ci serve a crescere, a imparare e a riconoscerci nell’altro. 
L’esercizio della memoria del movimento e dell’andare all’unisono sono due pratiche che ci permettono di afferrare (con tutto il corpo e non solo con le mani) questa caratteristica della danza.

Provate a rifare la sequenza di movimento nata dalle vostre figure. Fatela tutti insieme, in un unisono. Non vi sembra di far vivere in maniera inedita il movimento?

Origine

Ma lo sapete che il nostro corpo esiste da tantissimo tempo? 
Non proprio il vostro o il mio ma quello del nostro “lungo cammino evolutivo”, un percorso di milioni di anni dove lo scheletro e tutti i sistemi del corpo hanno subito veri e propri aggiustamenti per essere “adattativi”, ovvero pronti e vincenti al mondo di oggi. 
Il corpo è quindi come un saggio, un esperto-attento della propria arte: l’arte del movimento. Potremmo allora chiamare la danza come una ricerca archeologica del corpo perché danzando smuoviamo tutti questi sistemi che si sono formati grazie a scelte “sagge” dell’evoluzione. Ma cosa vuol dire essere saggi con il corpo? Andare alla ricerca dell’origine del gesto? Origine vuol dire ‘nascere, provenire, cominciare’, andiamo quindi a fare un esperimento di scavo nel corpo.

Provate a chiudere gli occhi e fate un movimento a caso. Rifatelo subito senza scordarvi: provate a catturarlo!
Poi ripetetelo sempre ad occhi chiusi e chiedetevi: da dove inizia? 
Provate a non fermarvi alla prima risposta ma cercate quella più saggia. Ad esempio, se il movimento scelto coinvolge solo il braccio provate a pensare a un’energia che prima di muovere quella parte del corpo passa dentro di voi, vi attraversa, vi fa oscillare minimamente e poi dopo una sospensione, nasce ed esce dal corpo.

Postura

Ci sono moltissimi studi che ci dicono che le posture cambiano il nostro umore. Voi ci credete? 

Facciamo così, cercate uno spazio minuscolo nella classe o nella stanza. Cercate di infilare tutto il vostro corpo lì dentro. Se foste in casa sarebbe bellissimo trovarvi dentro ad un comodino o nello spazio tra due armadi. Stateci un pochino e mi raccomando respirate! 
Finito questo momento di sparizione aprite le braccia più che potete, spalancate la bocca, strillate e girate se volete. Fate esperienza della massima apertura del corpo. Immaginate di arrivare a toccare entrambe le pareti della stanza. 
Che differenza c’è tra i due momenti? 
Disegnatevi. Scegliete un colore per la postura di chiusura e uno per la postura di apertura.

Quadrato

Il quadrato e tutte le forme che esistono e che possiamo inventare ci aiutano a capire qualcosa di più sullo spazio e sulle possibilità che abbiamo con il corpo di “creare luoghi”. Ad esempio, io e te se ci avvinciamo, allunghiamo le braccia l’uno verso l’altro stiamo creando una chiostra, una piazza, un punto di incontro. 
Con la danza si possono creare delle stanze immaginarie dove i mobili, la porta, il soffitto e tutti i più piccoli dettagli li creiamo noi, attraverso la nostra consapevolezza del movimento.

Prendete uno scotch di carta se siete in uno spazio chiuso o un gesso per disegnare in terra se siete all’aperto, create un quadrato in terra (piccolo, medio, grande va bene!) Segnate anche il centro e cercate tutte le combinazioni possibili per tracciare con solo quattro movimenti il vostro quadrato in movimento!

Potete farlo anche con forme aperte, strane, assurde e inventate! Mi raccomando ricordatevi che abbiamo tante direzioni (non solo destra e sinistra) e tanti livelli del corpo: possiamo andare in alto e in basso senza sosta.


Tattilità

Il tocco è la modalità sensoriale che integra l’esperienza che abbiamo del mondo con quella che abbiamo di noi stessi. Non tocchiamo solo con le mani ma con tutto il corpo e a differenza degli altri sensi il tatto ci unisce alle cose e alle persone senza filtri: non possiamo toccare senza essere toccati. 
La danza ha questa relazione con lo spazio, che chiameremo spazio tattile. Noi quando ci muoviamo tocchiamo sempre lo spazio, lo modelliamo e lui ci modella. Facciamo un esempio con l’esercizio del fantasma:

Chiudiamo gli occhi. Immaginiamo una persona davanti a noi e andiamo a toccarla per finta ma immaginando ogni dettaglio del suo corpo. Disegniamo il suo contorno e diamogli un nome. Apriamo gli occhi e proviamo a muoverlo, senza fargli male e senza deformarlo. Ad esempio: metto le mani sulle spalle, scivolo lungo le braccia e arrivato al polso sollevo le braccia fino a poggiarle sulle mie spalle.

La tattilità non è forse la capacità di immaginare e muovere lo spazio?


Shhhh…a teatro si sta Zitti!

Secondo voi la danza deve essere tradotta con le parole? Oppure ha un significato da sola?

Dopo queste brevi danze vi invito a vedere questo video.

Virgilio Sieni e Mimmo Cuticchio si sono incontrati e hanno creato Nudità: uno spettacolo proprio a partire da alcune di queste riflessioni. 
Riuscite a riconoscere il movimento articolare? I cedimenti e le sospensioni del corpo? secondo voi (Virgilio, Mimmo e il pupo) stanno creando un dialogo in cui serve la parola?

Delfina Stella, danzatrice e pedagogista del movimento, è dottoranda in Psicologia dello sviluppo e ricerca educativa presso La Sapienza, Università di Roma. I suoi interessi di ricerca la portano, negli studi e nella pratica, a creare, osservare e scrivere su processi e pratiche di trasmissione dei linguaggi del corpo e della danza nei più vari contesti educativi e sociali. Appassionata di Bruno Munari e portatrice di una didattica attiva e riflessiva del corpo, dal 2019 collabora con l’Accademia sull’Arte del Gesto di Virglio Sieni nell’elaborazione e nella realizzazione di progetti che riguardano la rigenerazione della relazione tra corpo e luogo, valorizzando le pratiche artistiche come motori per la creazione di comunità e per la diffusione culturale.