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Cosa succede
intorno a me?

Laboratorio a cura di Elena Turetti

Il bosco, il parco, la città, il quartiere, la casa o il condominio quali luoghi privilegiati di esplorazione di sé. Il bosco, la città, la casa, il condominio come luoghi del perdersi. Il bosco, la città, la casa, il condominio come spazio dove riconoscere la vita in tutte le sue forme, la sua operosità, la sua bellezza. Il bosco, la città, la casa, il condominio come comunità dove riconoscere il valore della diversità, dell’alterità. Il bosco, la città, la casa, il condominio lo spazio in cui costruire passo dopo passo una relazione solida, insostituibile e rinnovabile con gli altri. 

Cosa succede attorno a noi senza che quasi ce ne accorgiamo? Senza che muoviamo un dito o senza avere l’intenzione di far succedere qualcosa? Quante cose succedono?  Chi vive qui vicino a me o poco più in là, nell’altra stanza, a pochi passi da me, appena dietro l’angolo, sotto quel cespuglio, dentro quel cortile, oltre l’orizzonte. Mentre io sono qui, tutti gli altri dove sono? Mentre io mi gratto il naso tutti gli altri cosa fanno? Cosa succede ora, proprio in questo istante? 

Scegli un punto qualunque della tua casa, del tuo condominio, del tuo quartiere, del tuo paese, del parco o del bosco che frequenti con la tua famiglia. Scegli una posizione che ti permetta di stare lì tranquillo o di immaginare di stare lì tranquillo, ben dentro all’ambiente che ti sei scelto. Evita i margini se li puoi vedere o avvertire, meglio immergersi, meglio stare ben dentro.

Inizia ad ascoltare ad occhi chiusi tutto ciò che ti succede attorno. Dovresti riconoscere suoni vicini e suoni lontani, noti e ignoti. Poi apri gli occhi ed inizia a guardarti attorno, guarda appena sotto i tuoi piedi, e poi sopra la tua testa, poi tutto attorno, fallo lentamente, non fare rumore, come potessi lanciare lo sguardo ora vicino e ora lontanissimo, come una lenza, cerca di guardare attraverso le cose. Se incontri con gli occhi un muro o un ostacolo prova ad immaginare cosa sta succedendo oltre quel confine. Quando non puoi vedere, ascolta e immagina. 

Fallo una volta e poi rifallo in momenti diversi della giornata. Fallo per cinque minuti e poi per più tempo, fino a mezz’ora. 

Ti accorgerai di quanto cambia l’ambiente intorno a te. Finirai per perdere la misura dello spazio attorno a te, le tue orecchie ti porteranno molto lontano ben oltre i muri che ti circondano, oltre quell’albero, oltre la collina. I tuoi occhi impareranno a guardare oltre e attraverso. 

Prendi un foglio bianco. Un foglio bianco ti consente di indicare la tua posizione, la tua posizione è un punto.

Se sei nel bosco ti suggerisco di tracciare con il pennarello nero la struttura semplice della trama di tronchi e rami del bosco senza gerarchia e senza protagonisti, solo pieno e vuoto, legno o aria. Con le matite colorate potrai poi aggiungere ogni cambiamento aggiungendo solo ciò che serve per raccontare per esempio una folata di vento, l’arrivo dei raggi del sole, la pioggia, il volo di un uccellino, la brina, la caduta di una foglia, il movimento di uno scoiattolo, il rumore di un passo, lo sbocciare di una gemma e molto altro ancora.

la struttura semplice dei tronchi
i rami secchi del bosco
i primi raggi del sole tra i rami
i movimenti degli animali intorno
i boccioli
la pioggia
le foglie secche che cadono
il tramonto
la notte

Se sei nella tua stanza disegna un quadrato nero dentro cui annoterai la tua posizione e poi tratteggia tanti quadrati uno fuori dall’altro fino ad arrivare così lontano dalla tua posizione da non poterti immaginare dove si trovano. Appunta con le matite colorate cosa succede nella tua stanza, poi appena fuori, poi fuori dalla finestra, poi laggiù in mezzo alla strada. Spazia. 

Se sei nel bel mezzo del tuo quartiere o paese disegna con il pennarello nero la cosa più vicina a te: un porta bicicletta, una panchina, un semaforo, un aiuola e poi tratteggia tanti cerchi, uno fuori dall’altro, sempre più lontano da te. Usa la base grafica come uno spartito, fotocopiala e usane una copia per ciascun accadimento. Appunta disegnando con le matite colorate cosa succede. Non occorre che tu finisca il disegno, aguzza la tua mente per disegnare solo ciò che serve per capire cosa sta succedendo.
Ci sono cose che succedono e lasciano tracce appena avvertibili, ci sono cose che succedono e lasciano tracce indelebili, ci sono cose che si esauriscono in un baleno. 

Osservazioni

L’obiettivo è immergere il bambino in tutto quanto succede attorno a lui che non dipende dalla sua azione. Per ricostruire pian piano, montando e stratificando tutti gli accadimenti registrati, in quale realtà è immerso, quali confini percepisce, a quali gruppi di persone sa di appartenere, e quali non riconosce, quale è il limite oltre il quale non sa distinguere i confini, e i gruppi. Come cambia la sua percezione ripetendo l’esercizio più volte. Forse impara a riconoscere la complessità?

La base grafica comune a cui si aggiunge un disegno a mano libera a colori consente poi di montare in sequenza video i disegni e leggere tutti i cambiamenti avvenuti. Se lo fate con una classe o gruppo di bambini, la base grafica comune consente di confrontare i risultati e far apparire in maniera chiara la diversità degli accadimenti registrati da ciascun alunno. 

Albo illustrato

Al termine dell’attività consiglio la lettura di un albo illustrato: GLI ALTRI, di Susanna Mattiangeli e Cristina Sitja Rubio, edito da Topipittori nel 2014.

La lettura di un albo, consente di spostare il peso dall’operato del bambino alla storia pur mantenendo attiva la riflessione in corso. Consente al bambino di entrare nella storia dell’albo e usarla come punto di appoggio, di pensare attraverso le sue parole, di trovare nelle parole e nelle figure degli altri, qualcosa che gli serve per portare a termine e dare forma alla sua riflessione o per spostarla un po’ in modo da metterla a fuoco.  

Questo albo è stato scelto poiché nessuna delle parole e nessuna delle figure che compongono la sequenza narrativa del racconto tradiscono la presenza di un unico punto di vista e protagonista, si sta dentro questo sguardo sugli altri, fino al momento in cui sono gli altri a guardare noi, che stiamo leggendo questo stesso albo e facciamo parte della storia. 
Gli altri sono tanti, ma anche diversi, posso guardarli da tanti punti di vista, posso immedesimarmi o riconoscere la mia diversa posizione, posso guardare ed essere guardato. 

Nelle parole della Mattiangeli:

“Gli altri sono sempre in movimento ma qualche volta riposano, si piazzano sulla panchina e ci guardano passare. Così possono vedere come siamo fatti: abbiamo molte teste, molti piedi, molti odori. Abbiamo corpi di tutti i tipi, con molti vestiti, pochi o anche nessuno. Sembra che non ci siano due di noi davvero identici…”

https://www.youtube.com/watch?v=uLGmvSFSdy4&t=7s

Elena Turetti Dopo una lunga esperienza come docente, mi occupo di progettazione in ambito culturale dal 2009. Negli anni ho maturato una buona esperienza nella costruzione di partnership pubbliche e private, nel coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado, dei musei, delle biblioteche attorno a bisogni educativi comuni, con particolare attenzione alla costruzione di comunità educanti, alla cittadinanza attiva di bambini e ragazzi, alla diversità come risorsa.
La volontà di spingere la sperimentazione sempre un po’ oltre, provare nuove strade per fare educazione e nuovi modi per costruire cortocircuiti tra i contenuti  e le modalità di apprendimento, lavorando sempre e comunque in équipe multidisciplinari, connota e qualifica il mio modo di lavorare.
Ho lavorato principalmente in contesti alpini e prealpini, con un occhio di riguardo alle esperienze di altri gruppi di ricerca attorno all’apprendere facendo e all’apprendere dall’errore, in contesti formali e informali.
Dedico una porzione cospicua del mio tempo alla sviluppo di progetti educativi dedicati alla lettura, alla letteratura illustrata, all’illustrazione in tutte le sue forme come possibile canale di espressione autonoma per adulti e bambini. Considero l’educazione uno dei principali strumenti critici a mia disposizione, che mi consente di guardare avanti e anzitempo ai cambiamenti della società civile e del suo rapporto con il paesaggio.
A tal scopo nel 2017 ho creato SPICCA un laboratorio permanente dedicato alla concezione e sperimentazione di progetti di educazione.