A cura di Federico Maggioni
Per fare un buon progetto, fondamentale è l’immaginazione. Spesso un progetto è mediocre perché manca di fantasia e tende a replicare modelli senza provare a guardare cosa c’è oltre il noto. Abbiamo chiesto all’illustratore Federico Maggioni di provare a rispondere a un po’ di domande e lui l’ha fatto… ovviamente a modo suo!
Nel mio mondo quello che è non è; e quello che non è è.
Nel mio mondo un coniglio brontolone con panciotto bianco corre trafelato per raggiungere in tempo il “cappellaio matto” con cui festeggiare il non compleanno.
Nel mio mondo un burattino insofferente scappa di casa per non frequentare la scuola, va nel paese dei balocchi, gli crescono le orecchie d’asino e incontra il vecchio padre nel ventre di un pescecane.
Nel mio mondo il sole può essere nero.
Nel mio mondo “un uomo camminando in fretta sente il tintinnio di uno specchio non ben fissato al muro della stanza che, come ognuno di noi, porta in se stesso”.
Nel mio mondo un papero ultraricco guizza gioioso come “un pesce baleno” nel mare sterminato del denaro accumulato.
Nel mio mondo innocui e attraenti virus multicolori volteggiano leggiadri in un sereno spazio azzurro.
Nel mio mondo di un corpo o di un oggetto si vedono contemporaneamente la parte destra e la sinistra, il sotto e il sopra.
Nel mio mondo le immagini non rappresentano la realtà, ma rimuovono la cortina dell’apparenza, per consentirci di sbirciare dietro le quinte del nostro teatro quotidiano e di vivere le magie della figurazione irrazionale, ben poco rispettosa di Lavoisier, Galilei, Newton.
Il sasso, per Magritte, non cade dall’alto verso il basso, ma affianca immobile e leggero una vaporosa nuvola nel limpido cielo mattutino
oppure lunghi filoni di pane ben cotto volano in aerea e ben ordinata formazione e ancora, una mamma con viso di neonato abbraccia un bimbo con aspetto di donna . Tutto ciò avviene nell’ambito ben serrato di una straordinaria ma omogenea visione del mondo “in rivolta permanente contro i luoghi comuni dell’esistenza” (Suzi Gablik), ai “confini della realtà”.È “ai confini della realtà”, fortunata serie televisiva americana degli anni ’60, “documentazione” inesauribile di “assurdi universi”, che inconsueti momenti di irreale inquietudine assumono intensità e reale importanza grazie alla illogica rappresentazione:
la bella cliente di un grande magazzino, che è in verità un manichino per vetrine a cui per virtù di un breve permesso è consentito di vivere la condizione umana, ma che dovrà presto riprendere a malincuore il consueto stato di immobilità, rappresenta con struggente intensità l’angoscia che tutti sentiamo per l’estrema brevità del nostro soggiorno nel mondo sensibile
;in un altro significativo episodio un viaggiatore che sosta brevemente in una cittadina di provincia riconosce i luoghi della sua felice infanzia, in cui per una inspiegabile bizzarria temporale tutto e tutti sono fermi a quel lontano periodo, e quando incontra i suoi ancora giovani genitori ha l’amara sorpresa di non essere riconosciuto, anzi di essere respinto.
Viviamo così con impressionante realismo la penosa circostanza della perdita dei propri cari
.Nella sterminata dimensione “ai confini della realtà” è frequente incontrare nuove esperienze di logica “assurda”:
– la Vergine Maria che sculaccia il Bambino Gesù
,– enormi orologi molli come la pasta del pane che pendono flosci dai rami di alberi scheletrici
,– una fanciulla inspiegabilmente nuda adagiata comodamente sul prato che conversa amabilmente con due gentiluomini elegantemente vestiti di nero
,– scheletri iracondi che si disputano a morsi un’aringa
,– una grande tela con macchie scomposte, tagli profondi e grossi buchi
,– un’altra tela con sacchi di iuta immersi in enormi macchie di smalto rosso
, ecc.…In tali situazioni si può subire il disagio “dell’inspiegabile”, ma anche, facendo molta attenzione, sentire in lontananza il ruggito di quel leone così caro a Wittgenstein “che se sapesse parlare non lo capiremmo” e cogliere l’eco di linguaggi estranei che si possono intendere solo in quel mondo in cui quello che non è è.
Walt Disney Alice nel paese delle meraviglie
Lewis Carroll Alice nel paese delle meraviglie
Carlo Collodi Pinocchio
Paul Klee Un foglio dal libro delle città
Franz Kafka Primo quaderno in ottavo
Walt Disney/ Carl Barks Paperon de Paperoni e la disfida dei dollari
Vasily Kandinsky Bleu de ciel
Pablo Picasso Nudo sdraiato con musicista (L’aubade)
René Magritte La bataille de l’Argonne
René Magritte La légende dorée
René Magritte L’esprit de la géométrie
Rod Serling Ai confini della realtà – Ore perdute
Rod Serling Ai confini della realtà – La giostra
Max Ernst Il Bambino Gesù sculacciato dalla Vergine Maria alla presenza di tre testimoni: André Breton, Paul Eluard, Max Ernst
Salvador Dalì Orologi molli
Edouard Manet Déjeuner sur l’herbe
James Ensor Squelettes se disputant un hareng-saur
Lucio Fontana Concetto spaziale
Alberto Burri Sacco
Bis nipote di Cavallotti, cresciuto in una famiglia di giornalisti, prima a Roma e poi a Milano, dopo aver intrapreso la via degli studi economici, decide di cambiare strada, dedicandosi al disegno e all’illustrazione. Lavora presso varie redazioni, dalla Domenica del Corriere al Corriere dei Ragazzi e pubblica i suoi disegni per le principali testate italiane. Il primo libro pubblicato, Là nel selvaggio West, insieme a Tiziano Sclavi, è il primo di una lunga serie: i Promessi Sposi di Manzoni, Il Canto di Natale di Dickens, Il cavaliere inesistente di Calvino, 24 ore nella vita di una donna di Zweig, Il giornalino di Gianburrasca di Vamba. Maggioni gioca con questi testi, li reinterpreta, crea nuove lingue e linguaggi il cui compito sta nell’amplificare, modernizzare il genio contenuto nelle parole senza tempo di questi autori. I disegni di Maggioni si divertono a sfidare il testo, a provocarlo e stuzzicarlo, a svelare trame nascoste e rimandi appena accennati creando, spesso, nuovi significati.