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Un processo all’origine di tutto

In viaggio con Goethe

A cura dei Ludosofici

“La natura appartiene a se stessa, l’essenza all’assenza; l’uomo le appartiene, essa appartiene all’uomo.” – J. Wolfgang Goethe

Materiali:

  • 2 o 3 contenitori
  • fogli tipo cartonicino
  • tempera diluita o ecoline di un solo colore 
  • contagocce

Questo laboratorio comincia con una bella passeggiata nella natura. Subito sorge una domanda importante: che cosa, infatti, può dirsi “natura”? Che cosa indichiamo con questo concetto? 
Natura può essere un bosco fresco in montagna, una campagna soleggiata, una pineta silenziosa… ma può essere anche il parchetto sotto casa, il giardino condominiale o la siepe che costeggia la strada che porta dalla scuola al panettiere.
Nella scelta del luogo in cui passeggiare, dunque, avete diverse possibilità. 
Prendete una scatolina o un vasetto, incamminatevi e trasformatevi in veri e propri esploratori.

Osservate attentamente una pianta, una siepe, un arbusto, un cespuglio e, con grande delicatezza, strappate o raccogliete una decina di foglie e riponetele in un contenitore. Per selezionare le vostre foglie dovete attenervi a un’unica regola: devono tutte appartenere alla stessa pianta; che poi una sia più grande, una più piccola, una mordicchiata da una lumaca, una rossiccia e un’altra ancora quasi secca, poco importa! 

Potete ripetere l’operazione con più piante, ma prima assicuratevi di avere con voi più contenitori, così che possiate tenere separate le foglie prese da piante diverse. 

Tornati a casa, estraete le foglie da ciascun contenitore senza mischiarle o osservatele attentamente; toccatele, annusatele, misuratele: fate tutto quello che vi sembra necessario per conoscerle al meglio.
Disponetele su un foglio e provate a stabilire un criterio per ordinarle: dalla più piccola alla più grande, dalla più  profumata alla più inodore, dalla più perfetta alla più rovinata… trovate quello che vi ispira di più! Infine, in base all’ordine scelto, fissate le foglioline sul foglio con un pezzetto di scotch e ripetete l’operazione con le foglie delle altre piante.

Ciò che avete fatto ripropone concretamente quanto deve aver pensato Goethe, il grande filosofo e scrittore tedesco, quando, in occasione del suo viaggio in Italia, passeggiava nei giardini botanici: «Alla presenza di tante forme nuove o rinnovate, mi tornò alla mente un’antica fantasia: perché, in tanta ricchezza di vegetazione, non dovrei scoprire la Urpflanze, ossia la pianta originaria?».
In effetti, studiando tutte le piante, si possono isolare le costanti morfologiche che risiedono in ognuna di loro e che ci permettono di riconoscerle proprio come piante, anche se, prese singolarmente, possono apparirci molto diverse tra loro: «D’altro canto, come potrei riconoscere che questa o quella forma è una pianta, se non fossero tutte modellate sulla base di un unico modello?».

Che cos’è, però, questo modello? È esso stesso una pianta o si tratta piuttosto di un processo? 

Goethe si rende ben presto conto che a rimanere fisso, immutabile e riconoscibile, non è una pianta originaria, bensì la legge di natura, la regola che dà ordine e organicità nel vasto mondo, in questo caso, delle piante.

Che cos’è una regola?

Stabilirlo non è affatto un problema banale: forse, però, non sbaglieremmo se dicessimo che una regola al contempo garantisce l’essere pianta di una pianta e consente variazioni; è ciò che la rende riconoscibile nonostante le numerose possibilità. 

Ma il nostro pensiero come può intravedere questa regola immutabile, riconoscendo una pianta anche in luogo delle infinite variazioni?

Anche quello del nostro pensiero è un processo, un movimento, che passa dal semplice al complesso: divisione e riunione. Proprio come le movenze che la natura adotta nella riproduzione delle piante. Il pensiero umano è parte della natura e, per conoscerla e decodificarla, deve riprodurre le sue stesse modalità. Deve farsi Natura. E si comporta come una pianta quando, dall’essere completo e riunito nascono, attraverso una nuova divisione, i semi, uguali e perfettamente formati, come possiamo ammirare nel baccello della pianta di pisello.

La mente di Goethe accoglie la possibilità di essere come una pianta
Continuiamo allora nel nostro processo di astrazione: utilizziamo il colore. Vi proponiamo due diversi esperimenti, per ciascuno dei quali stabiliamo, a titolo esemplificativo, delle regole (volendo, possono esserci infinite variazioni!). 

1.

Con un contagocce, farete colare il colore da tre diverse altezze rispetto al foglio. Per svolgere l’esperimento vi serviranno quindi tre fogli diversi, che chiameremo A, B e C.

  • foglio A: aiutandovi con un righello, fate colare 10 gocce di colore da 10 cm d’altezza
  • foglio B: aiutandovi con un metro, fate colare 10 gocce di colore da 50 cm d’altezza
  • foglio C: stando in piedi su una sedia, fate colare 10 gocce di colore da 1m e mezzo d’altezza

2.

Grazie a delle cannucce, soffierete il colore in tre modi diversi. Anche in questo caso vi serviranno tre fogli diversi, che chiameremo D, E e F.

  • foglio D: versate una goccia di colore sul foglio e, dopo avervi puntato una cannuccia, soffiate piano piano attraverso di essa. 
  • foglio E: versate una goccia di colore sul foglio e, dopo avervi puntato una cannuccia, soffiate con discreta intensità attraverso di essa. 
  • foglio F: versate una goccia di colore sul foglio e, dopo avervi puntato una cannuccia, soffiate fortissimo attraverso di essa. 

Una volta terminati i vostri esperimenti (o, perché no, se si può anche mentre li state svolgendo), invitate anche amici e parenti a fare altrettanto. Questo è molto importante, perché la conclusione di questo lavoro non può fare a meno di un confronto finale tra gli esperimenti eseguiti da più persone sulla base delle medesime indicazioni

Disponete in file ordinate i diversi esperimenti per poter osservare le caratteristiche comuni. Che cosa notate? 

Osservando ogni foglio, identificheremo la regola seguita: saremo in grado di riconoscere tutti i fogli A, B, C, D, E o F, ma non perché, a seconda della regola applicata, il risultato è stato per tutti sempre uguale. Al contrario, ci saranno numerose variabili a rendere diversi tra loro, per esempio, tutti i fogli A.

Da cosa dipende questa variabilità?

Dalla fermezza della mano nel momento stesso in cui schiacciava il contagocce, dal grado di concentrazione, dalla scelta sul dove far cadere le gocce sul foglio… Insomma da una serie di variabili non sempre controllabili o, anche laddove lo fossero, dalla discrezionalità della persona chiamata a scegliere. 

Esattamente come avviene in natura: le forme, le somiglianze e le differenze tra le piante risiedono in quella originaria intelligenza che ne regola la vita in tutte le diverse fasi. E, se ci pensiamo, questo vale anche per noi esseri umani, che siamo uguali e diversi, unici nella nostra uguaglianza. 

Del resto, basterebbe ricordarsi del fatto che anche noi siamo esseri naturali per renderci conto che farci natura, pensare come lei, è per noi inevitabile. Se solo diventassimo consapevoli di essere parte integrante della Natura, anziché ostinarci a guardarla in qualità di osservatori esterni, la nostra visione del mondo cambierebbe e acquisteremmo quella prospettiva a lungo termine, quasi assoluta, che spesso non possiamo o non vogliamo adottare.