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Libri su misura

Intervista a Silvia Neri

Il libro, prima ancora di essere lo spazio della narrazione, è un oggetto che, come una porta, ci permette di aprire una nuova stanza in cui, una volta entrati, è possibile scoprire un mondo nuovo. Sei d’accordo con questa definizione?

Direi proprio di sì. Il libro è, per eccellenza, il prodotto che nasce da un’idea e, quindi, da un processo astratto composto di più fasi. Nessuno, quando crea un libro, sa davvero come finirà: il risultato ultimo, tanto da un punto di vista estetico quanto nel contenuto, è abbastanza imprevedibile. Questo perché il libro è il frutto di un processo in cui più linguaggi – dalle parole alle immagini alla forma – si incontrano e si intrecciano. L’autore è il primo a dover varcare una soglia, a dover attraversare i primi strati di quel prodotto di cui sta costruendo tanto il nucleo quanto la scatola che lo conterrà. Quando poi il libro è finalmente pronto per prendere vita, ha bisogno di incontrare il “lettore”, ovvero una persona capace di trasformarlo, di fargli varcare il confine presso il quale vive e di renderlo un oggetto dotato di un’anima.

L’obiettivo del nostro progetto era proprio quello di creare una “Biblioteca dei Linguaggi”. Se il libro, nella sua complessità, è un oggetto fatto di linguaggi, credo che non ci fosse elemento migliore da esplorare. Il libro, oltre a essere un ponte che rende tangibile la condivisione tra chi lo legge e chi lo ascolta, è anche un luogo d’incontro emotivo. Accade questo, ogni volta che la lettura di un libro diventa una lettura ad alta voce in senso proprio, affettivo, un momento di autentica condivisione del tempo. 

Attraverso il libro, ho incontrato diversi gruppi di bambini e bambine (e non solo). Ciascuno di essi è stato molto fertile, nella misura in cui ha assorbito le emozioni contenute nel libro, facendole proprie. In questo senso, ognuno, grazie al libro, ha varcato anche la soglia che gli era più prossima, perché si è scoperto, è entrato dentro di sé. E io stessa, in qualità di lettrice, ho provato un continuo superamento di soglie e confini, perché ogni esperienza di incontro con l’altro attraverso il libro è stata particolare, unica nella sua singolarità, e mi portava di volta in volta a interrogarmi: se con i bambini dalla fortissima capacità verbale il libro diventava uno stimolo irresistibile alla loro voglia di esprimersi a parole e con la voce, con quelli più propensi a usare il corpo, lo stesso oggetto attirava i loro gesti e veniva toccato e aperto in una curiosa interazione fisica; ci sono stati poi gruppi silenziosissimi, che potevano sembrare inerti e apatici, ma per i quali il libro era l’occasione di …