A cura di Matteo Loglio

Il progetto
, il cui nome è un chiaro rimando alle Neural Networks, consiste in una una rete di boe, ossia device galleggianti sparsi sui canali di Londra, ideate, progettate e costruite per una mostra avvenuta in occasione del London Design Festival nel settembre del 2017. Si tratta di boe arancioni al cui interno sono stati collocati dei sensori di luce, di movimento, di temperatura e di geolocalizzazione. Ogni boa era dotata di un’ancora che le impediva di essere trascinata via dalla corrente e all’interno avevamo sistemato una batteria e una chiavetta, di quelle che si connettono al 3G in modo tale da poter raccogliere questi dati ambientali e mandarli nella cloud.Questo è il funzionamento tecnico. Ma dobbiamo fare un passo indietro: all’origine di Natural Networks c’è, come ho detto all’inizio, una mostra il cui brief era costituito da una semplice parola, water. È stata una mostra a cui hanno partecipato designer, artisti, ricercatori, fotografi, videomaker… tutti chiamati a progettare partendo dal concetto di acqua. Ho deciso di collaborare con lo studio Six Thirty con cui all’epoca condividevo lo studio sui canali di Londra. Immediatamente abbiamo deciso di lavorare sui canali, stabilendo fin da subito delle connessioni con il Canal Trust, un’organizzazione volta a tutelare e valorizzare i canali della città. Siamo partiti dalla domanda: com’è possibile creare una connessione tra un corso d’acqua, ossia un oggetto inanimato, e gli esseri umani? Tra i numerosi spunti raccolti, uno in particolare mi ha colpito: quello della lingua. Stavo leggendo un po’ di articoli sul linguaggio e ho pensa…