Laboratorio a cura di Giulia Orecchia
Poche emozioni possono leggersi in faccia come la paura: all’improvviso gli occhi sono sbarrati, la mascella è contratta e il colorito sbianca sempre di più. Cosa succede, invece, quando, anziché esservi riflessa, la paura è provocata dalla nostra faccia? Quali espressioni sanno spaventare o addirittura terrorizzare? Al di là del fatto che potrebbe essere divertente riuscire a fare un po’ di paura (chi di noi non ha mai ceduto alla tentazione di fare “bu!” a un amico o, soprattutto, a un adulto ignaro della nostra presenza?), qualche volta potrebbe rivelarsi necessario per liberarsi quelle cose che ci spaventano e ci assillano. Ecco, allora, un laboratorio che permetterà di creare le facce più efficaci per scacciare ogni nostra paura!
Si tratta di un gioco, ovvero della creazione di una maschera che è al contempo una scultura. Ecco cosa serve:
- per ogni bambino o bambina almeno potrebbe essere necessario ricorrere a strumenti pericolosi (se si vuole davvero scacciare le paure si deve correre qualche rischio…), ma anche all’esperienza di chi, di paure, ne ha vissute e scacciate tante. Fatta con un adulto coraggioso, agli occhi di chi dovrà indossarla la Maschera Scacciapaure sarà ancora più efficace.
- di dimensione adatta a essere indossati come un casco integrale:
- liberate un tavolo, così che possa essere il vostro piano di lavoro; su un altro tavolo o ripiano disponete i materiali che avete recuperato; create una postazione apposita per la colla a caldo, da avvicinare solo se supervisionati un adulto.
Adesso si può cominciare. Per prima cosa ogni bambino o bambina dovrà indossare la scatola e farsi aiutare a segnare la posizione degli occhi e a ritagliare una apertura che consenta di vedere fuori. Una volta sfilata, la scatola è pronta per essere trasformata utilizzando i materiali di recupero: dovrà divenire spaventosa!
Bene. È giunto il momento di indossare la maschera e, protetti, ben nascosti e in guardia, mettere paura alle cose spaventose e, finalmente, scacciarle!
Dopo gli studi in Visual Design alla Scuola Politecnica del Design, dove incontra tra gli insegnanti Bruno Munari e Pino Tovaglia, intraprende la carriera di illustratrice editoriale, prevalentemente per l’infanzia. Nel corso della sua attività, ha illustrato testi di grandi autori, copertine, racconti, romanzi e poesie, oltre a disegnare e progettare giochi. Ha frequentato il corso triennale di formazione al Centro Artiterapie di Lecco. Ha tenuto corsi di illustrazione e laboratori presso lo IED, il MiMaster, la Scuola Comics, in Palestina al Tamer Institute, corsi di formazione NPL e al corso di perfezionamento di Nati per Leggere di Marnie Campagnaro all’Università di Padova. Come docente cerca di portare le persone a lavorare con spontaneità creativa, gioiosa, mettendo da parte i filtri razionali e il timore del giudizio. Ha ricevuto il Premio Andersen-il mondo dell’infanzia della XVI edizione.