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di Jonathan Pierini e Pietro Corraini

La grafica ci circonda, è dappertutto; su pareti manifesti, schermi, biglietti libri, vestiti e architetture. La grafica è nello spazio, anzi la grafica è spazio. Ci chiediamo qui che ruolo potrebbe svolgere il progetto grafico in ambienti preparati per l’interazione con i bambini. Sia chiaro che non parliamo di grafica intesa come un disegno bidimensionale da applicare sulle superfici o sugli oggetti che definiscono gli spazi. Parliamo di grafica intesa come scrittura nello spazio e dello spazio, riservando una particolare attenzione ai processi (di progettazione, di utilizzo e di creazione).
La prima parte di questo testo definisce un approccio al tema chiarendo perché, a nostro avviso, molte modalità progettuali del design hanno punti di contatto con il mondo dei bambini – e non necessariamente con l’educazione, se la intendiamo come apprendimento di competenze e abilità predefinite. La seconda parte si interroga (senza dare risposte definitive) sulle potenzialità della scrittura grafica nella costruzione e nell’esperienza dello spazio. Le nostre riflessioni partono da tre assunti:
i designer non sono educatori;
i bambini non sono piccoli adulti;
designer e bambini coabitano un’intersezione.