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Quando ero bambina…

A cura di Melania Longo

Oggi ti parlo del tema “scorza” iniziando da un mio ricordo d’infanzia.

Questo limone, che qualcuno ha iniziato a sbucciare, è il particolare di un dipinto realizzato da Willem Claesz Heda nel 1635. Il quadro si intitola “Natura morta con coppa dorata” ed è conservato al Rijkmuseum di Amsterdam

Quando ero bambina, ogni sabato, mia mamma mi invitava a preparare con lei un dolce che avrebbe profumato di festa la colazione della domenica, per poi rallegrare la merenda del pomeriggio e infine dare un colore diverso al lunedì mattina, quando, suonata la campanella dell’intervallo, avrei trovato nello zaino un sacchetto fragrante con una promettente fetta di torta.

In ogni dolce l’ingrediente sempre presente era il limone o, meglio, la buccia di un limone. 

Da assistente curiosa e desiderosa di imparare tutti i segreti della pasticceria, ci ho messo un po’ a capire che quel frutto, brillante nei gialli e nei verdi, succoso e così aromatico, esercitava tanto fascino su di me.

Da questa speciale familiarità con i limoni ho imparato a guardare meglio e sempre più da vicino questi frutti, scoprendo, con meraviglia, la particolare caratterizzazione della loro superficie. 

È stata come una vera e propria illuminazione! 

“Natura morta” di Giovanna Garzoni, 1660. L’opera è conservata al J. Paul Getty Museum.

Grazie a un’osservazione più approfondita ho scoperto che le superfici di tutte le cose che sono intorno a noi, naturali o artificiali, hanno una texture, cioè una loro specifica pelle o scorza che ne determina il “come sono fatte”.

Ma per sapere veramente come è fatto un oggetto non basta solo vederlo, è necessario sentirlo con il tatto.
Toccando un oggetto, infatti, potremo sapere se è liscio o ruvido, che tipo di grana ha la superficie, se ci sono delle irregolarità, se è caldo o freddo, e avanti così.
In altre parole, la texture può dare dei messaggi precisi sui materiali che vediamo o, meglio ancora, tocchiamo.

Questo era ben chiaro all’artista futurista Filippo Tommaso Marinetti che, nel 1921, costruì la prima tavola tattile mettendo insieme materiali molto diversi al tatto, stabilendo un percorso di lettura, dall’alto verso il basso.
Grazie a Marinetti, altri artisti nel Novecento hanno creato opere d’arte sperimentando con diversi materiali.

Esplorazione n.1*Spalanca la vista*

F. T. Marinetti, Tavola tattile intitolata Sudan- Parigi, 1921

Osserva questa immagine e prova a fare un elenco degli oggetti che Marinetti ha utilizzato. Ne riconosci qualcuno?

A questo punto potrai chiederti: “Ma quando siamo veramente in presenza di una texture?”

È questione di scala: se si percepisce una “tessitura“, una grana della superficie, allora si può parlare di texture.
Ma se ci si allontana dalla superficie osservata, allora la texture tende ad apparire come una tinta uniforme (come avviene per la pelle), mentre se ci si avvicina eccessivamente allora si perde la trama complessiva perché il campo visivo è occupato dal singolo elemento.

texture della pelle

Esplorazione n.2

Ti è mai capitato di toccare il tronco di un albero? L’hai fatto a occhi aperti o chiusi? Che sensazione hai provato?

Esplorazione n.3 *Guarda con calma*

Ti mostro un’immagine che, secondo me, riproduce molto bene le caratteristiche della pelle di un albero.

Albero rosso dipinto da Piet Mondrian tra il 1908 e il 1910. L’opera è conservata a L’Aia nel Gemeentemuseum Den Haag. 

Riesci a notare le piccole pennellate blu, rosse e arancioni con cui l’artista ci fa vedere la texture della corteccia?

particolare fotografico del tronco di un pino

E tu quali colori sceglieresti per dipingere la corteccia di un albero?

Esplorazione n.4

Il mondo intorno a noi ci regala infinite possibilità di nuove scoperte, basta solo lasciarsi guidare da un’amica fidata e giocare con lei a una caccia al tesoro davvero speciale. 

Chi è questa amica? È la curiosità!
Cercando in rete ho raccolto alcune texture che, sono sicura, saprai a cosa fanno riferimento. 

Hai capito di cosa si tratta?

Completa le frasi con le parole che ti suggerisco qui: al mare; il miele; ahi!; il cielo.

C’è qualcosa che ha a che fare con …….. e qualcosa che arriva a toccare …………….. 

Poi c’è chi abita …… …………… e infine ci sono anche loro che, se finiscono sotto al piede, tu dici: “…………………”

Esplorazione n.5

Il gioco, come ti dicevo, potrebbe non avere mai fine. 

Pensa al tappeto di foglie cadute che l’autunno comincia a tessere per noi: la sua texture non è solo da toccare ma è anche una fonte di alcuni suoni scoppiettanti.

Che suono fanno le foglie?

Esplorazione n.6

E che ne diresti di esaminare da vicino la pelle di una lucertola?

Fotografata in questo modo, a me sembra una texture artificiale progettata da un designer per il tessuto di una giacca del futuro.

A te cosa sembra? Libera la tua immaginazione.

Esplorazione n.7

E se facessimo questo gioco in casa? Prova a esplorare nelle varie stanze.

Com’è la superficie del tuo divano? E quella del muro della tua camera? 

Com’è fatta la trama della maglia che indossi in questo momento? 

In cucina o in bagno ci sono delle piastrelle decorate con dei disegni particolari?

Esplorazione n.8

Ho fatto anch’io in casa una ricerca di texture e ora ti invito a un piccolo quiz visivo.
Sei pronto? Prova a immaginare di che cosa si tratta. 
Fai ipotesi e divertiti il più possibile perché il fine di questi indovinelli non è dare a tutti i costi la risposta corretta ma far fare ginnastica alla tua creatività. Perciò potrai anche inventare!

Indovinello 1

Indovinello 2

Indovinello 3

Indovinello 3

E ora voglio mostrarti quella che per me è una vera e propria chicca.

Si tratta di una fotografia della parte esterna di un bellissimo palazzo che si trova a Ferrara, il “Palazzo dei Diamanti”. 

Il suo nome deriva proprio dal modo caratteristico in cui è decorato: tanti pezzi di marmo squadrati (sono 8500!), detti bugne, di forma piramidale.
A seconda di come il sole la illumina, questa parete gioca con la luce e l’ombra, riservando sempre delle sorprese per i nostri occhi.

Curiosità

Lo sapevi che una texture viene valorizzata dalla direzione della luce, mostrandoci al meglio le sue peculiarità? 

Esplorazione n.9

Riconosci cosa c’è in quest’immagine? Ho scattato questa foto durante l’estate appena trascorsa.

Come vedi, il modo in cui la luce illumina la spiaggia ne rende evidente la struttura.

Oltre alla sabbia anche l’acqua, quando gioca con la luce, può apparire davvero singolare.

Tanto singolare e interessante che l’artista svizzero Paul Klee, osservandola, ne ha fatto un’opera d’arte in cui ha dipinto una vera e propria texture di righe ondulate che si intrecciano tra loro, generando l’idea del movimento del mare.

Paul Klee, Acque agitate, 1934

Attraverso la pittura Klee ha fermato per sempre il moto dell’acqua, trasformando così la texture in un disegno.

La “pelle” delle cose si può anche catturare con il frottage, che è un’antichissima tecnica di disegno e pittura basata sul principio dello sfregamento, conosciuta in Cina e in Grecia.

A riscoprirla, in epoca moderna, è stato l’artista tedesco Max Ernst.

Ricetta d’artista 

Per fare il frottage:

  • Scegli un oggetto con una texture per te davvero speciale; 
  • sovrapponi un foglio bianco; 
  • sfrega con un pastello a cera, inclinandolo leggermente;
  • osserva il tuo esercizio;
  • prova ancora, variando qualcosa nel tuo processo creativo.

Texture, che passione! Altre pillole d’arte

L’artista Alberto Burri, negli anni 70, realizza delle opere, dette “cretti”, che somigliano a pianure d’argilla seccata al sole. In effetti, le creava con impasti di colla che faceva essiccare.

 Alberto Burri, Cretto G-2, 1975, Fondazione Palazzo Albinazzi

Non ti sembra forse una vera e propria texture?

Esplorazione n.10

Cosa pensi dell’opera di Enrico Castellani che trovi qui sotto?

Enrico Castellani, Superficie bianca, 1987

*Aguzza l’ingegno*

Come pensi abbia ottenuto questo effetto così caratterizzante?

Le sue tele mi sembrano delle misteriose texture che racchiudono un messaggio in codice.
Castellani è riuscito a creare delle strutture come questa, che danno l’idea del movimento, grazie all’inserimento di chiodi sul retro delle tele.
Stanco del bianco? Allora facciamo un bel tuffo nel colore.

 Jackson Pollock, Dipinto n.31, 1950

Jackson Pollock, esponente di spicco della corrente artistica detta “Astrattismo”, ha realizzato delle texture con spruzzi casuali di vernice (tecnica chiamata dripping).

A me sembrano delle vere esplosioni di macchie e linee, molto simili, per esempio, alle superfici del granito.

Vedere per credere!

Tre esempi diversi di granito.

Noti anche tu delle somiglianze con i grovigli cromatici dipinti da Pollock?

Esplorazione n.11

E se ti dicessi che anche tanti pois messi insieme danno vita a una texture dall’effetto ipnotizzante?

Incredibile, vero? Quanti sono i pallini?

Si tratta dell’opera “The Spirits of the Pumpkins Descended Into Heavens” che l’artista giapponese Yayoi Kusama ha realizzato nel 2018. 

Come potrai intuire, non si tratta di un dipinto, ma di una stanza vera e propria con le pareti dipinte di giallo e decorate con centinaia e centinaia di pois neri. 

Al centro della stanza ci sono degli specchi che contribuiscono ad amplificare l’effetto “Wow!” di questa installazione.

E per finire…..

Il viaggio in questa mia collezione di texture si conclude con il lavoro dell’artista sardo Pinuccio Sciola, che ha creato delle vere e proprie meraviglie conosciute oggi in tutto il mondo.

Pinuccio Sciola nel suo Giardino sonoro a San Sperate

Forse penserai che si tratta delle “solite” opere d’arte contemporanea fatte solo per gli intenditori.

Invece ti dico che sei di fronte a uno dei più grandi esempi di “Pietra sonora”.

Pinuccio Sciola, dopo una lunga sperimentazione, ha scoperto che, facendo dei tagli regolari sui blocchi di pietra, poteva creare delle texture che prima non c’erano e che conferivano loro delle nuove e sorprendenti qualità sonore.

E siccome le sculture sono all’aperto, nel Giardino sonoro di San Sperate (vicino Cagliari), accade così che anche solo il vento, scivolando sulle loro superfici, le faccia vibrare con una musica che incanta e commuove. 

In questo video, potrai avere un assaggio della musica prodotta dalle texture di pietra.

Buona visione!

Con tanti affettuosissimi saluti!

Sperando di aver stuzzicato la tua curiosità e la voglia di continuare a giocare in autonomia, ti do appuntamento al mio prossimo laboratorio Farfarfare, salutandoti con questi pensieri.

L’ambiente in cui viviamo è un luogo speciale se sappiamo accendere i nostri sensi. 

Possiamo sperimentare, sbagliare, osservare, scoprire, conoscere, fare e, in questo modo, raccogliere tante informazioni che potranno esserci utili in qualsiasi momento.

Non solo, ma come dice Bruno Munari nel libro “Laboratori tattili” (Corraini edizioni), tutti i dati che raccogliamo nelle nostre esperienze quotidiane potranno arricchire la nostra personalità.

Melania Longo


Melania Longo è nata a Taranto il 31 gennaio 1983.

È storica dell’arte con una specializzazione nell’ambito dei Servizi Educativi Museali, conseguita presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Dopo gli esordi come studiosa di arte contemporanea per l’Università del Salento,  si dedica come libera professionista al mondo dell’educazione all’arte.

Utilizza l’arte come strumento pedagogico ed estetico in percorsi di formazione, per bambini e per gli adulti, coltivandola come un immenso giacimento di conoscenze, narrazioni ed esperienze, per imparare a vedere e conoscere.
Intorno agli albi illustrati sviluppa attività di studio, con particolare riferimento alla lettura delle immagini e al loro ruolo nella formazione dell’immaginario di ognuno di noi.

Alcune sue ricerche e saggi sull’educazione al visivo sono stati pubblicati dalla rivista “Andersen” e dal blog “Topipittori”.
Dal 2012, come membro dell’associazione LedA (Laboratori educativi e didattici per l’Arte) cura i Servizi Educativi del Museo Storico di Lecce e dal 2015 è co-curatrice del Picturebook Fest – Festival dell’arte e della Letteratura per bambini e ragazzi di Lecce.

Insieme all’illustratore Alessandro Sanna, ha avviato un progetto di ricerca sul disegno nell’arte e nel pensiero visivo, da cui è nato il libro “Codice Rodari”, Einaudi ragazzi editore, presentato al Festivaletteratura di Mantova 2020.
È consulente, nella progettazione di atelier e percorsi di mediazione del patrimonio culturale, per scuole, musei, biblioteche e festival.