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Libro per scelta

Intervista ad Andrea Antinori

Il libro è un progetto composto da moltissimi elementi e nessuno di questi è lì per caso: le parole, le immagini, ma anche la sua forma e il materiale di cui è fatto sono sempre frutto di scelte ponderate. Solo l’idea può arrivare quando meno te l’aspetti! Ce ne parla Andrea Antinori, autore di libri a tutto tondo.

È una domanda decisamente complicata, ma proverò a rispondere! 
Secondo me, è l’idea il punto di partenza più importante.

Quello a cui sto lavorando adesso, per esempio, è un progetto sui levrieri ed è perfetto per mostrare quel che si dice “un’idea che ti viene addosso e che non devi cercare”.  
Tra ottobre e novembre sono andato a Rovereto in occasione di una mostra e sono stato ospitato per due giorni a casa di un’amica. Con lei viveva un levriero nero, che sembrava avere molta paura di me: in qualunque modo provassi ad avvicinarlo, scappava e si nascondeva nei posti più improbabili, troppo piccoli per la sua stazza.
Sulla via del ritorno, non appena entrato in macchina (non guidavo io!), ho tirato fuori il cellulare e ho aperto le note per prendere qualche appunto: episodi di quei due giorni che si erano fusi con delle pagine che avevo già in mente.
Ecco, non so se questo che ho descritto potrebbe essere definito un progetto. Forse, è più qualcosa che sta a metà tra un diario personale e una narrazione che, lentamente, si potrà trasformare in un libro. Tuttavia, ha il merito di sottolineare un aspetto interessante: un’idea scatta quando meno te l’aspetti, quando, per esempio, ti succedono delle cose e te ne accorgi. Le storie possono nascere così
Il libro sui levrieri è probabilmente il mio progetto più autobiografico. Ne sono contento, perché non è affatto detto che un’idea provenga da esperienze che si vivono in prima persona. 

Un libro sulle balene e Sulla vita dei lemuri sono libri nati da esperienze indirette: partendo da passioni che avevo sin da bambino, sono andato alla ricerca dei libri che da piccolo mi sarebbero piaciuti. Quando, nel 2016, ho scritto il primo, volevo che fosse un progetto divulgativo ed espressivo. Alla luce del libro sui lemuri, però, quello sulle balene sembra un volume di divulgazione abbastanza tradizionale.

Sulla vita dei lemuri è un libro che suggerisce altri elementi interessanti per comprendere la progettazione di una forma narrativa. In questo caso, il mio punto di partenza è stato proprio il desiderio di fare un altro libro divulgativo. Con le balene, però, nel documentarmi mi sono ritrovato sommerso da volumi di ogni tipo sui cetacei; al contrario, sui lemuri non trovavo se non informazioni estremamente essenziali, nulla rispetto ai fiumi di inchiostro che si scrivono, per esempio, sui gorilla e sugli scimpanzé: non c’era abbastanza per farci un libro. Ma è stata proprio questa mancanza di informazioni – e una potenziale fake news trovata su Wikipedia – a darmi l’idea: avrei fatto un libro in cui si sarebbero mescolate informazioni vere con altre frutto di fantasia. Per esempio, è vero che i lemuri diurni prendono il sole, ma l’ho raccontato come se venerassero il Sole, divinità che fa crescere il cibo e li asciuga dalla pioggia. E dunque ci si può chiedere se questo sia un libro divulgativo o fatto con la sola immaginazione. Io posso dire qual era il mio intento: fornire al lettore degli spunti, proporre un argomento, dare, se lo si vuole, il la per informarsi ulteriormente e più precisamente.


Innanzitutto, confesso che a me piace disegnare solo se c’è una finalità narrativa. Questo non vuol dire che, quando disegno, devo per forza sempre scrivere: il sostegno narrativo può essere dato anche da un testo che non ho ideato né scritto io, così come da una qualunque altra informazione. Il disegno è una forma narrativa e a me piace sfruttarlo come racconto visivo piuttosto che come sola rappresentazione
Prima, parlando del libro sui levrieri, dicevo di essermi per prima cosa appuntato delle frasi. È vero, ma subito dopo parole e illustrazioni vanno di pari passo, sono elementi completamente fusi: non appena inizio a scrivere, accanto disegno subito un bozzetto e poi, quando il bozzetto diventa l’illustrazione vera e propria, comincio a stendere anche il testo definitivo. 
Questo aspetto è curioso anche per un’altra ragione. A scuola, fino alle superiori, nello scritto di italiano ero appena sull’orlo della sufficienza. Mi criticavano perché “scrivevo come parlavo”, ed effettivamente è così. Nel momento in cui mi sono sbloccato nel disegno, però, ho imparato a valorizzare anche il mio modo di scrivere: trattando la scrittura proprio come trattavo il disegno, divertendomi, senza inseguire una forma accademica, sono riuscito a trasformare un mio problema in un punto di forza.


Assolutamente sì. C’è tutta la parte grafica e il layout. Le scelte da fare sono tante e importanti. Se ripenso a tutti i progetti che ho fatto con Corraini Edizioni trovo che ogni decisione sia stata presa non per ragioni estetiche ma funzionali
Vi faccio un esempio.
Un libro sulle balene è in bianco e nero per restare fedeli al colore degli animali di cui si parla (anche la balenottera azzurra è più che altro di una particolare tonalità di grigio). Quindi, per quanto sia vero che fare dei libri in bianco e nero per i bambini può essere una scelta esteticamente pregevole, in questo caso la ragione è prettamente funzionale, dipendente dal soggetto trattato. Piuttosto, poiché si parlava di animali marini, un tocco di blu è stato dato nel testo. 

In L’entrata di Cristo a Bruxelles ogni scelta è stata fatta a partire dall’opera di James Ensor. Il formato del libro, che racconta la storia dell’opera, è un multiplo delle dimensioni di quest’ultima, così da poterne contenere l’illustrazione (che, però, non ho fatto io…). La palette di colori è quella scelta da Ensur nel 1888, così come la tecnica, che mi ha costretto a ritirare fuori i pennelli e la pittura che non usavo da tempo. 
La grande battaglia è un libro verticale, lungo e stretto. La scelta è figlia del bisogno di avere un forte distacco tra il protagonista e la nuvola che dal cielo fa cadere la pioggia: affinché il bambino e lo scroscio d’acqua siano veramente nemici, deve esserci molto spazio in cui la pioggia possa precipitare. 

Sono molto importanti anche le scelte tipografiche. In Sulla vita dei lemuri il carattere cambia a seconda che si tratti di informazioni vere (font serif) o di integrazioni di fantasia (font sans serif). In L’entrata di Cristo a Bruxelles, poiché tra i personaggi c’era molto dialogo, ho voluto fare il testo in quadricromia, così da far capire chi stesse parlando senza ricorrere ai baloon. O ancora, nella prossima ristampa di Un libro sulle balene ho chiesto di inserire due tipi di carta diversa: riciclata per le pagine dedicate alle balene, bianca per quelle riguardanti i cetacei in generale. Dunque, la progettazione di un libro ci chiama a compiere numerose scelte e noi dobbiamo decidere affinché siano di qualità e funzionali al racconto.