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TeenTribe, voci adolescenti

Intervista a Filippo Fabbrica


Il labirinto è una metafora perfetta per raccontare la complessità del nostro essere. Sembra particolarmente azzeccata se la riferiamo poi a quel momento di crescita, di passaggio, che è l’adolescenza.
Il progetto Teen Tribe si rivolge proprio ai ragazzi e alle ragazze di questa fascia d’età, che sono al contempo soggetto e oggetto della ricerca. Ci racconti meglio di che cosa si tratta?

Teen Tribe è un progetto sonoro, creativo, collettivo, sviluppato da Thinking, in collaborazione con Ludosofici, Housatonic, con il supporto dell’European Foundation, dedicato alle giovani generazioni di età compresa tra i 16 e i 25 anni che vivono in Europa e nella regione del Mediterraneo. 
È un progetto che vuole creare un paesaggio sonoro, un luogo in cui le giovani generazioni possano riflettere e vedere accolte alcune delle loro visioni. L’idea è quella di dare vita a uno spazio dove i giovani possano condividere, ascoltare, sognare, esprimere i propri pensieri sul presente e sul futuro utilizzando il suono come forma di espressione creativa. 
L’idea del progetto è nata durante i mesi della pandemia, a partire dall’ascolto delle voci che si levavano dagli adolescenti: input interessanti o vere e proprie richieste d’aiuto. Questa situazione era senz’altro un po’ labirintica e richiedeva un orientamento che indicasse la via da seguire e il modo di uscirne.   
L’adolescenza è di per sé un momento di trasformazione, un’età in cui alcune domande si impongono a noi stessi con una certa forza: “Io chi sono?”, “Cosa posso creare?”, “Quale contributo posso dare alla comunità?” sono questioni alle quali si cerca urgentemente di dare una risposta e che, al contempo, nella loro mancanza di chiarezza e confusione generano un vero e proprio labirinto che è entusiasmante attraversare, perché coincide con la progressiva realizzazione della propria differenza e unicità. 
Ora, nel tentativo di districarci senza però semplificare la complessità che si affolla nelle emozioni e nei pensieri delle ragazze e dei ragazzi, abbiamo selezionato alcuni temi che chiederemo loro di tradurre in forma sonora.

Quindi, per esempio: “Con quale suono descriveresti il tuo gruppo?”, “Quale rumore racconta le tue paure?”, “Se dovessi tradurre la tua energia vitale in suono, quale sarebbe?”, “Qual è il suono del tuo futuro?”.


Come mai avete scelto proprio la dimensione sonora?

Il suono pone l’accento sulla dinamica dell’ascolto, rivolto tanto a sé quanto agli altri.  
È uno dei sensi più antichi, e anche più ricchi, in grado di regalarti di più rispetto a ciò che ci circonda. 
Concentrarsi sulla dimensione sonora, in una società come la nostra, in cui l’aspetto visivo e l’idea del solo apparire sono così forti, è l’invito a un passaggio di senso. È il tentativo di arricchire il messaggio, il significato.  
Entrando nel merito del progetto, la fase di raccolta dei materiali da caricare e condividere sulla piattaforma è un momento di ascolto, ovvero di silenzio rivelatore, e, al contempo, di creazione per tradurre il proprio sentire in una dimensione sonora che possa essere fedele a se stessi ma sia anche in grado di comunicare agli altri. 
Nell’ambito dei suoni, accogliamo una vasta gamma di possibilità: registrazioni d’archivio o fatte sul momento a partire da suoni che incuriosiscono o che descrivono la propria contemporaneità o quotidianità, la propria voce che canta, legge o, semplicemente, parla; è possibile suonare uno strumento o far suonare degli oggetti, o utilizzare un videogioco per creare una canzoncina; infine, si può pescare dalle piattaforme online che propongono suoni scaricabili gratuitamente, come l’archivio della BBC, che è libero e accessibile.
Il suono è dunque un passaggio, un invito a vivere la contemporaneità ascoltando e poi condividendo la propria voce.


Trattandosi di un progetto europeo, quale idea vi state facendo dei materiali raccolti finora? Ci sono più legami o differenze tra essi?

A dire la verità, il progetto vero e proprio inizierà la prossima settimana. Fino ad ora abbiamo fatto delle prove, coinvolgendo gruppi di ragazzi che per diverse ragioni avevamo già avuto modo di incontrare (per esempio le ragazze e i ragazzi del gruppo QuBì Teens di Barona). Possiamo dire che quest’intervista è una super anteprima: un invito ufficiale a partecipare!

In questo momento stiamo cercando gruppi che vogliano aderire al progetto: realtà, enti e soggetti che già lavorano con adolescenti e che abbiano voglia di veicolare l’iniziativa all’interno delle loro attività. In tutta Europa ne abbiamo già trovate diverse: associazioni che svolgono attività pomeridiane ed extrascolastiche o laboratori all’interno di realtà museali e centri d’arte contemporanea. Abbiamo ricevuto una risposta interessante anche da alcune scuole, dove il progetto può declinarsi come attività tanto individuale quanto collettiva. Inoltre, alcuni insegnanti hanno deciso di inserire Teen Tribe all’interno del loro programma didattico, collegandolo, per esempio, alla lettura di un libro che hanno proposto alla loro classe: dare voce ad Alice in Wonderland o a Io non ho paura diventa un modo perfetto di trovare un suono per le proprie paure o per le diverse tematiche proposte dal progetto.


E alla fine, una volta creato questo enorme archivio sonoro, che cosa accadrà?

I suoni saranno raccolti sul sito fino alla fine di dicembre 2023. Fino a quel momento, sarà possibile ascoltare l’intero archivio, inserire nuovi contributi e proporre nuove tematiche. Da gennaio 2024 lavoreremo a un sound remix, così da ottenere un’opera collettiva di restituzione. La realizzeremo insieme a un sound remix e ad alcuni partecipanti che si offriranno di contribuire. Il risultato sarà un riassunto sonoro che proverà a rispondere a una domanda che ancora una volta è strettamente legata all’idea di labirinto: “che cosa emerge da uno sguardo d’insieme? Quante melodie, quanti suoni sarà possibile ascoltare?”. Il paesaggio sonoro che si otterrà alla fine del progetto non sarà concluso e definito, ma un assaggio sfaccettato e complesso, rivolto al futuro, in cui gli adolescenti possano riconoscersi e intravedere, o meglio ascoltare, un mondo che stiamo costruendo insieme.