Museo senza Museo
Articolo a cura di Ilaria Rodella
Andrea Mantegna, come un abile prestigiatore, riesce, grazie a quel cortile rotondo inscritto al centro della sua bella casa quadrata, da un lato, a trasformare la propria dimora in una sorta di giostra-teatro, permettendo a lui, prima, a noi, dopo, di affacciarsi su quel palco interno e nascosto in trepidante e divertita attesa che accada qualcosa di inaspettato. Dall’altro, è sempre grazie a quel cerchio inscritto, che il nostro sguardo è spinto a guardare verso l’alto, e cosa accade? Accade che il cielo diventa un quadro, una sorta di opera d’arte, capace di sorprenderci per la sua bellezza sempre mutevole. Riesce nella complessa operazione di restituire all’osservatore quello che ha sempre sotto gli occhi, ma che, proprio per questo motivo, non riesce più a vedere. E lo fa, semplicemente allestendo lo spazio in modo magistrale: non ci sono pedanti lezioni o nozione didascaliche che spiegano tutto questo, ma solo un cerchio inscritto in un quadrato. Tutto il resto vien da sé.
È a partire da queste suggestioni che Girotondo ha ospitato i laboratori progettati da sei sezioni educative di alcuni tra i più importanti musei d’Italia, impegnati nello sforzo di rendere le arti accessibili a tutti, a partire dai bambini, attraverso il gioco e il divertimento, inteso come strumento gnoseologico indispensabile per mettere in moto la curiosità e la voglia di sperimentare. È proprio sollecitando questo tipo di sguardo che questi centri sperimentali si impegnano nel delicato compito di restituire al museo la possibilità non solo, di custodire e di valorizzare le opere esposte, ma anche di diventare strumento per vedere oltre l’immediata realtà, dando così luogo a processi non solo interpretativi ma anche immaginativi. Nessun luogo all’interno dei musei, più dei dipartimenti educativi, riesce infatti nel difficile compito di essere luogo aperto a tutti: esperti e non, grandi e piccoli, persone con disabilità, migranti, comunità locali… Riprendendo la definizione elaborata dall’International Council of Museums (ICOM), secondo la quale un museo è “un’istituzione […] al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che svolge ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente, le conserva, le interpreta, le comunica e le espone per scopi di studio, educazione e diletto”, Girotondo vuole incarnare pienamente quest’idea, proponendo un nuovo tipo di museo in cui l’attività educativa diventa l’elemento centrale. Questa nuova interpretazione di museo fuori dal museo ha permesso di trasformare l’antica dimora in un parco giochi d’arte per bambini e ragazzi. L’ambiente, progettato per favorire la libera esplorazione, ha consentito ai partecipanti di forgiare un approccio personale e autonomo per rileggere la realtà circostante, utilizzando come strumento principale l’arte in senso lato. Girotondo è un’opportunità unica per innescare una vera e propria rivoluzione nel modo in cui i musei servono la società e incoraggiano le nuove generazioni a rileggere in modo creativo, non solo il patrimonio storico e artistico conservato, ma il mondo nella sua complessità. Girotondo non solo reinventa il concetto di museo, ma è anche un tributo alla curiosità e all’immaginazione delle bambine e dei bambini, dimostrando che il vero potere delle arti risiede nella sua capacità di ispirare, coinvolgere e soprattutto immaginare nuovi mondi possibili.