laboratorio a cura di Silvia Neri
La città è uno spazio aperto che si diversifica nel mondo per estensione, colore, cittadinanza, strutture urbane che la riempiono e, soprattutto, per i suoni che la caratterizzano. Questi ultimi intercettano il nostro udito, che li riceve consapevolmente o senza accorgersene, e generano un’atmosfera capace di coinvolgere chiunque vi si ritrovi immerso.
Immaginate di essere persi nei vostri pensieri, completamente rapiti dal mondo che prende vita e si agita nella vostra mente sotto forma di parole e di immagini. Quasi non vi rendete conto che intorno a voi esiste qualcos’altro. Eppure, non siete chiusi in casa, ma state attraversando una città. Magari state passeggiando tra le vie del quartiere Saint Germain di Parigi… Oppure vi state facendo strada tra la folla addensata nella piazza più famosa di Palermo, al mercato di Ballarò… O, ancora, state camminando nel più silenzioso e verde borgo d’Italia, tra i vicoli di Matera…
L’atmosfera che vi pervade è diversa a seconda della città e il suo carattere sonoro contribuisce in buona parte a determinare questa differenza. Ma i suoni che colpiscono i nostri timpani sono in grado di influenzare anche i nostri pensieri, il nostro modo di pensare? Possono le nostre riflessioni essere turbate o modificate dall’ambiente sonoro in cui si trovano a prendere forma?
La domanda è tutt’altro che semplice.
E la questione potrebbe complicarsi ancora di più, se immaginiamo di dover pronunciare un discorso ad alta voce. Anche in questo caso dovremmo chiederci: l’ambiente sonoro che ci circonda influenza in qualche modo le nostre parole, la voce che le dice e le emozioni che vi si celano?
Proviamo a indagare queste domande attraverso un laboratorio.
Concentriamoci innanzitutto sulle parole dette, cercando di contestualizzare un discorso a livello urbano, riempiendolo di suoni di circostanza a seconda di dove questo venga pronunciato.
Siamo in classe o nel luogo chiuso che ospita il nostro esperimento. I suoni e i rumori della città sono lontani e, soprattutto, anche se uscissimo all’aperto, una stessa città non potrebbe offrirci al tempo stesso l’atmosfera sonora di una metropoli e quella di un borgo medievale immerso nel verde.
Dovremo dunque simulare diverse ambientazioni sonore.
Non temete, non serve essere musicisti. La musica e i suoi strumenti musicali possono aiutarci a suggerire ambienti, ma molti suoni e rumori, anch’essi preziosi in un contesto urbano, si possono ricercare in oggetti quotidiani o, meglio ancora, in prossimità di noi stessi, come protesi che ampliano le nostre possibilità di ricerca.
Perciò, innanzitutto, sperimentate diverse forme sonore a partire da voi stessi e da ciò che vi circonda. Successivamente, se lo desiderate e vi è possibile, prendete il vostro strumento e aggiungete un’ambientazione musicale che sappia rendere l’atmosfera cittadina che volete riprodurre.
Ripetete questa ricerca per almeno due diverse ambientazioni e prendete nota di tutte le scoperte, così da saperle ripetere quando servirà.
Scegliete una pagina dal libro che vi piace di più o recuperate un discorso che avete sentito declamare e che vi ha particolarmente colpito. Leggetelo una prima volta, in modo da aver ben chiaro l’andamento del testo.
Ora unite l’atmosfera sonora alle parole.
Il mondo sonoro che avete creato può essere registrato su più livelli, aggiungendo di volta in volta un elemento in più, se state conducendo il vostro esperimento in autonomia. Se invece, come sarebbe bello, state svolgendo questo laboratorio con amici o compagni di classe, fate attenzione che ognuno sia responsabile di un suono o di un rumore, mentre uno di voi (o di più, dipende dal testo che scegliete!) leggerà e reciterà le parole.
Per darvi un’idea più chiara di quello che abbiamo in mente, vi proponiamo un esperimento fatto da noi. Abbiamo preso in prestito il noto discorso fatto dalla giovane Greta Thumberg alle Nazioni Unite, ambientandolo ora in un caotico mercato rionale e ora in una cittadina tra le montagne.
Per ricreare le sonorità del mercato rionale abbiamo usato:
- Voci
- Mani
- Posate
- Forbici
- Libri
- Telefono
Per ricreare le sonorità di una cittadina di montagna abbiamo usato:
- Bicchiere
- Bottiglia d’acqua
- Busta di plastica
- Voce
- Fischio
La voce è cambiata? Ha mantenuto un volume normale o si è trasformata in un grido o in sussurro? Lo stato d’animo sotteso alle parole pronunciate è rimasto lo stesso o è variato in conseguenza della diversa ambientazione sonora?
Insomma, la sensazione e la percezione delle parole dette si modificano in funzione del mondo sonoro che le avvolge?
Una delle principali caratteristiche del pensiero è di essere spontaneo: è davvero difficile costringersi a pensare qualcosa. Un pensiero può nascere in seguito a uno stimolo esterno che lo attiva esplicitamente, ma anche così non può essere fittizio.
Perché l’esperimento riesca, in questo caso non si può ricorrere a una simulazione. Bisogna abbandonarsi alla spontaneità e prestare ascolto a se stessi.
Ci sarà capitato senz’altro di ritrovarci a pensare… Provate però a fare caso a cosa accade ai vostri pensieri in contesti sonori urbani differenti.
Pensate allo stesso modo, immersi nel traffico di una grande metropoli o affacciati su un lungomare di città?
Mi chiamo
e adoro la notte. Come Mina di David Almond.Nasco nel cuore della Sicilia, a Piazza Armerina, 28 anni fa.
All’età di 14 anni mi trasferisco a Milano per intraprendere gli studi liceali in Psicopedagogia e universitari in Editoria.
Nel 2017 approdo alla Libreria dei Ragazzi di Milano, con un bagaglio pieno di libri, audiolibri, musica e… tanta creatività.
Metto tutto insieme e ci costruisco un mestiere e gran parte della mia personalità.
Così, tra uno scaffale da sistemare e l’altro, do vita a una scimmietta di nome Giovedì, insieme a Costanza Faravelli, per Le Letture di Giovedì (immaginate in quale giorno della settimana?).
Tornando diplomatici.
Prima di cominciare un’attività sono tre le cose fondamentali che cerco di non dimenticare: confrontarmi con i bambini prima di parlare, ascoltare le loro opinioni prima di spiegare, lavorare in cerchio.
Sarebbe bello, ma non è farina del mio sacco.
Le ho imparate da Bruno Munari, Gianni Rodari, Mario Lodi e Pinin Carpi.
Nel tempo libero studio Recitazione al Centro Teatro Attivo di Milano e, la notte, scrivo canzoni.