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Costruzioni robotiche

a cura di Matteo Ordanini

Proviamo per un attimo a guardarci intorno. Quante delle cose che ci circondano sono state “costruite”? Se ci troviamo a casa o all’interno della nostra classe con buone probabilità tutto ciò che è intorno a noi è stato costruito (ad eccezione dei nostri compagni, amici, genitori e maestri, sempre che qualcuno di loro non sia un robot): pareti, banchi, sedie, lampadine, interruttori, carta igienica, matite, forbici, colla, specchi, pantaloni, pentole, forchette, finestre e telefonini. Se invece ci trovassimo all’aria aperta, al mare o in montagna, ad una prima impressione potremmo sperare di trovare più facilmente qualcosa di non-costruito (come un bel prato, un albero, una collina o un intero bosco), ma anche immersi nella natura di solito non è difficile scorgere qualcosa di costruito, come ad esempio un piccolo ponte, una stradina, una staccionata, un muretto, una piccola baita. E ad aguzzare bene la vista, potremmo notare anche qualcosa che è stato sì costruito, ma non dagli esseri umani come noi, bensì da altri animali: il nido di un passerotto, un formicaio o la diga di un castoro.

Insomma, sembra proprio che tanti animali abbiano sempre un bel da fare per costruire cose nuove e, in qualche maniera, noi esseri umani siamo tra quelli che ne costruiscono di più.

Ma cosa vuol dire esattamente costruire? Sul dizionario si legge “mettere assieme varie parti per ottenere un tutto”. Questa definizione non mi piace tanto, perché non si capisce bene cosa sia questo “tutto”. Voglio provare a formularne una migliore: “mettere assieme varie parti per ottenere qualche cosa di nuovo che serva e sia utile, che abbia uno scopo”.

Quando si costruisce è infatti molto importante sapere perché si sta costruendo. Tutte le cose costruite hanno (quasi) sempre uno scopo.

Non ci credi? Facciamo una prova!

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