Faccia a faccia
Laboratorio a cura dei Ludosofici

Perché fermarsi a guardare un volto? E come il disegno può diventare strumento di accesso, di comprensione e di scoperta?
Non c’è bambina o bambino che non affronti, nel corso del suo percorso scolastico, il tema del ritratto e dell’autoritratto. Ma perché? Noi abbiamo trovato tre testi molto suggestivi che provano a indagare tra le pieghe di questo atto, tanto comune quanto epifanico.
Quando incontriamo gli insegnanti, dopo aver dato loro il libretto qui allegato, leggiamo questo passo di Emmanuel Lévinas, filosofo lituano-francese che pone al centro della sua ricerca la dimensione etica dell’essere, sostenendo che ciò che caratterizza l’uomo è la sua “inevitabile possibilità” di rapportarsi all’Altro.
Il volto è significazione, e significazione senza contesto. Intendo cioè affermare che nella rettitudine del suo volto altri non è che un personaggio in un contesto. Di solito si è un personaggio: si è professore alla Sorbona, vice-presidente del Consiglio di Stato, figlio di un tale, tutto ciò che si trova nel passaporto, il modo di vestirsi e di presentarsi. E ogni significazione, nel senso corrente del termine, è relativa a un tale contesto: il senso di qualcosa sta nella sua relazione a qualcos’altro. Il volto, al contrario, è senso da solo: tu sei tu.
Si può quindi dire che il volto non è visto: è …