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Erbario immaginario

Laboratorio a cura di Eugenia Morpurgo

Come facciamo a prenderci cura di qualcosa che neanche vediamo?

Nel 1998 James Wandersee e Elizabeth Schussler identificarono con il termine “Plant Blindness” l’incapacità da parte degli esseri umani di riconoscere la ricchezza di diversità presente nel mondo vegetale. 

Questa mancanza, col tempo, ha portato l’uomo ad avere una cura inadeguata di questo regno vastissimo che costituisce il 99,7% della biomassa presente sulla terra e che ricopre un ruolo fondamentale per la sopravvivenza della vita umana. 

Urge quindi sviluppare una nuova sensibilità verso il mondo delle piante. Imparare a vederle, a osservare la loro unicità e proteggerle insieme agli ecosistemi nei quali vivono.


Apriamo gli occhi e cambiamo la lettura del mondo che ci circonda

Attraverso la creazione di un “Erbario Immaginario” vi propongo di allenare il nostro sguardo alla ricchezza che ci circonda. 

Se prestiamo attenzione, le piante sono sempre attorno a noi: decorano le nostre case, arricchiscono di aromi la nostra cucina, crescono nelle crepe delle strade o creano ombra nel parchetto dove andiamo a giocare. Hanno dimensioni, forme e colori diversi. In certi momenti dell’anno possono essere abbellite da fiori e in altri sono spoglie e mostrano solo i rami nudi.

L’“Erbario Immaginario” propone di porre attenzione alla diversità delle foglie. Come il colore degli occhi o un taglio di capelli, le foglie sono uniche per ogni pianta e sono uno strumento importante per capire con chi abbiamo a che fare. 

Invece di creare un classico erbario, dove ogni foglia è semplicemente conservata tra due fogli di carta, e spesso denominata con un nome scientifico o comune, vi propongo di usare l’immaginazione per aiutarci a comprendere la specificità di ogni foglia e, conseguentemente, di ogni pianta. Partendo dall’osservazione delle forme e dei colori di ogni foglia, vi invito ad immaginare un personaggio disegnato che le darà una nuova vita ed un nuovo significato personale. 

Una foglia di felce con tutte quelle sporgenze non ricorda forse il dorso di un coccodrillo?

E una fogliolina di primula con le sue rughe non può sembrare il guscio di una tartaruga?


Cosa fare?

Questo laboratorio può cominciare già dentro casa, con le piante d’appartamento o le erbe aromatiche in cucina; può poi continuare per strada, raccogliendo foglie da quelle piante che anche nelle strade cittadine sfidano il cemento alla ricerca di un po’ di terra e sole. Può essere fatto su fogli sparsi o su un libretto da portare con sé nelle passeggiate al parco o le escursioni fuori città. 

  1. Raccogli una serie di foglie provenienti da piante diverse. 
  2. Appoggiale su un supporto cartaceo (un foglio o un quaderno). 
  3. Osservane la diversità di colori e forme. 
  4. Fatti ispirare da questa diversità e con una penna, delle matite colorate o dei pennarelli, parti dalla forma della foglia per creare il disegno di un personaggio inventato.
  5. Una volta creati i tuoi personaggi usali per giocare, crea una storia per loro o, semplicemente, conservali nel tuo “Erbario Immaginario”.

Eugenia Morpurgo – Designer ricercatrice la cui pratica studia l’impatto ambientale, sociale e culturale che hanno sulla società i processi di produzione attraverso la prototipazione di scenari e prodotti alternativi. Lavora con progetti auto-iniziati e commissionati da aziende, istituzioni culturali, Università e Fablabs, con un’attenzione particolare allo sviluppo di soluzioni open source e basate su tecnologie appropriate. Dal settembre 2014 è stata docente presso la Libera Università di Bolzano, ENSAD – École nationale supérieure des Arts Décoratifs di Parigi e NABA – Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano. Ha conseguito un Master in Social Design presso la Design Academy di Eindhoven e un BA in Industrial Design presso lo IUAV Istituto Universitario Architettura Venezia dove attualmente è studente del corso di dottorato in Scienze del Design. I suoi lavori sono stati esposti anche al MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma, alla Triennale di Milano, al Total Museo d’arte contemporanea di Seoul, al Textile Arts Center di New York City espresso Z33 House for Contemporary Art and Design di Hasselt in Belgio.