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Città in Musica

Playlist a cura di Danilo Faravelli

Non di tutte le città si può dire che siano musicali. Di ogni città si può però dire che abbia un proprio suono che le deriva dalla cornice naturale in cui si trova iscritta e dalla storia degli uomini che l’hanno via via abitata. Alcune città diventano musicali grazie al misterioso radicarsi, fra i loro confini, della predilezione per certi strumenti, certi luoghi, certi modi di suonare o di ballare o grazie alla straordinaria genialità di certi loro figli. Per questo Napoli è la città del mandolino, Cremona la città del violino, Granada la città della chitarra, Milano la città del Teatro alla Scala, New Orleans la città del jazz, Vienna la città del valzer, Buenos Aires la città del tango, Venezia la città di Vivaldi, Liverpool la città dei Beatles e Memphis la città di Elvis. Ma ci sono anche città che diventano musicali dopo essere state felicemente rapite dal genio di uomini speciali per essere poi liberate vestite dei suoni più incantevoli. È successo alla città di Praga quando più di duecento anni fa se ne stette compressa per alcuni giorni nel cuore di Mozart per uscirne ammantata delle melodie più esaltanti e commoventi e dei ritmi più festosi.

Firenze

Guillaume Dufay (1397-1474) — “Salve flos tusce gentis”
(“Salve o fiore del popolo toscano”)

È una composizione polifonica del 1435 che esalta la bellezza e la ricchezza di Firenze, città per cui Dufay avrebbe scritto l’anno seguente un nuovo capolavoro vocale destinato all’inaugurazione della brunelleschiana cupola del duomo (Santa Maria del Fiore).

Londra

Henry Purcell (1659-1695) — Funeral Music for Queen Mary

La marcia per ottoni e percussioni con cui la Music inizia è il pezzo eseguito a Londra per accompagnare il feretro della regina Mary, morta nel marzo del 1695, verso il rito funebre celebrato nell’abbazia di Westminster e culminato nell’intonazione della pagina vocale seguente: “Thou knowest, Lord, the secrets of our hearts”. Vale la pena sottolineare che la medesima Music fu riproposta nel mese di novembre dello stesso anno per le esequie dello stesso Purcell, passato a miglior vita a soli 36 anni.

Georg Friedrich Händel (1685-1759) — Water Music (Musica sull’acqua)

Si tratta di una composizione orchestrale in più movimenti composta nel 1717 e destinata a essere eseguita durante un’escursione sul Tamigi di re Giorgio I di Hannover. Il percorso fluviale prevedeva la tratta Londra-Chelsea e ritorno. I musicisti suonavano da imbarcazioni che si muovevano sull’acqua affiancando il battello reale.

Royal Fireworks Music (Musica per i reali fuochi d’artificio)

Composti per festeggiare la firma del trattato di pace di Aix-la-Chapelle nel 1748, i brani contenuti in questa suite orchestrale furono eseguiti nella capitale inglese dapprima a Green Park e poi ai Vauxhall Gardens con grande concorso di popolo. Durante la seconda esecuzione che, a causa dell’enorme numero di convenuti, aveva creato un ingorgo di tre ore sul ponte di Londra, la casamatta da cui venivano lanciati i fuochi d’artificio prese fuoco ed esplose provocando vittime fra i musicisti, panico fra il pubblico e un fuggifuggi generale.

Linz

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) — Sinfonia detta “di Linz”

Nell’ottobre del 1783, durante un viaggio di ritorno da Salisburgo a Vienna che aveva effettuato per far conoscere a suo padre la moglie Constanze, Mozart sostò a Linz, bella cittadina austriaca sul Danubio, e fu accolto da un aristocratico del luogo, il conte Thun, suo grande amico e ammiratore. Il conte teneva a libro paga una propria orchestra e, avendo chiesto al geniale ospite se non avesse qualcosa di suo da fare eseguire agli strumentisti che erano sempre pronti a servirlo, si sentì rispondere: “No, signore, purtroppo partii da Vienna senza mie composizioni, ma dov’è il problema? Posso crearne una appositamente per l’occasione”. Dopo due giorni il conte Thun poté ascoltare una sinfonia nuova di zecca a lui dedicata e divenuta famosa con il nome della città in cui aveva così rapidamente visto la luce.

Venezia

Giuseppe Gazzaniga (1743-1818) — “Far devi un brindisi alla città”

Si tratta del finale dell’opera in un atto Don Giovanni o sia Il convitato di pietra, composta ed eseguita a Venezia nel 1787. Il protagonista, poco prima di essere trascinato all’inferno dalla statua di una sua vittima a scontare tutti i suoi peccati, brinda con il servo Pasquariello alla città che gli ha procurato i divertimenti più belli e più graditi: Venezia, con la sua straordinaria vita mondana e con le sue incantevoli femmine. Superfluo aggiungere che il brano era stato pensato per ingraziarsi il favore del pubblico presente alle prime rappresentazioni dell’opera.

Cracovia

Fryderyk Chopin (1810-1849) — Grand Concert Rondò “Krakoviak”

In questo spettacolare brano per pianoforte e orchestra composto a diciotto anni, ispirandosi a ritmi e temi popolari provenenti da Cracovia, seconda grande città della propria amata patria, la Polonia, Chopin combina il suo virtuosismo di pianista con la straordinaria forza evocativa delle sue melodie, un potere che comincerà a esprimere appieno solo qualche anno dopo quando, trasferitosi definitivamente in Francia, potrà fare ritorno nella sua terra d’origine solo sulle ali struggenti della nostalgia.

Praga

Bedřich Smetana (1824-1884) — Vyšehrad e Vltava (La Moldava)

Si tratta dei primi due dei sei brani contenuti nel poema sinfonico La mia patria, un grande lavoro orchestrale composto tra il 1870 e il 1883 e dedicato alla Boemia, l’attuale Cechia. Il primo brano descrive musicalmente un’altura leggendaria della città, luogo chiave della sua importanza in epoca medioevale; il secondo brano evoca il corso del fiume Moldava, dal suo vivace affiorare alla sorgente per andare a formare rivoli, ruscelli e torrenti fino a distendersi a valle, laddove il suo maestoso e placido scorrere lambisce le rive della capitale boema, passando accanto ai superbi e incantevoli edifici monumentali che ne hanno fatto la storia.

New York

Charles Ives (1874-1954) — Central Park in the Dark

Il brano orchestrale, composto tra il 1898 e il 1907, descrive con grande efficacia la passeggiata di un individuo solitario che attraversa Central Park in una notte nebbiosa. È immerso nei suoi pensieri, ma da essi viene a un certo punto distratto per effetto della sgraziata quanto vitale massa di suoni emessa da una jazz band che si esibisce all’interno di un padiglione o sotto la volta di un gazebo.

Roma

Ottorino Respighi (1879-1936) — Fontane di Roma, Pini di Roma e Feste romane

In questi tre poemi sinfonici vengono dipinti orchestralmente tre aspetti della storia grandiosa, della ricchezza artistica, culturale e naturale e della tradizione popolare della caput mundi. Ognuno dei tre poemi si divide in quattro “capitoli”. La fontana di Valle Giulia all’alba, La fontana del Tritone al mattino, La fontana di Trevi al meriggio e La fontana di Villa Medici al tramonto formano il primo poema, composto nel 1916; I pini di Villa Borghese, I pini presso una catacomba, I pini del Gianicolo e I pini della via Appia formano il secondo, composto nel 1924; Circenses, Il Giubileo, L’Ottobrata e La Befana formano il terzo, composto nel 1928.

Parigi

George Gershwin (1898-1937) — An American in Paris

Difficile dire se questo poema sinfonico composto nel 1928 sia più francese o più americano; forse non sarebbe sbagliato affermare che si tratta di un perfetto ibrido musicale. Descrive infatti l’impatto di un viaggiatore newyorkese al suo primo contatto con la città di Parigi, ma ancora intriso di amore per la musica di casa propria. Ciò che l’ascoltatore sente avvicendarsi è una mescolanza perfetta di suggestioni: da una parte lo stupore derivante dai suoni di un traffico cittadino tutto europeo, i motivetti provenienti dai café chantant e le musiche dei vagabondi del Quartiere Latino e del Lungo Senna, dall’altra la rievocazione mentale di ciò che l’American ha lasciato oltreoceano: la malinconia del blues e i ritmi frenetici del charleston.

Jacques Ibert (1890-1962) — Paris – Suite symphonique

Questa suite di brani orchestrali composta nel 1932 è un omaggio musicale alla città di Parigi descritta attraverso sei evocazioni d’ambiente riguardanti suoi aspetti inconfondibili: Le Métro, Faubourgs, La Mosquée de Paris, Restaurant au Bois de Boulogne, Le Paquebot “Ile-de-France” e il gran finale festoso e cosmopolita della Parade foraine.

San Pietroburgo

Dimitri Šostakovič (1906-1975) — Sinfonia n. 7 “di Leningrado”

Quando San Pietroburgo ancora si chiamava Leningrado e la Seconda Guerra mondiale era al secondo degli anni di morte e distruzione che avrebbe regalato alla storia, i suoi abitanti diedero al mondo intero una prova ammirevole di coraggio e di capacità di resistenza alle avversità. C’era fra loro un grande compositore che, non potendo impugnare le armi come avrebbe voluto a causa della sua miopia, si mise allo scrittoio nel 1942 per esaltare in musica l’incredibile tenacia con cui il popolo russo e i suoi concittadini in particolare stavano tenendo testa all’invasore tedesco. La sinfonia fu composta, eseguita e fatta pervenire agli alleati in Occidente miniaturizzando la partitura  in microfilm. Si dimostrò così efficace nel rincuorare un intero popolo affamato, assediato e bersagliato dall’artiglieria nemica da spingere un giornale britannico a pubblicare un articolo con il seguente titolo: “Hitler sconfitto da una sinfonia”.


Danilo Faravelli — Nato nel 1953 e appassionatosi alla musica d’arte negli anni dell’adolescenza, età nella quale è arduo sopportare attività statico-ipnotiche quali il solfeggio o l’esecuzione ripetuta all’infinito di esercizi melodici su cinque suoni, ha preferito fin da subito consacrarsi a una prospettiva interdisciplinare del culto a cui si sentiva vocato. Per questo, anziché sognare di diventare un virtuoso della tastiera o dell’archetto, si è avventurato per anni in esperimenti alchemici miranti a combinare l’Arte dei Suoni con tante altre sublimi manifestazioni dell’intelligenza e della sensorialità: la prosa letteraria, il teatro, la poesia, i gradi più rinunciatari dell’affabulazione (il nonsense verbale) e i più pretenziosi (la narrazione storica), la corporeità, il gioco, i piaceri della tavola e la pittura. Il suo destino insomma era farsi non tanto martire straziato quanto apostolo zelante di quella divinità arcana e tiranna che trae il nome dalle Muse.