L’arte di ri-alzarsi
Quadrografia* a cura di Lorenzo Balbi (MAMbo)
Mi interessa l’arte contemporanea perché trovo che sia uno dei linguaggi più interessanti e universali sviluppati dall’uomo. Non ci sono esperti di arte contemporanea: gli artisti di oggi vivono la nostra stessa realtà e la interpretano, la rileggono, ne prevedono gli sviluppi attraverso le loro opere, i loro gesti e le loro intuizioni. Per avvicinarsi a un’opera non serve aver studiato libri di teoria o conoscere nel dettaglio la storia dell’autore: basta osservare con la mente aperta, portando il proprio bagaglio di esperienze e di suggestioni, lasciandosi trasportare e stupire da significati e associazioni nuove, universali ma anche profondamente personali.
“Ri-alzarsi” è certamente un tema estremamente contemporaneo e diffuso nella pratica artistica contemporanea, soprattutto nell’accezione di “resilienza” che, in epoca di pandemia, assume significati ancora più evidenti. Un tema come questo meriterebbe una o più mostre (così come molte ne sono state fatte in passato e presumibilmente ancora di più ne verranno fatte in futuro), ma in questo spazio sono stato chiamato a selezionare solo 4 opere che, ognuna a suo modo, possano portare un elemento di riflessione su questo tema da leggere – come anticipato – pensando a quello che ognuno di noi sta vivendo e, perché no, a quello che si augura per ri-alzarsi nel prossimo futuro.
Matt Mullican – Untitled (Animated Fictional Details: Dying Stick Figure)
2002, animazione al computer
Dal 1973 Matt Mullican (Santa Monica, California, USA, 1951. Vive e lavora a New York e Berlino) crea opere di finzione disegnando una figura stilizzata, di nome Glen, ridotta alla rappresentazione grafica più elementare, realizzata in semplici segmenti neri. Nel 1989 seguirono le prime immagini di realtà virtuale generate al computer dall’artista. Del 2002 è questa animazione in cui Glen, in un continuo loop, cade continuamente per poi prontamente rialzarsi.
Michael Rakowitz – The invisible enemy should not exist (Lamassu)
2018, scultura
Nel 2018 Michael Rakowitz (Great Neck, New York, USA, 1973. Vive e lavora a Chicago) ha prodotto una scultura per il celebre Fourth Plinth di Trafalgar Square a Londra. La sua è stata una vera opera di ri-innalzamento: utilizzando lattine vuote di uno sciroppo iracheno, evocando le tante industrie decimate dalla guerra nel suo paese d’origine, l’artista ha ricreato un Lamassu, spirito benefico tradizionale, che spesso era posto a guardia dei palazzi e delle case, con testa umana e il corpo di toro alato, copia di quello – distrutto – che si trovava all’ingresso della Porta Nergal di Ninive dal 700 a.C..
Alicia Kwade – I rise again, changed but the same
2016, installazione
Alicja Kwade (Katowice, Polonia, 1979. Vive e lavora a Berlino) crea sculture e installazioni in cui la nostra soggettività viene messa in relazione alla percezione dell’ambiente, del tempo e della natura degli oggetti presenti. Specchi, strutture di ferro, elementi naturali e artificiali ci circondano. Ogni volta che vediamo la nostra immagine riflessa o capiamo dove siamo in relazione agli oggetti vicini e lontani nel tempo e nello spazio ci ri-alziamo, ri-definiamo, in un modo apparentemente uguale ma sempre consapevolmente diverso.
Katerina Zdjelar – Rise again
2011, video
In questo video Katarina Zdjelar (Belgrado, Serbia, 1979. Vive e lavora a Rotterdam) segue le attività di un gruppo di richiedenti asilo afghani, i quali, scoprendo un bosco vicino al centro di accoglienza in cui vivono, raggiungibile evadendo dai controlli, escono fuori dai loro ruoli di rifugiati, si ri-alzano, si affrancano in qualche modo e si impegnano in attività atletiche in questa oasi ai margini della città.