Incontri incontrat-tempo
Laboratorio a cura di Monica Gilli
“Al di fuor di me, nello spazio,
c’è un’unica posizione della lancetta e del pendolo,
perché delle posizioni passate non resta nulla.
Dentro di me si svolge un processo di organizzazione
e di mutua compenetrazione di fatti di coscienza,
che costituisce la vera durata.”
Henri Bergson
Nella scrittura autobiografica possiamo incontrare il bambino che siamo stati, l’uomo o la donna che siamo e i nonni che saremo. Grazie a questo strumento si riattiva il tempo della memoria, nella quale i ricordi si compenetrano gli uni negli altri, senza soluzione di continuità, divenendo un flusso narrativo che racconta la nostra storia.
Volete fare un viaggio nel tempo percorrendo questo flusso?
Bene! Allora quello che dobbiamo fare è dare il via a un’intervista.
Per prima cosa, ricordate che il luogo che sceglierete è fondamentale. Ci vuole uno spazio anche piccolo ma silenzioso e appartato dove non verrete disturbati da nessuno.
Prendete carta e penna e un registratore (va bene anche il cellulare).
Infine, preparate due sedute comode e ponetevi uno di fronte all’altro.
In questo tempo virtuale, in via del tutto eccezionale, si può intervistare o essere intervistati anche via chat. Anche in questo caso, però, cercate uno spazio tranquillo.
L’intervista può durare quanto si desidera! Regalatevi tempo.
Ora siete pronti per cominciare. Ciò che dovete fare non è altro che ascoltare, ma in un modo così attento e interessato, che le orecchie non vi basteranno: serviranno anche i vostri occhi.
Avviate il registratore e guardate chi avete di fronte. Cercate di non perdere nessuna parola e prestate attenzione alla voce che pronuncerà quanto ascolterete. Nella voce si nascondono emozioni ed intenzioni, trovano spazio pause ed esitazioni. Da sola, la voce sa sorridere, può piangere, dubitare o ricordare. La voce si riconosce. La voce, in qualche modo, è la persona che state intervistando: non ci sono dubbi che sia proprio lei a parlare.
Osservate chi state intervistando mentre vi risponde: il modo in cui si muove, il gesticolare delle mani; il modo in cui il suo viso si accartoccia e si rilassa… Non trascurate nessun dettaglio, perché il corpo che accompagna le parole le arricchisce sempre di significato.
Se qualcosa di ciò che vedete vi colpisce particolarmente, fatene uno schizzo veloce sul foglio che avete accanto a voi. Allo stesso modo, prendete nota delle parole che ritenete più intriganti.
Se siete bambini e state intervistando i vostri nonni, ponete a ciascuno di loro queste domande:
- Quanti anni hai?
- Dove sei nato?
- Che giochi facevi quando eri piccolo?
- Come ti vestivi per andare a scuola?
- Come era la tua scuola?
- C’è qualcosa che vorresti dire al te stesso di quando eri piccolo?
Se siete nonni e state intervistando i vostri nipoti, ponete a ciascuno di loro queste domande:
- Quanti anni hai?
- Dove sei nato?
- Come ti immagini da adulto? Prova a raccontarmi come sarai fisicamente, quali abiti indosserai, che lavoro farai…
- C’è qualcosa che vorresti dire al te stesso di quando sarai grande?
Le interviste possono essere completate da fotografie e da disegni fatti sulla base dei racconti che vi hanno colpito di più.
In particolare, poi, tutti i nonni dovranno recuperare una foto di quando erano bambini e ogni bambino dovrà disegnarsi “da grande”.
L’intervista ora è pronta per essere elaborata e diventare una bellissima storia.
Riascoltate il materiale raccolto e per ogni persona che avete intervistato scegliete con cura delle parole chiave che rappresentino tanto le esperienze vissute quanto le emozioni provate nel raccontarle.
Infine, trasformate l’intervista in un racconto: iniziate proprio con C’era una volta…
Potete scegliere come salvare e conservare la vostra storia: sotto forma di testo scritto, come traccia audio o come video, trasformandola in una mappa/disegno. Non dimenticate, se volete, di arricchire la storia con le vostre fotografie e con i vostri disegni.
Se l’esperienza è piaciuta si possono fare tante nuove interviste!
Monica Gilli è maestra d’infanzia e allieva dei bambini, pedagogista critica e sognatrice, sempre in movimento e alla ricerca di significati e storie da raccontare.