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Ombre luminose

Bibliografia a cura di CLIC Libreria Fuori dal Comune

La più ancestrale delle paure, quella del buio, rende il dialogo tra ombra e luce un argomento molto presente nelle pubblicazioni per l’infanzia. L’oscurità spaventa proprio perché ci toglie il senso a cui più ci affidiamo per conoscere la realtà, ma se Chiudi gli occhi, come suggerisce il titolo del libro di Victoria Escrivà e Claudia Ranucci, allora si capisce il “senso” dei sensi, e cioè che anche gli altri quattro ci danno informazioni estremamente precise e utili e lo dimostrano i due fratelli protagonisti del libro confrontandosi sulla percezione della propria quotidianità: il papà per uno è alto e porta il cappello, per l’altro è un bacio che pizzica e sa di pipa. Quali caratteristiche ci parlano di più di papà davvero?

Accendere la luce non è un rimedio sempre efficace per placare il timore, perché ogni luce scolpisce il buio con ombre diverse: tremolanti, nette, sfumate, doppie. Il buio addomesticato dalle pareti di casa è in genere non assoluto, è piccolo come lo definisce Talla, che lo ripete come un mantra rassicurante in Piccolo buio.

Affrontare la notte in casa diventa una sfida per lei e ogni lucina colorata ( il lettore di dvd, la lavatrice, la luce lasciata accesa dalla mamma) non può essere un mostro o un fantasma – si dice da sola -, e poi il buio è piccolo mentre Talla sa fare tante cose, l’elenco delle quali è il suo vero scudo. La luce lasciata accesa dalla mamma addormentata con il libro in mano dà a Talla l’occasione di rimediare a questa dimenticanza allungando quella lista di una voce in più perché, per lasciare al sonno la mamma, è proprio lei a spegnere coraggiosamente la luce.

Il coraggio arriva spesso quando si avverte la necessità di proteggere qualcun altro come Talla con la mamma, così la delicata intensità del tratto di Marianne Dubuc fa proteggere a Piccolo Ghepardo proprio la sua ombra, terrorizzata dal buio che certamente la annullerebbe. Ed è proprio nell’oscurità della foresta fitta e buia che invece coniglio cerca di seminare il Nero Coniglio continuamente alle sue spalle, lì dove tutti tremano lui si rilassa, ma l’immancabile abitante di foreste e boschi bui, il lupo, lo costringe ad una nuova fuga da cui lo salva proprio nero coniglio trasformatosi in alleato che d’ora in poi, come un’ombra, starà al suo fianco.

Lupi e ombre sono infatti un altro binomio classico che molti autori si divertono a togliere dal ruolo di terribili antagonisti. Segnalo in particolare due silent book in cui il contrasto del bianco e nero gioca un ruolo narrativo davvero coinvolgente e non scontato: Ombre di Suzy Lee e Lupo Nero di Antoine Guillopè.

Suzy Lee utilizza la stessa struttura del libro per sottolineare questo dualismo tra mondo reale e mondo immaginato, all’inizio due sfere ben distinte che poi cominciano a non essere completamente speculari, un terzo colore, un alone giallo avvolge ciò che va trasformandosi nello sguardo della bimba che inizia a immaginare. Tra le ombre rassicuranti una temibile si fa strada: il lupo che con un balzo porta a rompere i confini tra i due mondi. Il lupo è tutt’altro che umbratile di carattere, il suo slancio non è un’aggressione ma il desiderio di partecipare alla festa interrotta solo dal grido fuori scena della mamma: “a cena!” . Tutto torna come prima… o forse no. Clic!
Guilloppè invece racconta con taglio quasi cinematografico l’attraversamento di un bosco nero da parte di un ragazzo che sente apprestarsi un’ombra minacciosa, che lo spinge a fuggire, palpitiamo con lui in questa corsa per la salvezza, ma sembra che non ci sia scampo, il lupo balza sopra di lui e… lo salva dalla caduta di un albero. Finita la paura anche il lupo diventa bianco, luminoso nella notte buia.

Persino la luce può suggerire inquietudine ed è il caso di molti albi di Anthony Browne: luci della sera che allungano le ombre o un sole zenitale che le annulla rendendo lo scenario surreale (sono tanti i tributi di questo autore a Magritte). In particolare in Ti cerco, ti trovo la luce di un tardo pomeriggio autunnale trasforma un innocente nascondino tra fratelli in un’avventura, le ombre si confondono con i tronchi contorti del piccolo bosco in cui si svolge il gioco e concorrono a trasmettere l’idea di un pericolo incombente. La paura di perdere e perdersi, la solitudine, sono così ben resi che il lettore vive lo spavento intensamente e lo si capisce dal sollievo che prova quando la tensione si scioglie col ritrovamento del cane Goldie, dorato lui, dorata la luce delle foglie cadute attorno. Tutto torna familiare e la catarsi è servita.

Concludo con due albi di recente pubblicazione Non stop di Tomi Ungerer e L’incanto del buio di Francesca Scotti, entrambi editi da Orecchio Acerbo.

Nel primo l’atmosfera apocalittica di un mondo surriscaldato e cupo, ormai in disfacimento accompagna la corsa non stop del protagonista Vasco per salvare una piccola verde creatura, Poco. Nessun segnale, nessuna direzione forse nessuna meta in cui rifugiarsi, ci si aggrappa a un’ombra salvifica, quella di Vasco, che indica dove andare per evitare pericoli e scompare solo alla fine quando tutti sono al sicuro. Un albo enigmatico che rovescia il ruolo dell’ombra non ambigua o ingannevole ma foriera di una saggezza istintiva che conduce alla serenità.

Nel secondo invece il buio incanta perché trasferisce in un altrove suggestivo i due bimbi protagonisti che si allontanano dalle luci dell’albero di Natale per giocare nel buio della loro stanza. Prima indovinano gli oggetti quotidiani solo toccandoli, poi immaginano ciò che ancora e sempre è per tutti invisibile: il futuro. Il loro buio però non è cupo, è l’attesa, è la gioia di sognare ad occhi aperti senza dover necessariamente vedere. Non vedere aiuta infatti a scoprire nella fantasia ciò che di più vero è in noi e che concretamente costruirà ciò che ci aspetta. L’essenziale in fondo è sempre invisibile agli occhi, no?


Non potevo non parlare di luce e ombra proprio io che da poco ho aperto una libreria per bimbi a Correggio che si chiama CLIC.

CLIC è la luce che si accende la sera quando si legge insieme la storia della buonanotte, è il momento dell’idea che balena e ci fa vedere tutto come fosse nuovo, è il gioco dell’immaginazione con le ombre. Ognuna di queste accezioni rispecchia un’anima del mio spazio: i libri, i laboratori e i giochi.