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Conoscere in una carezza

Intervista al Museo Omero

Da dove nasce la nostra conoscenza del mondo? 

Nel corso dei secoli, i filosofi hanno dibattuto a lungo per cercare di rispondere a questa domanda. C’era chi sosteneva che il punto di partenza obbligato fossero le idee già presenti nelle menti umane e chi invece individuava nell’esperienza l’origine della nostra comprensione della realtà. C’era poi un tormentato interrogarsi sull’effettiva affidabilità dei nostri sensi, che, anche quando considerati imprescindibili nell’atto di rapportarsi al mondo esterno, si temeva potessero ingannare. In particolare, si è sempre identificato nella vista, così vicina al mondo astratto delle idee, anche etimologicamente, il senso più nobile, più intellettuale; forse, per certi aspetti, più umano. 

Noi, però, quando ci relazioniamo al mondo, mettiamo in gioco tutta la complessità che ci contraddistingue. La nostra conoscenza nasce così: in un’unione di pensiero ed esperienza, che coinvolge tutti i sensi, nessuno escluso, perché ciascuno sa aprirci le porte di una realtà che va scoperta in ogni sua sfaccettatura.

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Vorrei iniziare leggendovi un passaggio di Bernardo Atxaga, che recita così:

«Nella nostra tradizione culturale, almeno occidentale, quasi sempre la conoscenza e ciò che dà la conoscenza, l’apprendimento, l’ikasi, è correlato con la vista: “è evidente” quando è evidente, cioè si vede, “vedi?”, “non vedi?”: in inglese, in molte lingue vedere e conoscere sono la stessa cosa. E anche in lingua ba…