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I suoni della città (e dei suoi cittadini)

Tony Schwartz, nato il 19 agosto 1923 a New York, è stato un archivista del suono, art director, documentarista, sound designer e un direttore pubblicitario. Molto vicino al campo dei media elettronici e conosciuto come il mago del suono, si è sempre dedicato a questo mondo e alle sue potenziali declinazioni.
Tra i suoi lavori molti ricorderanno soprattutto lo spot televisivo “Daisy”, realizzato nel 1964 per la campagna elettorale di Lyndon B. Johnson e molto discusso, ma l’archivio che ci ha lasciato è immenso e incredibilmente eterogeneo. 

Non è possibile comprendere il lavoro di Tony Schwartz senza conoscere alcuni dettagli della sua vita. A tredici anni Schwartz comincia a soffrire di agorafobia e a sedici viene colpito da uno stato di cecità che durerà sei mesi. L’impossibilità di vedere lo priva del contatto più immediato con la realtà, che Schwartz cerca allora di avvicinare in altro modo: concentrandosi sui suoni, in cui trova conforto e riparo. È dunque a questo particolare momento che si può far risalire l’inizio del lavoro di interiorizzazione e riflessione in cui Schwartz cercherà di analizzare e comprendere sempre più a fondo la natura dei suoni. 

Per comprendere meglio l’esperienza di Schwartz, che certo sarà stata più estrema, possiamo provare a fare un esperimento. Mettiamoci nella condizione di non riuscire a vedere, anche solo per qualche minuto: chiudiamo gli occhi o aiutiamoci con una benda coprente. Su che cosa si focalizza sempre di più la nostra attenzione? Non è forse catturata dai suoni e rumori, anche impercettibili, che ci circondano? Non è spinta a riconoscere le vibrazioni, le voci, i fruscii, i tonfi, i battiti, gli sgocciolii e i ticchettii che percepisce? Insomma, non ci aggrappiamo a ogni suono prodotto dall’ambiente, dalle cose o dalle persone intorno a noi?

In numerose interviste, e in modo particolare in The Power of Audio, Schwartz insiste sul carattere al contempo profondo e inconsapevole che caratterizza la nostra esperienza dei suoni. L’essere umano – dice Schwartz – ascolta da sempre: ancora prima di venire al mondo riesce a sentire il battito del cuore della madre e ciò significa che prima di stabilire un contatto visivo con la realtà, prima di vedere, il bambino sta già ascoltando.

A sottolineare ulteriormente l’importanza che il suono riveste per ognuno di noi, Schwartz riporta un aneddoto legato a quello che chiama il suo suono di famiglia, ovvero il fischio che, una volta udito, permetteva ai diversi membri di ritrovarsi. Schwartz racconta che, quando era piccolo, era solito sentire il fischio prodursi dalle labbra di suo padre, ma prima ancora pare lo usasse la nonna paterna: il fischio si era tramandato di generazione in generazione, tanto da diventare un richiamo primario, un simbolo, un suono con un significato. Con questo esempio Schwartz vuole far comprendere come un suono sia in grado di connettere e di essere a tutti gli effetti uno strumento comunicativo.  

I suoni della città

Fine esploratore del mondo dei suoni, di certo Tony Schwartz non si sarebbe mai lasciato sfuggire lo studio di un ambiente come la città. 
«Mi chiamo Tony Schwartz, New York è la mia casa ed è qui che vivo, è qui che lavoro. Me ne vado sempre e dovunque in giro con un registratore portatile, così registro ogni rumore, le voci e i rumori della città, la musica e il ritmo della più grande città del mondo.»

Con queste parole si apre uno dei suoi lavori più singolari, Sounds of my City, in cui sono raccolte diverse tracce audio che ottiene registrando i suoni più diversi: il rumore della metropolitana, le urla dei bambini che giocano al parco, stralci di conversazioni dei passanti, l’effetto prodotto dalle corde pizzicate di una chitarra, il segnale acustico di una sirena o il rintocco delle campane. 

Sounds of my City è un incredibile lavoro di documentazione sonora della città, che prende forma attraverso il nostro udito e si appella all’immaginazione per ricevere un aspetto visibile e un profumo o un odore. In ogni caso, nel sentirla, New York ci appare nitida e chiara, fatto sorprendente se pensiamo che il risultato è stato ottenuto utilizzando un semplice registratore portatile. 
L’esperimento di Tony Schwartz ci sembra così intrigante, che abbiamo pensato di farcene ispirare per proporvi un piccolo laboratorio.

Recatevi in uno spazio verde, in un posto che vi piace o che non avete mai esplorato prima. Sedetevi su una panchina, stendetevi su un prato o incrociate le gambe sui gradini di una piazza. A questo punto, non vi resta che far partire il vostro registratore (che sia un registratore vero e proprio o il registratore di un telefono non ha importanza!): è uno strumento incredibilmente attento, sarà lui a prendere appunti per voi! 

Nel mentre, chiudete gli occhi: che cosa sentite? Quali sono i suoni che riuscite a catturare con l’udito?
A distanza di tempo riascoltate la vostra registrazione: cosa c’è di diverso tra i suoni registrati e quelli che ricordate di quel momento? Cosa scatena un suono dentro di voi? Dà vita a un ricordo o è semplicemente qualcosa di cui non vi eravate accorti prima?

Potete svolgere questo esperimento sia a mente sia su carta, catalogando i suoni su un foglio: suoni rotondi o quadrati, suoni acuti o lievi, suoni improvvisi o costanti, suoni… definiteli voi come vi sembra più azzeccato! 

Ricordate, ogni cosa può essere ascoltata! Potete mettervi in ascolto dalla finestra di camera vostra, sull’autobus, mentre fate una passeggiata… E fateci caso: i suoni della città la domenica mattina sono diversi da quelli di un qualunque altro giorno della settimana?  

Il suono e i bambini

Ascoltare la città non può che portare all’ascolto dei suoi abitanti. Tra questi, dal punto di vista sonoro, i più piccoli spiccano in modo particolare: il gioco, quando svolto all’aperto e in compagnia degli amici, produce un effetto sonoro potentissimo, fatto di corse, passi felpati, oggetti che cozzano, superfici che si sfiorano e voci che non temono di farsi sentire o di assecondare la necessità del silenzio. 

Tony Schwartz non ha saputo resistere al patrimonio sonoro offerto dai bambini. Per questo ha dedicato loro e alle loro sonorità numerose ricerche, che spesso hanno assunto la forma di registrazioni che ancora oggi possiamo ascoltare.

Ne citiamo due in particolare.

Il primo album che vi invitamo ad ascoltare è 1,2,3 and a Zing Zing Zing, che cattura le voci dei bambini intenti a giocare, cantare, recitare filastrocche nel pieno del normale contesto cittadino. Il risultato è l’opposto di quello che si potrebbe ottenere in un isolato studio di registrazione: l’audio è disturbato, se così si può dire, dal contesto urbano in cui la scena si svolge, così da essere meno pulito, ma decisamente più vero.

Il secondo album è How to record the sound of Children, una raccolta di interviste fatte da Tony Schwartz a diversi bambini ed editate successivamente: le risposte, i discorsi e i racconti dei più piccoli sono tagliati e montati con l’obiettivo di rendere chiaramente la complessità dei concetti che i bambini vogliono esprimere (Children and God), di far rivivere una storia e il suo racconto (Death of a Turtle) o di far ascoltare in soli 2 minuti e 16 secondi la crescita di una bambina – Nancy, figlia di Tony Schwartz e protagonista di numerose registrazioni – dai primi anni di vita alla sua adolescenza (Nancy grows up). 

In How to record the sound of Children Schwartz inserisce suggerimenti volti a consigliare gli ascoltatori su come realizzare a loro volta le registrazioni delle voci dei bambini. Non si tratta di semplici istruzioni per eventuali interessati, ma di un caldo invito che è rimasto impresso nelle sue parole, udibili alla fine di Recreating a Story, la traccia audio che chiude l’album: provando a ricostruire l’idea di utopia che sua figlia Nancy aveva elaborato a partire da un disegno fatto in compagnia della mamma, Tony Schwartz conclude: 

«I think that one land of Utopia is […] being able to hear the sound of children».