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Cielo Greco

ossia su “la consapevolezza pura e semplice: la consapevolezza di ciò che è così reale e essenziale, così nascosto in bella vista sotto gli occhi di tutti da costringerci a ricordare di continuo a noi stessi: Questa è l’acqua.” David Foster Wallace

A cura di Giuseppe Russo Rossi

Viviamo in un momento storico in cui, a quanto pare, la dimensione artistica viene privata della sua risorsa salvifica.

È un punto di vista. Ma molto diverso dal mio. 

Credo che l’arte, sia essa fruita o praticata, sia un sollievo e un conforto, al pari di una medicina. Credo, anche a motivo della mia esperienza personale e familiare, che in molte occasioni l’incontro con una melodia, una pagina scritta o un foglio bianco da riempire, una tela immacolata o un’immagine dipinta possa salvare una vita. Forse non sul piano fisico, d’accordo, ma senz’altro su quello spirituale. Credo che poter imparare qualcosa, sia esso una nozione pratica, il formarsi e l’articolarsi di un pensiero o il sentir nascere una nuova emozione, sia sempre una forma di salvezza, che, nel caso dell’arte, si realizza come un incontro casuale ma fatale. Credo che, ad esempio, un’opera come l’Iliade, sia stata una sorta di Enciclopedia del sapere per i contemporanei di Omero. Eppure quando un autore scrive racconti, romanzi o poesie, il più delle volte non vuole insegnare nulla. È alla sua esperienza che pensa quando getta le parole sulla carta, ma, nonostante questo, può capitare che quelle righe ci sembrino scritte apposta per noi, per rispondere alle domande che in quel momento ci assillano o ai dubbi che ci sfiorano. In più, pensare che molte altre persone altrove stanno facendo contemporaneamente un’esperienza simile rivela una corrispondenza che non può che darci sollievo. Per questo l’arte ci salva, perché è la possibilità della bellezza e della comunanza, che sa colorare, scuotere e rinvigorire l’esistenza umana, proprio come un sorso d’acqua può restituire forza e fiducia a un corpo stanco.

1.

Specchio d’acqua