Vai al contenuto

Alieni terrestri

Intervista ad Arik Kershenbaum

Gli extraterrestri esistono davvero? Se così fosse, come sarebbero?
Non è escluso che potrebbero somigliarci, così come non è impossibile che abbiano un aspetto del tutto diverso dal nostro. Potremmo formulare ipotesi infinite, paurose o rassicuranti, sui loro comportamenti.
Il punto è che, se vogliamo fantasticare, come sempre, non abbiamo limiti. Se invece vogliamo provare a immaginare, ma in un modo che sia plausibile, allora abbiamo bisogno di qualche consiglio. Ecco perché abbiamo rivolto qualche domanda ad Arik Kershenbaum, autore di Guida galattica per naturalisti.


Fino ad ora le rappresentazioni degli extraterrestri erano molto più legate alla pura immaginazione che non a dei modelli plausibili. Perché ha sentito l’esigenza di usare le sue competenze di zoologo per dare un corpo più realistico a questi extraterrestri?

Nell’universo nessuna vita esiste puramente per caso. La vita si è evoluta e non c’è altro modo in cui possano originarsi organismi complessi. È il processo dell’evoluzione, che noi, qui sulla Terra, conosciamo bene, ma che non è esclusivo del nostro pianeta, poiché si tratta di un processo universale, proprio come la gravità o le radiazioni. Questo punto è molto importante, perché di solito si tende a immaginare gli alieni così come potrebbero apparirci oggi, dotati di tutte le caratteristiche utili a vivere su un particolare pianeta (tentacoli, occhi enormi, etc.), e non a partire dalle basi: a pensare, cioè, quali caratteristiche è più verosimile che gli alieni abbiano sviluppato nel corso dell’evoluzione. Dobbiamo provare a riflettere sulle forme di vita aliena più semplici dalle quali possono essersi evolute le forme di vita aliena attuali. È così che funziona la zoologia sulla Terra: proviamo a capire perché gli animali sono così come sono considerando ciò che gli animali hanno ereditato dai loro antenati, e come l’ambiente abbia portato delle piccole modifiche su quelle forme ereditate.


Dedica un capitolo del libro all’intelligenza… qualunque cosa sia. Perché è così complesso stabilire che cosa può essere definito essere intelligente?

Spesso abbiamo una visione molto limitata dell’intelligenza. È facile dimenticarsi che noi, in realtà, ne siamo letteralmente circondati: ogni animale è “intelligente”. Ciò non dovrebbe stupire, perché l’intelligenza non è che un altro carattere, come occhi e tentacoli, di cui gli animali dispongono per risolvere i problemi della loro vita. Trovare cibo, fuggire dai predatori, trovare una compagna o un compagno: ogni animale lo fa. Alcuni di loro fanno cose meravigliose che ci piace definire intelligenti (perché ci ricordano l’intelligenza umana), come i delfini che portano i pesci in acque poco profonde o le api che si comunicano l’un l’altra la posizione dei fiori. Ogni animale, però, dalla medusa all’elefante, interpreta il proprio ambiente in modo da trarne vantaggio. E questo vuol dire essere dotati di intelligenza.
Certo, alcuni animali vivono in ambienti così diversi dai nostri che ci risulta difficile metterci nei loro panni. Si pensi ai pipistrelli, che percepiscono gli oggetti intorno a loro attraverso il suono: esistono in un mondo che va oltre la nostra comprensione. Probabilmente è lo stesso anche per molte specie aliene. Ma senz’altro saranno intelligenti, perché l’intelligenza è un ingrediente fondamentale per la sopravvivenza di qualsiasi animale.


Con questo libro permette di uscire dalla nostra prospettiva antropocentrica e terrestre: crede sia necessario allenarci sempre più spesso e fin da piccoli a farlo?

Non appena ci spingiamo in territori del tutto diversi dai nostri, ecco che la nostra esperienza non è più in grado di darci previsioni affidabili. Anche quando ci riferiamo ad animali abbastanza simili a noi – gli scimpanzé, per esempio – corriamo il rischio di pensarli come umani pelosi, quando invece, ovviamente, si sono evoluti per adattarsi al loro stile di vita, non al nostro. Il loro comportamento, il loro modo di comunicare, la loro intelligenza corrispondono agli scopi del loro ambiente e sarebbe fuorviante pensare che tutti i caratteri che abbiamo in comune abbiano la stessa funzione. Tutto questo è particolarmente problematico quando prendiamo decisioni che riguardano gli animali basandoci sulle nostre convinzioni: mettere ai cani dei vestitini, per esempio.
Quando pensiamo agli alieni, però, ci sono ulteriori problemi. Tradizionalmente, li abbiamo sempre dipinti come aggressivi ed espansionisti, desiderosi di conquistare la Terra per i propri scopi e di divorare la razza umana. Evidentemente, questa è un’assunzione ridicola, che affonda le sue radici nel nostro comportamento, come quello dei paesi europei nei confronti delle civiltà colonizzate o il terrore di un’invasione comunista nella Hollywood degli anni Cinquanta. Se vogliamo comprendere la vita nell’universo – così come quella sulla Terra – dobbiamo basare le nostre idee sui principi scientifici che sono alla base dell’esistenza di quella vita e non sulle nostre personali esperienze, che spesso derivano da un ambiente molto differente da quello delle altre specie.

Arik Kershenbaum fotografia

Arik Kershenbaum è zoologo, docente universitario e fellow del Girton College, Università di Cambridge. Svolge ricerca sulla comunicazione vocale nel mondo animale da tredici anni e ha all’attivo più di 20 pubblicazioni accademiche sull’argomento. Il suo primo volume di divulgazione scientifica, Guida galattica per naturalisti (Saggiatore), è stato uno dei libri dell’anno per il “Sunday Times”, ha ricevuto riconoscimenti da scienziati quali Richard Dawkins e Martin Rees ed è stato tradotto in nove lingue. Kershenbaum ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università di Haifa in Israele, dove ha studiato la complessità della comunicazione di un mammifero piccolo e poco conosciuto, l’irace delle rocce, dimostrando la sofisticata sintassi del suo canto, simile a quello degli uccelli. Da allora si è concentrato sulla comunicazione vocale di lupi e delfini, osservando come i loro ululati e fischi vengano usati per trasmettere informazioni specifiche sul mondo che li circonda.