Tra arte e natura
Intervista a Piero Gilardi
Siamo certi che della natura si potrebbero ancora dire e scrivere fiumi di parole, dipingere e figurarsi infinite immagini. Così, questa intervista allo scultore Piero Gilardi non pretende di esplorare l’ultima faccia della natura, ma vuole offrire un ulteriore sguardo, approfondire ancora un po’. E continuare a scavare in quel fluido intreccio che vede la natura in noi e noi nella natura, come arte, come tecnica, come cultura e come vita.
In questo periodo storico, il termine “ecologia” si sente spesso, usato in varie accezioni: lei cosa intende per pensiero ecologico?
Il significato del termine “ecologia” è stato elaborato nel corso degli ultimi anni. La sua definizione precedente si articolava in ecologia naturale, ecologia sociale ed ecologia mentale (Deleuze-Guattari), ma oggi il rapporto tra essere umano e natura riconosce ai sistemi ecologici del pianeta una soggettività “sovrana” e quindi un’interazione alla pari tra uomo e natura.
Nel pensiero comune, natura e tecnologia sono entità distinte, addirittura antitetiche. Lei, invece, attraverso la sua ricerca indaga entrambe. Qual è il rapporto che esiste tra le due? Ma, soprattutto, ha senso porre tra di esse quella distinzione?
La tecnologia umana è frutto dell’evoluzione biologica della natura culturale umana. Gli ecosistemi naturali possiedono un’intelligenza altrettanto complessa, come dice il botanico Stefano Mancuso. Da un punto di vista non antropocentrico non c’è quindi opposizione tra natura e tecnoscienze umane.
Negli anni Ottanta, Piero Gilardi intuisce che la dimensione corale e partecipativa, insita nello sviluppo delle nuove tecnologie, può implementare la potenzialità dei suoi dispositivi estetici e approda perciò a un nuovo capitolo del proprio percorso artistico: quello da lui stesso definito New Media Art. Le nuove tecnologie, infatti, amplificano i concetti sui quali l’artista lavora sin dai suoi esordi: la relazione, la partecipazione e la multisensorialità, considerati strumenti per indagare i temi da sempre al centro della sua ricerca, con uno specifico sguardo al rapporto tra natura e progresso scientifico-tecnologico1.
Quest’anno la tecnologia ha spesso sostituito la relazione diretta tra i corpi. Com’è cambiato, se è cambiato, il suo sguardo su questo rapporto?
L’uso sociale che il capitalismo fa delle tecnologie digitali e telecomunicativo va sottoposto a critica poiché separa il corpo dalla mente.
Se non c’è reale senza virtuale altrettanto non c’è virtuale senza reale.
C’è una bella frase del filosofo Lévinas, che recita: «L’umano è la possibilità di essere per l’altro». La condivide? E, nel caso, trova che possa legarsi alla sua personale interpretazione dell’arte relazionale?
Noi esseri umani siamo “animali sociali” profondamente interconnessi a livello fisico e psichico.
L’arte relazionale, dagli anni ’90 del secolo scorso, ha colto questo nostro status e ha trasformato l’espressione artistica da pratica solipsistica in atto relazionale. Oggi, se si producono ancora delle “opere”, esse agiscono solo come veicolo di interazioni sociali in progress.
NOTE
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Piero Gilardi nasce a Torino nel 1942. Nel 1963, realizza la sua prima mostra personale “Macchine per il futuro”. Due anni più tardi realizza le prime opere in poliuretano espanso, i tappeti-natura che espone a Parigi, Bruxelles, Colonia,
Amburgo, Amsterdam e New York. A partire dal 1968 interrompe la produzione di opere per partecipare all’elaborazione delle nuove tendenze artistiche della fine degli anni ’60: Arte Povera, Land Art, Antiform Art. Collabora alla realizzazione
delle due prime rassegne internazionali delle nuove tendenze allo Stedelijk Museum di Amsterdam e alla Kunsthalle di Berna. Nel 1969, comincia una lunga esperienza transculturale diretta all’analisi teorica e alla pratica della congiunzione
“Arte Vita”. Come militante politico e animatore della cultura giovanile conduce svariate esperienze di creatività collettiva nelle periferie urbane e “mondiali”: Nicaragua, Riserve Indiane negli USA e Africa. Nel 1981 riprende l’attività nel mondo
artistico, esponendo in gallerie delle installazioni accompagnate da workshops creativi con il pubblico. A partire dal 1985 inizia una ricerca artistica con le nuove tecnologie attraverso l’elaborazione del Progetto “IXIANA” che, presentato al Parc
de la Villette di Parigi, prefigura un parco tecnologico nel quale il grande pubblico poteva sperimentare in senso artistico le tecnologie digitali. Nel corso degli anni ’90 ha sviluppato una serie di installazioni interattive multimediali con una
intensa attività internazionale. Insieme a Claude Faure e Piotr Kowalski, ha costituito l’associazione internazionale “Ars Technica”. In qualità di responsabile della sezione italiana di Ars Technica promuove a Torino le mostre internazionali
“Arslab. Metodi ed Emozioni” (1992), “Arslab. I Sensi del Virtuale” (1995), “Arslab. I labirinti del corpo in gioco” (1999). Ha pubblicato tre libri di riflessione teorica sulle sue varie ricerche: “Dall’arte alla vita, dalla vita all’arte” (La Salamandra,
Milano 1981) e “Not for Sale” (Mazzotta, Milano 2000 e Les Presses du réel, Dijon 2003) e “La mia Biopolitica” (Prearo, Milano 2016). Ha promosso il progetto di un grande “Parco d’Arte Vivente” nel quale si compendiano tutte le sue esperienze relative alla dialettica Natura/Cultura e che si è aperto nel 2008 quale istituzione pubblica della Città di Torino.