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Storie piene di idee

Articolo a cura di Sue Marilyn Lyle

Ho iniziato la mia formazione come facilitatrice in Filosofia con i bambini nel 1994.
Karin Murris mi ha introdotto all’uso degli albi illustrati come stimolo per scatenare il pensiero dei bambini e, da allora, non ho mai guardato indietro. Karin sottolinea che le storie hanno il potere di coinvolgere i loro ascoltatori sul piano emotivo, e che questo, a sua volta, promuove il pensiero.

Sappiamo dalle scienze cognitive che le storie creano connessioni emotive con i bambini e sono una potente fonte di concetti da esplorare. La capacità che una buona storia ha di coinvolgere gli studenti è cosa nota a tutti i bravi insegnanti del mondo e ricorrervi per supportare il filosofare non dovrebbe sorprenderci.
Fare filosofia con i bambini a partire dalle storie e dagli albi illustrati è un approccio che sfrutta l’immaginazione dei bambini e lavora con le loro facoltà razionali e affettive per aumentare la loro comprensione del mondo e aiutarli a scoprire che cosa significa vivere una vita buona.
Esploriamo come possiamo farlo.

Comincio il mio viaggio filosofico con i bambini più piccoli usando le fiabe più celebri come Cenerentola (in tutto il mondo, ne trovate oltre 700 versioni), Cappuccetto Rosso, Giacomo e il fagiolo magico. Le storie tradizionali destinate all’infanzia sono concettualmente ricche e, poiché i bambini si divertono a sentirle più e più volte, hanno il potere di promuovere l’assimilazione e l’articolazione della lingua. Il fatto che, negli ultimi anni, la lingua madre di un numero sempre crescente di bambini non coincide con quella che parleranno a scuola rende il ricorso alle fiabe ancora più importante.

Il ritmo, le rime e gli schemi contenuti nelle storie tradizionali sono cibo nutriente per le giovani menti. Queste storie mediano concetti astratti attraverso il dispositivo degli opposti binari. Concetti come ricco e povero, bruttezza e bellezza, intelligenza e stupidità, bene e male, codardia e coraggio forniscono nutrono il pensiero dei bambini e permettono di intraprendere un vero e proprio viaggio filosofico nel momento in cui iniziamo a esplorare la complessità di opposti apparentemente semplici.

Cominciamo con i bambini di 3-5 anni, e con la fiaba I tre capretti.
La storia racconta di tre capre che vogliono attraversare il fiume per trovare dell’erba fresca ma devono negoziare con un temibile troll che vive sotto il ponte. La storia consente ai bambini di considerare una serie di concetti: forte/debole, buonoi/cattivi, codardia/coraggio. Grandi domande sorgono da questi opposti: il troll è un cattivo? Il caprone più piccolo era coraggioso? È meglio essere forti o deboli?
Il compito del facilitatore è porre ai bambini buone domande: come facciamo a sapere che il troll era un cattivo? Le persone cattive possono diventare buone? Capre e troll possono essere amici?

I bambini di età compresa tra 5 e 7 anni adorano la storia di Riccioli d’oro e i tre orsi.
Riccioli d’oro ha lasciato la sua casa, è andata nella foresta proibita e si è persa. Si imbatte in una casa misteriosa, che si scopre appartenere a tre orsi. Ha fame e mangia la loro colazione, si siede sulle loro sedie e dorme nel letto dell’orsetto. Al ritorno dei proprietari di casa, il senso di pericolo aumenta mentre gli orsi salgono le scale e scoprono Riccioli d’oro che dorme profondamente. Si sveglia e scappa fuori dalla finestra, tornando a casa sana e salva.
Dopo aver scelto la storia, identifico gli opposti binari, ad esempio, cattivo/obbediente, buono/cattivo, paura/sicurezza, rubare/dare. Scelgo un binario da esplorare.
Scegliendo cattivo/obbediente, chiedo ai bambini di creare un “misuratore di monellerie” (naughtiometer), lungo una corda stesa sul pavimento disponendo le immagini del libro lungo la corda secondo le cose più inopportune compiute da Riccioli d’oro. Le immagini ritraggono Riccioli d’oro che va, nella foresta, mangia il porridge, rompe la sedia, dorme nel letto e scappa. I bambini sono invitati a posizionare sulla corda le immagini secondo un ordine che va dall’azione più discutibile a quella che lo è meno, usando la parola magica “perché”. Le immagini si muovono su e giù per la corda mentre i bambini danno ragioni e contro-ragioni per i loro posizionamenti.
Tutti i bambini piccoli hanno una loro consapevolezza del concetto di cattiveria e nutrono nei confronti di quest’etichetta un sano scetticismo. La storia consente loro di esplorare il concetto, di chiedersi se il comportamento di Riccioli d’oro sia davvero inopportuno, di considerare l’origine della cattiveria e di ragionare sulle ipotesi che facciamo per etichettare una trasgressione come cattiva, valutandone le implicazioni.
I bambini si divertono mentre si ascoltano e cercano di risolvere il problema affinando le loro argomentazioni.

Tra le mie storie preferite per i bambini di 7-9 anni c’è la raccolta di racconti Rana e Rospo sempre insieme di Arnold Lobel.

Dragoni e Giganti” ruota intorno a un chiaro concetto: il coraggio.
Mi piace esplorare il concetto con i bambini prima che si concentrino su una domanda principale. Uso di nuovo la corda e chiedo ai bambini di dire se qualcosa è coraggioso o meno stando in piedi da un lato o dall’altro della corda. Ad esempio: “Sarah, che ha paura dei vermi, tocca un verme: è coraggiosa o no?”.
Una domanda simile, di solito, porta la paura nella discussione: “avere vinto la paura dei vermi rende coraggiosi anche se i vermi non sono mai stati pericolosi?”; “Un uomo si getta in un fiume in tempesta dietro al suo cane e annega: è coraggioso o no?”, “E se fosse sopravvissuto?”.
Le domande fanno riflettere i bambini sui criteri con cui decretiamo un’azione coraggiosa o meno e distinguono tra diversi tipi di coraggio: “Quali criteri utilizziamo per decidere che qualcuno è coraggioso o forse temerario?” Ci sono molti scenari possibili per aiutare i bambini a esplorare il concetto di coraggio a partire da una storia.

Una volta che i bambini riescono a individuare le “grandi idee” o concetti contenuti in una storia, uno degli albi illustrati che preferisco proporre loro è Bella e il Gorilla di Anthony Brown. Lo uso con i bambini tra i 7 e gli 11 anni.

Dopo aver letto la storia, chiedo agli studenti di elencare quanti più concetti astratti possono trovare nella storia (ce ne sono molti!). Ne scelgo 3 tra quelli individuati e mostro loro come creare una domanda filosofica.
Facciamo un esempio: nella storia si parla di amicizia, menzogna ed equità. Nella storia, tratta da un fatto realmente accaduto nello zoo di New York, il personaggio principale, un gorilla, riceve un gattino come amico. Chiedo: “Un gorilla e un gattino possono essere amici?”.
Questa domanda apre la discussione su cosa sia l’amicizia. Nel libro il gattino mente per proteggere il gorilla dalla punizione. Porto il concetto al di fuori della storia e chiedo: “È mai giusto mentire?”. Si genera così una discussione filosofica ricca di sfumature e capace di sfiorare le idee di Kant, Aristotele e John Stuart Mill (senza mai menzionarli!) su deontologia, virtù e conseguenze.
La terza domanda viene dalla storia, dall’episodio in cui i guardiani dello zoo decidono di portare via il gattino al gorilla: “È giusto portare via il gattino?”. Anche in questo caso il concetto di giustizia è molto vicino al cuore dei bambini e porta a un ricco dibattito su cosa significhi essere equi.

La mia terza scelta è Io sono Marcello Fringuello, di Alexis Deacon, un albo illustrato che propongo ai bambini di 9-11 anni. Marcello (Henry, nell’edizione originale) è un fringuello che si sforza di raggiungere la grandezza, sbaglia un po’ tutto, poi sistema le cose e alla fine diventa davvero eccezionale. Chiedo ai bambini di creare domande a partire dalla storia servendosi degli elementi introduttivi “quale”, “dove”, “quando”, “come”, “chi”, “dovrebbe”, “potrebbe”, “può”, “è”…
Quindi ordinano le loro domande per distinguere tra domande chiuse (una risposta giusta o una risposta giusta ricercabile) e domande aperte (opinione soggettiva o domanda di pensiero filosofico). Quindi esaminiamo le domande filosofiche e scegliamo, tramite il voto democratico, quella che secondo i bambini genererà la migliore discussione filosofica. Ecco un assaggio di alcune delle domande generate dall’anno 6 (10-11 anni) la scorsa settimana dopo 6 sessioni di filosofia:

La vita dovrebbe avere uno scopo?

Quando pensiamo stiamo sognando?  Potremmo star sognando per tutta la durata della nostra vita?

Scopriremo mai se tutto questo è una finzione?

Che cosa significa pensare? Che cos’è il pensiero?

Ho consigliato libri e raccontato come li userei con diverse fasce d’età, ma i buoni libri filosofici sono libri per tutti, dai più piccoli ai più grandi! Il nostro ruolo di insegnanti è anche quello di adattare ogni proposta in relazione ai bambini che abbiamo di fronte e alla loro esperienza filosofica.

Divertitevi!


Sue Marilyn Lyle ha lavorato nell’educazione per 48 anni in qualità di insegnante, tutor e consulente. Pratica la P4C dal 1994. La sua tesi di dottorato è stata su “Come i bambini attribuiscono significato attraverso il dialogo” e includeva attività di P4C. Sue è convinta che la comprensione narrativa sia il nostro principale strumento per creare significato e che il dialogo scaturito dalle storie sia la chiave per imparare e comprendere.