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Saggi o Sapiens?

Intervista a Mario Tozzi

I Sapiens sono gli animali più intelligenti del Pianeta? Anche una risposta affermativa a questa domanda non sarebbe sufficiente. Qual è, in effetti, l’uso che è stato fatto e che potrebbe essere fatto di un cervello così evoluto? Esiste un modo di rendere onore all’intelligenza che ci contraddistingue in quanto esseri umani?
Ne abbiamo parlato con il geologo Mario Tozzi nell’intervista che potete leggere qui.

I Sapiens Sapiens sembrano essere inarrestabili. Questa loro caratteristica è una forza o un difetto?

L’inarrestabilità tipica dei Sapiens è al contempo una forza e un difetto. La pandemia ha purtroppo messo in luce soprattutto questo secondo aspetto: il nostro non esserci voluti fermare di fronte a niente ci ha portato a deforestare il deforestabile e, di conseguenza, a scatenare virus che albergano in animali dotati di un sistema immunitario più adatto del nostro a conviverci. Sono state proprio le nostre attività produttive a generare la pandemia.


Quali sono invece i risvolti positivi dell’inarrestabilità dei Sapiens?

Che l’inarrestabilità sia anche una forza è rivelato dal modo in cui si sviluppa il cervello dei Sapiens. Il problema, tuttavia, è che ciò che di positivo potremmo ricavarne è spesso vanificato dall’uso che facciamo del nostro cervello: quali risvolti positivi ha un’intelligenza tanto evoluta e raffinata, se poi ci comportiamo come se fossimo animali senza cervello?
Il cervello dei Sapiens è senza dubbio più sviluppato rispetto a quello di altri animali. È la fonte di ciò che abbiamo chiamato progresso, ovvero dell’inarrestabile ascesa tecnologica. Quest’ultima, da un certo punto di vista, è senz’altro un vantaggio. Tuttavia, se, come fanno tutti gli altri animali – anche i meno intelligenti –, ci impegniamo per una convivenza più armonica con il mondo naturale, allora questo tipo di progresso si trasforma in un boomerang e le conseguenze negative che porta con sé si ripercuotono sugli stessi Sapiens.
Bisogna stare molto attenti quando si pronuncia la parola “progresso”. Che cosa vuol significa veramente? Se significa un avanzamento tecnologia, è innegabile che ci sia stato; se denota invece una capacità di resilienza sul nostro pianeta anche nel prossimo futuro, allora sorgono dubbi: non sembriamo animali fatti per questo. Di fatto, la stessa crescita tecnologica è una tecnologia che sconfigge tecnologie precedenti, a meno che non si voglia pensare che l’ultimo modello di telefonino non sia esso stesso un segno di progresso. Ma non è qui, secondo me, che dovremmo puntare la nostra attenzione. La cosa che dovremmo ricordarci, piuttosto, è che i Sapiens sono ancora e prima di tutto esseri viventi: dovrebbero interessarsi e guardare alle cose che fanno gli altri viventi. Purtroppo, sembriamo averlo dimenticato.


La pandemia, però, ha portato allo sviluppo di un vaccino in un tempo brevissimo. Non è questa una conseguenza positiva dell’inarrestabilità dei Sapiens?

L’aver trovato in così poco tempo dei vaccini efficaci è senz’altro una manifestazione di superiorità dei Sapiens, ma ancora una volta siamo nell’ambito della tecnologia. Si tratta di un grande successo scientifico ottenuto attraverso un’applicazione estesa di biotecnologie. Tutto questo va molto bene, ma il vaccino si rivela necessario per superare il danno derivato da altre tecnologie.


Vorrei rivolgerle un’ultima domanda. Poco fa ha pronunciato la parola “resilienza”. È un termine cui si è ricorso molto, soprattutto negli ultimi anni. Qual è la differenza tra resilienza e inarrestabilità?

La resilienza è la capacità che ha un corpo di riassumere la forma che aveva prima della sollecitazione. È resiliente un bastone di legno che viene piegato per poi tornare al punto di partenza, alla stessa forma iniziale, a meno che non sia stato spezzato. È resiliente una molla che viene caricata e che, scaricata, riprende la sua forma iniziale. Dunque, la resilienza è esattamente il contrario dell’inarrestabilità: è molto difficile che chi è inarrestabile sia resiliente, perché, una volta partito, non può tornare indietro. È, per l’appunto, inarrestabile: va oltre il punto di partenza, che non è più recuperabile. Non è più resiliente.

Mario Tozzi foto

Mario Tozzi è geologo cnr, divulgatore scientifico, saggista, autore e conduttore televisivo. È membro del consiglio scientifico del WWF ed è Cavaliere della Re- pubblica Italiana. Tra le ultime trasmissioni che ha condotto e conduce: “Fuori luogo” (Rai 1, 2014-2017), “Sapiens – Un solo pianeta” (Rai 3, 2019). Attualmente è anche conduttore di “Green Zone” su Radio 1. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo: L’Italia intatta. Viaggio nei luoghi italiani non alterati dagli uomini e fer- mi nel tempo (Mondadori, 2018), Come è nata l’Italia. All’origine della grande bellezza (Mondadori, 2019).