Mappe sconfinate
Laboratorio a cura di Luigi Ferrauto

Raccontare ai bambini che cosa sia una mappa o addirittura chiedere loro di disegnarne una richiede che il loro sguardo e la loro immaginazione salgano verso il cielo: devono infatti provare a guardare il mondo dall’alto, per rappresentarlo come appare ai loro occhi, come se stessero volando.
Certo, molti bambini conoscono Google Maps e hanno familiarità con i linguaggi cartografici, ma rappresentare il mondo – che sia la propria casa, la mappa del tesoro o dei loro sogni – richiede uno sforzo di astrazione che trascende la geografia.
Quando i bambini giocano con lo spazio fisico ne deformano i bordi, annullano la scala, creano nuovi confini e delimitano spazi ignoti (“questa è una stanza in cui non sono mai entrato”). Il risultato è una geografia emozionale, fatta cioè dei loro luoghi e delle loro abitudini, estremamente soggettiva.
Bordi e confini della geografia emozionale non nascono da teorie oggettive e astrazioni scientifiche (il logos), puntano piuttosto al mythos, quella dimensione che usa il territorio per attribuirgli denotazioni personali e sempre diverse.
La mappa può diventare dunque un modo per far giocare i bambini con lo spazio fisico e scoprire nuovi mondi, inediti prima di tracciarla.
Nel cors…