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La forma delle stelle

Laboratorio a cura di Studio òbelo

Un laboratorio per giocare con le stelle a partire dalla materia di cui esse stesse sono fatte, la luce. A partire da questa suggestione, Claude Marzotto e Maia Sambonet dello Studio òbelo, hanno coinvolto i bambini in un laboratorio suddiviso in tre fasi.

Che cosa occorre?

  1. palline di carta bianca a cui sono state attaccate degli elastici (per un effetto più luminescente si possono precedentemente ricoprire con lo spray della vernice apposita);
  2. tavoletta di plexiglass A5 (una a testa);
  3. fari UV;
  4. pennarelli acrilici bianchi opachi (tipo UniPosca fine);
  5. foglio di acetato A5 (1 per bambino);
  6. clip per fissare il foglio di acetato alla tavoletta di plexiglass;
  7. adesivi bianchi a forma di cerchietti;
  8. fogli per cianotipia A5 (kit già pronti);
  9. filo per appendere le stampe ad asciugare;
  10. mollette da bucato;
  11. una giornata di sole.

Qualche premessa prima di iniziare…

Da sempre, l’uomo ha osservato il cielo notturno ammirando quegli sfavillanti puntini luminosi e, collegandoli con linee immaginarie, vi ha disegnato con la fantasia e l’immaginazione figure mitiche. È a partire dalla necessità dell’uomo di ordinare e spiegare i fenomeni e raccontare storie che sono nate le costellazioni.

Una costellazione è ognuna delle 88 parti in cui la sfera celeste è convenzionalmente suddivisa allo scopo di mappare le stelle. I raggruppamenti così formati sono delle entità esclusivamente prospettiche, a cui la moderna astronomia non riconosce alcun reale significato. Infatti, nello spazio tridimensionale le stelle che formano una stessa costellazione possono essere separate anche da distanze enormi, così come diverse possono essere le dimensioni e la luminosità; viceversa, due o più stelle che sulla sfera celeste appaiono magari lontanissime tra di loro, nello spazio tridimensionale possono essere al contrario separate da distanze minori di quelle che le separano dalle altre stelle della propria costellazione.
Durante un ipotetico viaggio interstellare non riusciremmo più a identificare alcuna costellazione e ogni sosta vicino a qualunque stella ce ne farebbe intravedere semmai di nuove, visibili solo da tale nuova prospettiva.
Nel corso del tempo sono state definite costellazioni differenti, alcune sono state aggiunte, altre sono state unite tra di loro. L’uomo eccelle nel trovare schemi regolari (pareidolia) e nel corso della storia ha raggruppato le stelle che appaiono vicine in costellazioni. Una costellazione “ufficiosa”, ossia un allineamento di stelle che formano semplici figure geometriche, si chiama asterismo (ad esempio le Pleiadi). 

L’Unione Astronomica Internazionale (IAU) divide il cielo in 88 costellazioni ufficiali con confini precisi, di modo che ogni punto della sfera celeste appartenga a una e una sola costellazione. Le costellazioni visibili dalle latitudini settentrionali sono basate principalmente su quelle della tradizione dell’Antica Grecia, e i loro nomi richiamano figure mitologiche come Pegaso o Ercole; quelle visibili dall’emisfero australe sono state invece battezzate in età illuministica e i loro nomi sono spesso legati a invenzioni del tempo, come l’Orologio o il Microscopio.

Fase Uno

I bambini sono invitati a osservare i dipinti presenti all’interno della Camera dello Zodiaco, ubicata al piano superiore della palazzina del Falconetto dentro a Palazzo d’Arco a Mantova.

I racconti della guida rivelano che ogni ogni arcata è dedicata a un segno e, secondo un modello che si ripete, questo è accompagnato in primo piano o sullo sfondo da un mito, una leggenda o una pagina di storia romana e dal mestiere (legato al mese) a cui sono destinati i nati sotto quel segno. 
Ovviamente, guardare non è sufficiente: abbiamo bisogno di immergerci nella visione! A gruppi di due e tre, i partecipanti sono invitati a provare a replicare i gesti e le situazioni dipinti in forma di tableaux vivants.

Fase Due

È il momento di trasformare lo spazio in un cielo vero e proprio. 
I bambini si dividono in due gruppi: il primo gruppo indossa le sfere bianche in vari punti del corpo (testa, polsi, ecc.) e inscena un tableau vivant nello spazio. Il secondo gruppo riceve le tavolette di plexiglass e un pennarello bianco.

Si spengono le luci e vengono accesi i fari UV: appariranno solo le sfere bianche come delle vere e proprie “stelle” luminose. I partecipanti del secondo gruppo inquadrano la scena e, sul foglio di acetato posizionato sulla tavoletta di plexiglass trasparente e fissato con le clip,  posizionano i cerchi adesivi bianchi per ricreare la posizione delle stelle sul foglio.

I gruppi si scambiano.

Fase Tre

Qui avviene la stampa dei disegni attraverso la tecnica della cianotipia
I bambini sono invitati, partendo dai puntini adesivi, a completare il disegno liberamente sempre sul foglio di acetato fissato alla tavoletta di plexiglass utilizzando i pennarelli acrilici bianchi.

Una volta che hanno terminato, su un tavolo ben illuminato dalla luce solare, devono essere disposti, uno sopra l’altro e nell’ordine, a) i fogli preparati con la soluzione cianotipica, b) fogli di acetato disegnati, c) le tavoletta di plexiglass per fare in modo che stiano ben fermi e non si muovano. 

Aspettare 10 minuti.
Prendere i fogli preparati con la soluzione cianotipica e immergerli nelle bacinelle precedentemente riempite d’acqua fino a che non sarà visibile il disegno stampato.

Per finire, i disegni possono essere appesi al filo ad asciugare!

Quello che vi abbiamo raccontato è un laboratorio complesso ma da cui è possibile prendere ispirazione per giocare con la fantasia, con la luce, con il movimento, con la stampa e con lo spazio.
Buon divertimento!


Òbelo è uno studio di graphic design fondato nel 2014 da Claude Marzotto e Maia Sambonet. Lo studio è attivo nel campo editoriale, della comunicazione culturale e dell’insegnamento, con particolare attenzione alle pratiche di collaborazione e alle tecniche di autoproduzione grafica come strumento di ricerca visiva.