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Babbo Natale
nella scatola

Laboratorio a cura di Daniele Aristarco

Alzi la mano chi crede in Babbo Natale! So che non potete vedermi, ma ve lo assicuro: io ho alzato la mano. In fondo, chi è Babbo Natale? O meglio, teniamo presente che abbiamo sempre bisogno di cose belle e di relax, specie in tempi particolarmente stressanti, e domandiamoci: per quale motivo risulta così bello e riposante credere in lui?
Chi crede in Babbo Natale, tutto sommato, sogna di svegliarsi e trovare un bel dono, ben impacchettato, giunto chissà da dove ad aspettarlo. Correre verso il pacco, sciogliere il fiocco e scoprire che all’interno c’è proprio ciò che desideriamo… Sarebbe bello vivere ogni giorno questa emozione. Ma ancora più bello, forse, è aspettare quel giorno che, puntuale, tornerà nel corso della nostra vita, di anno in anno.

A mano a mano che cresciamo, le storie che riescono a emozionarci diventano più complesse, più sfaccettate. Dalle fiabe ai cartoni, dai film alle serie tv, dai racconti brevi ai corposi manuali universitari, cresciamo assieme alle storie e le storie ci aiutano a crescere. Ma i sentimenti che muovono in noi sono gli stessi: elementari, antichi, immutabili. Fear and desire, come dicono gli inglesi, ovvero la paura e il desiderio. Una buona storia sa catturare la nostra attenzione e spingerci lungo sentieri inesplorati. Ci fa infilare la testa sotto le coperte oppure ci instilla il desiderio di partire su un vascello verso continenti inesplorati.

Altra questione sono le notizie, il racconto cioè di fatti rilevanti realmente accaduti. In quest’ultimo caso diventa fondamentale essere in grado di distinguere i fatti reali da quelli inventati a bella posta da qualcuno per generare in noi reazioni emotive. Che siano rilevanti o meno, che giungano a noi attraverso la tv o la radio, i giornali o il web, le notizie sono in grado di modificare la nostra visione del mondo e, sanno, stupirci, incuriosirci, talvolta ci rallegrano, altre volte ci spaventano.

Prima di consegnarci a queste emozioni, è necessario verificarne la validità.
Non c’è nulla di male, insomma, a sperare che un dono inaspettato rischiari le nostre giornate. Ma convincersi che una patologia può essere curata tramite un rito magico o l’acquisto di un miracoloso intruglio può rivelarsi pericoloso.
Alcune tra le fake news più subdole riguardano la salute. Un titolo ingannevole suggerisce ai lettori che un problema complesso possa risolversi con una piccola spesa e poca fatica: la “straordinaria scoperta” o l’“incredibile” risultato di analisi di laboratorio “recentissime”, in genere eseguite in esotiche facoltà universitarie, testimonierebbero l’efficacia delle cosiddette “diete miracolose” o di un particolare “prodotto dimagrante”. 
Nella maggior parte dei casi, questi articoli servono a persuadere i lettori della validità di prodotti che, in realtà, non influiscono affatto sul peso. Esistono, invece, medicamenti in grado di procurare un rapido dimagrimento perché accelerano il metabolismo e aumentano il lavoro cardiaco. Prodotti come questi possono rivelarsi nocivi per il cuore, per il sistema muscolare e nervoso.
Alcune fake news cercano di convincere il lettore che un problema ininfluente per la salute possa rappresentare un grande pericolo o costituisca un terribile “handicap sociale”. È questo il caso delle fake news relative alla comparsa delle rughe o alla caduta dei capelli. Anche in questo caso l’articolo suggerirà l’acquisto di un prodotto “miracoloso”.
Il caso più grave, però, è quello delle fake che propinano fantomatiche cure contro malattie gravi ricorrendo a prodotti naturali come la radice di zenzero, il succo di papaya o gli infusi di aglio, timo e rosmarino. Queste false notizie sono tra le più pericolose perché riaccendono le speranze dei malati e dei loro cari che sognano una cura, o incoraggiano le perplessità di chi diffida della medicina ufficiale o nei vaccini. C’è chi, infatti, affidandosi alla notizia letta, smette di seguire una terapia o decide di non consultare un medico e di curarsi da solo. Notizie come queste incontrano una vasta platea di lettori e generano i danni più gravi, talvolta tragici.

C’è un modo per stare in guardia e difenderci dalle fake news? Sì. E l’attività che vi suggerisco è uno tra quelli possibili.

Cosa serve?

Ed ecco cosa fare…

1

Aprite il giornale e leggetelo con calma, senza tralasciare alcuna rubrica. Potete limitarvi anche alla lettura dei soli titoli. Ritagliate tra questi quelli che, per qualche motivo, vi hanno colpito maggiormente. 

2

Ora passate in rassegna i titoli ritagliati. Nella prima scatola riponete i titoli che vi hanno fatto sorridere o che hanno acceso in voi una sensazione positiva. Nella seconda, quelli che vi hanno incupito, spaventato, infastidito o, più in generale, hanno generato in voi sensazioni negative.

3

Ripetete l’esercizio per una settimana o più. Pian piano le scatole si riempiranno.

Queste scatole parlano di voi. Molto probabilmente, nella prima scatola ci sono le vostre speranze o l’aspetto del mondo e dei suoi abitanti che genera in voi il sorriso. Oppure avrete ritagliato un certo modo di raccontare i fatti che vi infastidisce e genera in voi malessere. Nell’altra ci sono le vostre paure. Ogni selezione che facciamo della realtà è anche uno specchio della nostra anima. Riflettere sulle nostre contraddizioni, sulle nostre più fragili necessità ci fornisce uno strumento utile, a mio parere, anche nel riconoscere una fake news. Almeno per me è stato così. 
Prima di scrivere il mio libro “Fake, non è vero ma ci credo” per lungo tempo ho collezionato i titoli che mi spaventavano o mi emozionavano. Non mi sono chiesto se si trattasse o meno di notizie false. Ho studiato il mio criterio di selezione. E mi son reso conto che la scatola delle speranze era ben più colma di quella delle paure. Tendo a emozionarmi maggiormente di fronte alle notizie positive e l’emozione mi porta ad abbassare il livello critico di lettura. Ciò mi ha spinto a leggere con maggiore attenzione le notizie che mi rendevano felice, a riflettere sulle mie fragilità. Quindi sono passato alla fase successiva. Ho verificato le notizie. E ho scoperto di aver selezionato fake news, sia in un caso che nell’altro. Non erano molte, per la verità, ma abitavano tutte e due le scatole. 
Forse questa attività è utile solo in parte nel riconoscere le notizie false. Ma io credo sia un esercizio utile per dialogare con se stessi e confrontarci con gli altri. Il che, in fin dei conti, sono sempre i primi passi da compiere in ogni genere di viaggio.

Daniele Aristarco è nato a Napoli nel 1977. È autore di racconti e saggi divulgativi, pubblicati sia in Italia che in Francia e tradotti in molte lingue. Ha insegnato lettere nella scuola media e ora scrive libri per ragazzi, oltre che per la radio e il cinema. Drammaturgo e regista teatrale, ha vinto numerosi premi. Si occupa di formazione, e cura laboratori di scrittura creativa. Per Einaudi Ragazzi ha pubblicato Shakespeare in shorts – Dieci storie di William Shakespeare, (libro del mese a Fahrneheit)  Io dico no! – Storie di eroica disobbedienza, inserito nella lista dei «White Ravens» 2017, Così è Pirandello (se vi pare) – I personaggi e le storie di Luigi PirandelloCose dell’altro secoloLucy, la prima donna, La nascita dell’uomoDecameron, Fake – Non è vero ma ci credo, La diga del Vajont, Io dico sì! Storie di sfide e di futuro, Nikola Tesla, l’inventore del futuro e  Lettere a una dodicenne sul fascismo di ieri e di oggi, (inserito nella lista dei «White Ravens» 2019 e poi, di recente uscito in edicola con il Corriere della Sera), Io vengo da. Corale di voci straniere, Corso di Filosofia in tre secondi e un decimo, Il Giardino dei Giusti. In Francia, assieme a Stéphanie Vailati ha pubblicato “Primo Levi: non à l’oubli” per Actes sud junior e alcuni libri di cinema rivolti ai ragazzi.