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Toccare l’ozio con mano

Lente riflessioni… per far lievitare la creatività

A cura di Monica Gilli

Il periodo estivo, con i suoi tempi rallentati, la sua calura e le pause dal lavoro e dalla scuola invita al riposo, alla leggerezza, all’ozio.

Ma cosa significa questa piccola parola con la zeta di zanzara al suo interno? L’ozio è fastidioso e ci punzecchia o ci avvolge lentamente nelle sue brame? E quali sono i suoi sinonimi?

L’ozio è un non fare tanto discusso e giudicato nei tempi moderni perché si contrappone all’azione. Quest’ultima è un fare che nel corso della storia si è associato al produrre e quindi al lavoro inteso come strumento necessario per nobilitare l’uomo, per mantenere vitale la produttività, per permettere una continua evoluzione all’umanità.

Nell’antichità, all’epoca dei Romani, l’ozio invece veniva considerato un tempo indispensabile per nutrire l’animo e riposare.

L’etimologia della parola ozio si contrappone a quella di negozio. Buffo vero? Utile però per comprendere immediatamente quanto il non fare sia contrapposto al produrre, al vendere e comprare. Ozio deriva dalla parola latina otium, che sta per autium-av-eo (ave) che significa: Sto bene.

L’ozio è pertanto un riposare dalle occupazioni che non deve divenire però un vizio, ovvero l’abitudine a non far nulla.