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Una città invisibile

racconto di un laboratorio danzato!
danza creativa per bambini e bambine

a cura di Martina Ferraioli
con la collaborazione di Silvia Sacco
 

Chi ha un corpo capace di molte cose
ha una mente la cui massima parte è eterna”.

Questo scriveva Baruch Spinoza, filosofo Olandese del XVII secolo.

Forse la Danza, e per Danza intendo l’Arte di muovere liberamente il corpo in relazione allo spazio, al tempo e agli altri, è proprio questo: regalare al corpo l’opportunità di esprimere tutte le sue infinite potenzialità.
La Danza inoltre ci dona la possibilità di entrare fisicamente nelle nostre immaginazioni e fantasie. Libera il corpo dalle costrizioni della routine quotidiana. Crea nuovi mondi e sposta le nostre certezze ogni volta un po’ più in là, amplifica la nostra immaginazione, apre le porte segrete delle nostre menti, ci fa porre sempre nuove domande e attiva quel processo bellissimo ed infinito che è la ricerca di noi stessi.

Tre anni fa ho condotto un laboratorio dal titolo “una città invisibile” dopo aver riletto il romanzo di Italo Calvino.
Mi era venuta un’improvvisa voglia di muovermi, danzare, attraversare una città invisibile, ma per farlo avevo certamente bisogno dell’aiuto dei bambini; diciamola tutta: gli adulti da soli non ce la fanno veramente!

Quindi eccoli arrivati, Rebecca, Caterina, Diana, Niccolò e Letizia: gli ingegneri, architetti di questo progetto danzato.

Si parte.

Cosa occorre:

  • due fogli molto grandi, uno da sistemare a terra e uno a parete
  • pastelli ad olio colorati
  • cartoncini rigidi, tanti quanti sono i partecipanti
  • uno spago
  • fogli di diverse dimensioni

poi… un corpo e menti creative!

“Ti è mai accaduto di vedere una città che assomigli a questa? chiedeva Kublai a Marco Polo No, sire, – rispose Marco – mai avrei immaginato che potesse esistere una città simile a questa”.

Beh, in effetti neanche noi, come Marco Polo nelle “città invisibili” di Italo Calvino, avremmo mai immaginato di vivere in una città come questa: una città che non esiste!
Ma noi questa città l’abbiamo vissuta veramente, con i nostri corpi, con i nostri gesti e movimenti, con le nostre danze.

Per prima cosa  ci siamo seduti intorno a un grande foglio bianco, il nostro spazio vuoto:

“come vi immaginate la vostra città dei sogni?” 

“cosa vorreste vedere e attraversare nella vostra città ideale?”

Ho fatto questa domanda prima di iniziare e Caterina mi racconta che nella sua città ideale c’è un grande giardino chiamato “il giardino fantasia a mani nude per ridere”; Letizia si immagina altissimi palazzi luminosi con finestre rotanti in base allo spostamento del sole con sotto grandi “giardini mille fiori”; Daria invece si immagina ponti mobili che si spostano a seconda di dove vuoi andare, pieni di alberi.
Non ci resta che metterci al lavoro, ognuno porta qualcosa di sé, serve tutta la nostra immaginazione.

Prendiamo un colore e iniziamo a tracciare le strade. Scegliamo bene la direzione verso la quale vogliamo andare e non pensiamo a “come” tracciare la strada, lasciando libero il corpo di muoversi in quella direzione. Ognuno ha scelto una direzione verso l’altro. È stato casuale, ma questo ci ha aiutato.
Ci fermiamo a osservare il nostro spazio, ora non è più vuoto ma sono nate strade tortuose: linee che si intrecciano, curve, incroci e strettoie.
Qualcosa sta nascendo.
Ci viene voglia di entrare.
C’è chi decide di correre per le strade di montagna, chi danza negli spazi ancora vuoti, forse piazze deserte. Alcuni di noi creano architetture dinamiche, altri fisse come grattacieli o strani palazzi contorti.
Poi sorgono giardini, porti, case e piazze rotanti.
Iniziamo a interagire tra di noi, passiamo sotto un ponte, ci avviciniamo a qualcuno e ci accorgiamo che stare insieme è fondamentale per far succedere qualcosa.

Avvengono incontri, alcuni di un attimo, altri più lunghi quando qualcuno ci incuriosisce.
In questo modo ci scegliamo e in coppia ci sediamo uno di fronte all’altro per raccontarci la nostra esperienza. Ci viene da ridere: che cose strampalate ci sono nella nostra città!

Decidiamo di portarci via qualcosa del nostro compagno: una cartolina con il suo viso! E allora iniziamo il ritratto dell’altro. Anche questa volta non pensiamo al “come” sto disegnando ma lasciamo che il nostro sguardo guidi il movimento.
Certamente potrebbe venire fuori proprio uno strano ritratto di te!
Le nostre cartoline hanno creato dei personaggi che decidiamo essere i giusti abitanti della nostra città.
Ecco il Signor DUEOCCHINORDSUD, la Signora CONTORTINA, Il Signor ÉALCONTRARIO, e Mister ZIGZAG… come sono buffi!
I nostri abitanti decidono di conoscersi, di seguirsi, di danzare insieme, di lasciare sull’altro una traccia di sé.
Ognuno si muove in un modo tutto suo, nessuno è uguale all’altro. Ognuno ha quella caratteristica che attira il nostro sguardo.
C’è chi si muove in modo morbido, chi fa gesti spezzati, chi danza leggero e chi scarica tutto il suo peso a terra. Alcuni movimenti sono armonici e continui, altri slegati tra loro con pause e cambi repentini. Ci sono salti e movimenti roteanti, cadute e scivolate. 
Ci alterniamo per osservarci, c’è chi rimane dentro allo spazio a danzare e chi fuori.
Ormai sappiamo che osservare solo con gli occhi non ci basta più, tutto il corpo segue il movimento dell’altro, quasi come a voler danzare con lui. Tracciamo su un foglio questo movimento, abbiamo capito che non è importante il “come”. Ci lasciamo andare.

Ne parliamo insieme e ognuno si ritrova nelle tracce dell’altro.

C’è qualcosa che accomuna tutte le città del mondo, che le unisce tutte insieme, che le protegge e avvolge come una coperta: il cielo!
Anche noi abbiamo un nostro angolo di cielo e mettendoci in contatto disegniamo le nuvole, ovviamente sempre a modo nostro!
Le nostre nuvole nascono dal nostro fermarci, rallentare, ascoltarci e stare insieme.
Non ci rimane che danzare ancora un po’. 
Questa città racconta qualcosa di ognuno di noi e insieme l’abbiamo fatta diventare realtà!

Come veramente sia la città sotto questo fitto involucro di segni, cosa contenga o nasconda, l’uomo esce … senza averlo mai saputo. Nella forma che il caso e il vento danno alle nuvole l’uomo è già intento a riconoscere figure: un veliero, una mano, un elefante.” — Italo Calvino

La metodologia utilizzata per questo laboratorio è ispirata a “SegniMossi” di Simona Lobefaro e Alessandro Lumare, che abbiamo seguito in diversi weekend di formazione e che sono sempre fonte di forte ispirazione. 
Musica video realizzata da Marco Ferraioli 

Mi chiamo Martina Ferraioli e sono un’insegnante di danza. La passione per la danza mi accompagna da sempre. Mi formo come danzatrice presso l’Atelier Danza Hangart di Pesaro dove ho studiato con molti coreografi e insegnanti attivi in Italia e all’estero. Con alcuni di loro ho poi lavorato in progetti coreografici come danzatrice in Francia e in Italia.

La mia passione più grande è l’insegnamento della danza e parallelamente lavoro come educatrice.
Nel 2019 seguo il percorso di formazione del centro Mousiké di Bologna e divento Danzeducatrice@, un viaggio che ha sposato le due parti del mio lavoro.
Abito ad Agugliano, un paesino nella provincia di Ancona nelle Marche dove concentro la maggior parte del mio lavoro da tanti anni. Mi occupo di ricerca nella danza come strumento pedagogico e tengo laboratori e corsi principalmente per la fascia d’età 4-14 anni.

mail martinaferraioli87@gmail.com facebook Cre.Art danceducation

Mi chiamo Silvia Sacco e sono un’educatrice socio-pedagogica.
Lavoro come educatrice scolastica e domiciliare per bambini e ragazzi con disabilità.
Sono anche un’insegnante di giocomotricità per bambini dai 3 ai 5 anni.