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E ora?

A cura di Andrea Meroni, Collettivo Clown

Una riflessione sull’ozio non può che partire da una ricerca su Google sdraiato sul divano.
Purtroppo anche Google ha dei dubbi riguardo all’ozio.
Se perentoreo assicura trattasi di sostantivo maschile, riguardo al significato mi mette di fronte al bivio:

1. Abituale e viziosa inerzia, per lo più dovuta a neghittosità, infingardaggine, scarso senso del dovere: stare in o.; poltrire, languire nell’o; consumare la vita nell’o.
2. Periodo di quiete e di riposo, suggerito dall’opportunità di interrompere le abituali fatiche: l’o. pomeridiano; nei miei o. campagnoli mi diletto a dipingere.

Rimando in un secondo momento l’istinto di approfondire il significato di neghittosità e rifletto su quale sia la condizione per l’ozio, indipendentemente da come lo si voglia intendere.
La condizione altro non è che il tempo libero.

Ma quando il tempo è davvero libero?

Quando non siamo a scuola o al lavoro viene da rispondere.
Sicuro, ma quando siamo a calcio, a danza, a circo, rugby, nuoto, tip tap è tempo libero?
Al cinema, in montagna, a cena con amici è tempo libero.
Ahimè no, sono tutte piccole piacevoli fughe dalla paura dell’ozio.

Per quanto abbiamo l’abitudine di misurare il tempo libero in ore son convinto che esso duri un semplice istante, quell’istante in cui ho il lusso di chiedermi… e ora?
Il tempo è libero in quell’istante appena prima di scegliere come impiegare il mio tempo.
Tutti gli altri tempi erano liberi.
Misurando in istanti il tempo libero ci si rende meglio conto del suo valore e l’ozio è un insieme più o meno lungo di istanti di libertà.
Ed è in questo istante di tempo libero che ciascuna persona sceglie, si sceglie.
In un istante di tempo libero mi iscrivo alla lezione prova di karatè e fino a giugno due volte a settimana mi vestirò di bianco e mi domanderò se non mi sarebbe piaciuto di più pallavolo; in un istante di libertà leggo un annuncio di lavoro, vado a fare un colloquio e tutta la mia vita lavorerò in un’azienda.

Nell’ozio c’è spazio per la noia, l’apatia davanti ad un cellulare, l’immobilità eppure nel contempo c’è lo spazio per la libertà, per sviluppare scelte, decisioni, per sviluppare la fantasia.
L’ozio è un momento di piena libertà e impiegare la libertà è la grande sfida di ciascuno.

All’interno di questa libertà un giorno mi sono iscritto ad una scuola di arti circensi e teatrali, in un altro istante di ozio ho creato un primo spettacolo con un amico col quale dopo 15 anni condivido ancora i palchi avendo scelto nei vari istanti liberi della vita la professione di clown.
Una professione scandita dagli spettacoli, dagli ingaggi nei teatri, nei festival, nelle piazze. Una professione scandita da tanti momenti d’ozio nei quali di volta in volta posso scegliere se annoiarmi o creare, provare, leggere, pensare, giocare coi figli.

La partita per quale significato dare all’ozio si riapre giorno per giorno, talvolta vince l’inerzia talvolta la quiete fertile per crescere come persona.
E una persona che cresce è una persona che sa scegliere giorno per giorno, all’interno dei momenti di ozio chi diventare da grande, una domanda che ci pone da bambini, ma che vale la pena porsela una volta grandi. 


Andrea Meroni si forma presso la Scuola di Arti Circensi e Teatrali di Milano tra il 2005 e il 2008, dove insegnerà e collaborerà tra il 2008 e il 2014.
Approfondisce il lavoro sul clown con diversi maestri internazionali.
Dal 2006 fa coppia artistica con Francesco Zamboni con cui realizza diversi spettacoli di teatro ragazzi, teatro di strada e nuovo clown.
Il primo vero successo come duo lo avranno con Circo Oblak, che tra 2011 e 2014, ha contato oltre 300 repliche nelle più disparate situazioni in italia e all’estero. Ricordiamo in particolare il Festival di Aurillac (FRA), e il Carnevale di Venezia, presso il Gran Teatro di Piazza San Marco, dove sono tornati per due anni consecutivi.
Nell’estate 2014 sogna e crea con altri artisti il Collettivo Clown “Professionisti uniti per portare il clown oltre lo stereotipo, lo spettacolo oltre la finzione, l’artista oltre se stesso, alla ricerca di un incontro autentico con il pubblico, verso una cultura della gioia.”
Attualmente è in scena con un diversi spettacoli in scena in Italia, in Europa e per tre anni fuori dai confini continentali con tre imponenti tournée nei teatri della Cina. 
Oggi Andrea ha residenza artistica all’interno del Atelier del Teatro e delle Arti all’interno del progetto ArtePassante, all’interno del quale assieme agli altri membri del Collettivo organizza un cabaret a cadenza mensile denominato Clown Gala e dei corsi di clown per adulti.
Prima e in contemporanea al percorso decennale di clown Andrea ha lavorato come educatore in comunità di ragazzi stranieri e si è laureato in filosofia teoretica a pieni voti con una tesi triennale sull’empatia e una specialistica sul clown e il potere.