A cura di Monica Gilli

A scrivere si fa così:
si dorme un pochino,
si resta in attesa
con mani perfette, vuote.
Le rotte marine, a differenza delle rotte di terra, non lasciano il segno.
Eppure, la scrittura, per essere considerata un dispositivo formativo, ha bisogno di lasciare traccia.
La traccia che la mano imprime su ciò che scrive è graphein, che in Greco indica un segno che incide e che narra. L’atto umano di tracciare un solco, di imprimere parte di sé su qualcosa di esterno, per poterlo poi guardare con distanza, è un gesto auto-formativo.
Quando scriviamo plasmiamo forme. I pensieri, i ricordi i desideri transitano attraverso di noi e quello che accade è che questa materia pensosa prende forma, si tras-forma.
Che forma hanno, allora, i pensieri?
Quando la mente pensa accade una magia. Le sensazioni fisiche che proviamo e tutte le informazioni che il cervello riceve dal sistema percettivo, ossia dalla vista, dall’udito, dal tatto, dal gusto e dall’olfatto, si tras-formano in immagini.
Vi è mai capitato di pensare ad un oggetto qualsiasi? Provate a chiudere ora gli occhi e a fare questo semplice esercizio di immaginazione (appunto!).
L’oggetto pensato apparirà davanti agli occhi, anche se sono chiusi, come se fosse ver…