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Oltre le stelle

Intervista e laboratori a cura di Mascia Premoli

Come è nata l’intuizione di proporre un laboratorio che giocasse con la forma delle stelle, elementi che nessuno di noi ha mai visto da vicino ma di cui esiste un’immagine stereotipata riconoscibile da tutti?

Il tutto è nato grazie all’amicizia con una piccola scuola dell’infanzia di Milano in cui da anni tengo molto volentieri dei laboratori accomunati tutti dal medesimo intento: andare oltre lo stereotipo. Che cos’è uno stereotipo? La sola parola, lunga e complicata, sembra un po’ antipatica. Credo, però, che piuttosto che rifiutarlo e fuggirlo, dobbiamo accompagnarlo e smontarlo pian piano, in ogni ambito in cui possiamo incontrarlo.
Ogni anno, nel lavorare in questa piccola scuola, ho la libertà di proporre un tema su cui lavorare con i bambini e le insegnanti e l’anno scorso abbiamo deciso di esplorare il mondo delle stelle. Il progetto, intitolato Le Stelle dei Bambini, si articola in tre laboratori differenti: Piccoli Musei di stelle, E lucevan le stelle e A sbagliare le stelle.


Le stelle dei bambini:
sperimentazioni tra forma e luce

A sbagliare le stelle

“Chi sbaglia fa giusto” (A. Castiglioni)

A disegnare le stelle belle sono capaci tutti! Noi invece le disegneremo sbagliate, stortignaccole, irregolari, un po’ bislacche. Stelle grandi come tre soli o piccole come un puntino. Saranno così, astri con troppe punte e poche occasioni per stare fermi sul foglio.

In questa proposta, che parla di stelle in termini grafici, abbiamo coinvolto i bambini con un laboratorio e le loro maestre in una formazione. Abbiamo così potuto esplorare il punto di vista di piccoli e grandi sulle stelle, a partire da quello che combinavano le loro mani. In questo caso, abbiamo deciso di mantenere il colore giallo, ma ci siamo preoccupati di fornire quante più tonalità possibili: dal giallo chiaro al giallo scuro, giallo limone, acido, fluo…

E lucevan le stelle

Sarà più luminosa una stella o il suo riflesso? Quanti colori hanno le stelle? Quanta luce occorre per fare una stella? Un itinerario nel mondo del bagliore attraverso il supporto di strumenti digitali ed analogici per sperimentare le suggestioni della luce nelle sue molteplici declinazioni e stupirsi ad ogni sguardo. Stelle di luce in forme differenti si origineranno dalle sperimentazioni attente dei bambini.

In questo laboratorio, dedicato alla luce delle stelle, abbiamo esplorato l’incontro fra il buio e la luce e il rapporto tra la luce e il suo riflesso, proiettando la luce attraverso degli acetati colorati.

Piccoli musei di stelle

Collezioni di stelle che si sono fermate negli occhi dei bambini mentre osservavano il cielo, di notte…che arrivano dai loro cuori e attraverso i gesti si mostrano a noi. Un altro modo di vedere e toccare le stelle per guardarle dall’altra parte dello stereotipo. 
Per chi le vuole vedere vicine o lontane, arrivano le stelle!

Quest’ultimo è probabilmente il mio preferito. L’idea è quella di lasciare che i bambini manipolino letteralmente la forma della stella. Come dicevamo prima, noi siamo abituati a rappresentare le stelle con la solita figura gialla a cinque punte, che in realtà non coincide per nulla con la realtà: nessuna stella ha quella forma o quel colore. Conducendo delle ricerche in vista della realizzazione di questo laboratorio, ho scoperto che, a seconda della loro età, le stelle hanno colori che variano dal blu al rosso e, paradossalmente, il loro colore si scalda man mano che loro si raffreddano. 

Praticamente, però, cosa avviene in questo laboratorio? Prendiamo le stelle con la loro forma stereotipata, di grandi e piccole dimensioni, e proviamo a piegarle in tanti modi diversi, esplorando tutte le possibilità. Il risvolto interessante dell’attività è che i bambini hanno trovato nelle stelle una scusa per trovare tante alternative rispetto a una forma data: alla fine, le stelle sono rimaste stelle, ma per ognuno in modo diverso. 

Alla base di questa proposta, così come del laboratorio A sbagliare le storie, c’è l’idea di sdoganare la sensazione che le stelle abbiano una forma esatta da replicare. Quando i bambini decidono di disegnare una stella nel modo che ritengono giusto, va sempre a finire che il risultato ottenuto non corrisponde alle aspettative. Ecco, noi abbiamo eliminato questa difficoltà dall’inizio, sbarazzandoci del modello canonico a cui le stelle, da un punto di vista grafico, devono ispirarsi per essere considerate tali.  


Chiaramente, non basta dire di creare delle stelle in modo diverso dal solito. Per sganciarsi dallo stereotipo, è necessario fornire, tanto ai piccoli quanto ai grandi, gli strumenti che permettano di sperimentare la rappresentazione grafica della stella. Solo così è possibile cambiare il proprio punto di vista, rompere lo stereotipo, a volte anche prima di aver mai incontrato l’occasione di disegnare una stella.

Tra gli strumenti che forniamo c’è anche la presentazione delle varie rappresentazioni che delle stelle hanno fatto vari artisti, attuali, nel corso della storia dell’arte e trasversalmente a diverse aree geografiche. In questo modo, abbiamo dato mille risposte diverse a quella che sembra una richiesta unica.

In tutti i laboratori del progetto i bambini hanno inoltre l’occasione di sviluppare le loro potenzialità espressive, sperimentando tecniche creative che non hanno modo di incontrare nel contesto scolastico, in cui vengono proposti sempre gli stessi formati. Hanno la possibilità di affinare la motricità fine, dedicandosi ai vari momenti con cura, lentezza, secondo i loro tempi. Quando conduco un laboratorio, non rinuncio mai a dire che nulla è meno importante della quantità di cose realizzate: ogni bambino condurrà la propria esplorazione secondo la propria inclinazione e necessità, ed è normale che, alle fine, qualcuno abbia realizzato cinque rappresentazioni grafiche e altri anche soltanto una.

Quali materiali e tecniche hai proposto? 

Abbiamo utilizzato dei pennarelli che di solito vengono usati per fare i graffiti. Sono strumenti che hanno la possibilità di rilasciare un segno molto largo o molto stretto e che, se schiacciati, rilasciano una grande quantità di colore che invita a fare qualcosa di particolare, come a immergerci le mani.
Abbiamo usato i pastelli – a cera, a olio, acquarellabili – o gli stick a tempera.

Rispetto a quanto dicevi della presentazione delle diverse rappresentazioni fatte delle stelle dagli artisti, qual è stata la reazione dei bambini e degli adulti quando venivano posti di fronte al fatto che non c’è sempre e solo stata la forma classica della figura a cinque stelle?

Come dicevo prima, per quanto riguarda i bambini, non tutti avevano già un’idea preconfezionata di come si dovesse rappresentare una stella: in questo caso il loro sguardo era più libero e disponibile dall’inizio e le loro prime prove di rappresentazione si rifacevano di più alle immagini dal vero che avevamo visto insieme o, in generale, a quanto stavamo scoprendo nel contesto del laboratorio: agglomerati di colore, punti, linee decisamente lontani dallo stereotipo che conosciamo. 

Quanto agli adulti, io non credo, come si dice di solito, che abbiano meno fantasia dei bambini. Quello che è certo è che sono più strutturati, il che a volte significa che hanno maggiori limiti, ed è capitato che arrivassero con dei progetti già pronti in mente, mentre altri sono riusciti a lasciarsi andare un po’ di più. Ho cercato comunque di provocarli un po’, fornendo loro strumenti di uso comune, come un righello o un gessetto, per mostrare che lo stesso strumento ti influenza nella rappresentazione.

Nel corso del progetto avete mai portato i bambini a vedere le stelle di notte?

Purtroppo non in questo caso, perché il mio ruolo, quando conduco questi laboratori, si riduce al momento in cui incontri i bambini e le insegnanti in classe. È una parte che sarebbe bellissimo integrare, ma che per ora non coinvolge me e rimane all’iniziativa delle insegnanti. C’è però un’associazione, Cielo Itinerante, con cui ho collaborato recentemente per il festival Maestrale, di cui ho curato i laboratori.
Cielo Itinerante, con il suo piccolo furgone, ha l’obiettivo di portare il cielo in giro per tutta Italia e, in occasione del festival Maestrale, abbiamo portato il cielo all’interno del Centro Maria Letizia Verga, un centro d’eccellenza deputato alla cura delle leucemie all’interno dell’Ospedale di Monza. Un’esperienza davvero preziosa!


Mascia Premoli, artista visuale e ricercatrice, da oltre trent’anni si occupa di progettare e condurre laboratori per lo sviluppo della creatività.
Il suo percorso professionale unisce la formazione e la competenza artistica a quella pedagogico-educativa, per questo nella sua attività riesce a fondere gli aspetti puramente artistici con una particolare sensibilità nei confronti delle persone di qualsiasi età.
Si definisce una designer di esperienze creative, costantemente immersa in una dimensione di studio, ricerca e sperimentazione finalizzata alla progettazione di percorsi laboratoriali.
Attraverso una continua ricerca rivolta ai materiali e alle tecniche dell’arte concepisce nuovi laboratori pensati come un’esperienza finalizzata alla stimolazione del pensiero creativo, che ritiene essere una delle più importanti fonti di benessere e di crescita dell’individuo.
Diplomata in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e come Educatore socio-pedagogico, nel 2006 ha conseguito il Master in Progettazione e conduzione di Laboratori Didattici secondo il metodo Bruno Munari. Ha inoltre approfondito l’approccio di Reggio Children frequentando diverse formazioni e attività di studio presso il Centro Internazionale Loris Malaguzzi.
Tra le numerose collaborazioni si segnalano il Laboratorio di Beba Restelli, la Scuola Montessori Bilingue di Milano, la British American Pre School of Milan, la SUPSI (Lugano), la NABA (Milano), l’Università degli Studi Milano-Bicocca, Erickson (Trento), Fuorisalone Milano 2023, il Centro Bruno Munari – MUBA, i laboratori in occasione dalla Mostra Munari 100 presso la Rotonda della Besana, il Centro Walden per l’Autismo (Milano), il Festival Parole in Gioco (Urbino), il Festival Tuttestorie (Cagliari), il Festival della Mente (Sarzana), il Festival Maestrale (Milano) oltre che biblioteche, scuole di ogni ordine e grado e servizi socio-assistenziali.
Ha inoltre intrapreso negli anni un percorso personale come artista che l’ha portata ad essere selezionata come finalista con più opere al 57° Concorso Internazionale della Ceramica di Faenza, alla pubblicazione di un libro d’artista e alla realizzazione di diverse mostre personali.