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Come nasce un libro?

Articolo a cura di Massimo Bini (Arti Grafiche Castello)

Il libro è ammantato di un grande fascino. Nel nostro immaginario, si lega a una dimensione di silenzio, tranquillità e calma. Tuttavia, il libro, come oggetto, nasce in un ambiente che è tutto meno che silenzioso, tranquillo e calmo. Massimo Bini, della tipografia Arti Grafiche Castello, ci porta nella dimensione in cui un libro prende vita.


È proprio vero: la produzione del libro avviene in un contesto tutt’altro che silenzioso. Al contrario, l’ambiente che lo vede prendere forma è caotico, rumoroso, fragoroso. Lo è per le macchine che lo producono, ma anche per le persone che, concitate ed entusiaste, vi si muovono. Dovremmo sempre ricordarci che è l’essere umano il fondamento della riuscita di un bel prodotto

Ad ogni modo, un libro nasce anche grazie alla tecnologia.
Attualmente, ci sono due tecnologie di produzione: la stampa offset e la stampa digitale. Di quest’ultima, che è la più semplice, esistono a sua volta due varianti, una che funziona a toner e l’altra che va a getto d’inchiostro. Si tratta, in pratica, di grossi fotocopiatori industriali.  
La maggior parte dei libri viene però prodotta dalla tecnologia offset. In questo caso, il file del libro, che abbiamo ricevuto dall’autore o dall’editore, viene processato da computer piuttosto complessi e, infine, arriva alla macchina da stampa.  
Dobbiamo immaginare la macchina da stampa come un impianto di circa 20 metri. Al suo interno, una sezione prende il foglio singolo (generalmente si stampa così) e lo introduce nella macchina. Esso passa attraverso delle torri, ognuna delle quali contiene un colore – ciano, magenta, giallo e nero. Se, come nel nostro caso, i pigmenti sono trasparenti, la sovrapposizione del giallo e del blu daranno il verde, quella del giallo e del nero il marrone, e così via per tutte le tonalità.
Queste macchine hanno una velocità: tra i 10 e 15mila fogli orari. Si tratta di macchine molto complesse: pensate che a un operatore occorrono almeno 7 o 8 anni per diventare completamente autonomo nella loro gestione!

Il processo più bello e spettacolare, però, è quello della piega e della rilegatura. I fogli stampati sono, generalmente, di formato 70×100 e questo basta a farvi capire che, per arrivare a un libro il più simile possibile a come lo conosciamo, dovrà accadere qualcosa. Prendiamo, per esempio, un libro dal formato standard, che, aperto, risulta in un A4. In un foglio grande 70×100 stanno sedici A4 (21×29,7): su ogni foglio di partenza vengono perciò prodotte e stampate sedici facciate (se ci fate caso, il numero di pagine contenute in ogni libro è un multiplo di 8). Questo è il motivo per cui chiamiamo il libro A-Sedicesimo. Sedicesimo, anche perché poi il foglio viene piegato di modo da formare un sedicesimo di porzione

Successivamente, i sedicesimi sono cuciti con un filo di cotone, raggruppati e sovrapposti. Infine, con l’aggiunta della copertina – la brossura – e la rifilatura sui quattro lati, il libro è finito
Potete verificare quello che ho detto guardando sulla cima del dorso di un libro. Quasi sicuramente noterete tanti piccoli pacchettini. Ecco: sono i sedicesimi.

In ogni caso, però, se il mio racconto non ha reso sufficientemente l’idea o, meglio ancora, vi ha incuriosito incredibilmente, sappiate che è possibile venire a visitare la nostra tipografia. Ovviamente, ci sono tutti i necessari dispositivi di sicurezza.

L’unico aspetto su cui sento di dovervi mettere in guardia riguarda l’odore. Gli inchiostri, che per noi profumano, da molti dei nostri visitatori sono stati definiti puzzolenti. L’ambiente in cui lavoriamo è intriso dell’odore dell’inchiostro. Forse noi ci siamo abituati e non sentiamo quanto sia forte, ma io lo trovo comunque un aspetto affascinante: è come sentire sempre quel profumo che puoi annusare sfogliando le pagine di un libro o di una rivista fatti di carta. Non è forse anche questa esperienza, che, oltre alla vista e al tatto coinvolge anche l’olfatto, a rendere la lettura assolutamente magica e unica?