Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento.
Facciamo un gioco
Intervista a Luca Boscardin
Musica per gioco
Playlist a cura di Danilo Faravelli
Chiudete gli occhi e, sottovoce, pronunciate la parola “gioco”. Ditela a voi stessi, come a ispirare i vostri pensieri. Pian piano, nella mente di ciascuno affioreranno immagini sempre più nitide, corrispondenti al significato che spontaneamente attribuite a quel nome: bambini che si divertono, liberi, all’aperto; persone di ogni età, in numero variabile, che, radunate intorno a un tavolo, muovono pedine o pescano una carta; uno scherzo, subito o architettato.
Intervista a Luca Boscardin
Alcuni di noi, al cospetto della parola “gioco”, ricorderanno il proprio giocattolo del cuore, fedelissimo compagno di avventure a cui dobbiamo tanto: compagnia, risate e, perché no, anche un po’ di quanto siamo oggi.
Se potessimo parlarci, raccoglieremmo ogni nostra suggestione e la uniremmo nel tentativo di formare un quadro in cui il “gioco” sia rappresentato a pieno. È verosimile, però, che il risultato, ottenuto solo a costo di generalizzazioni e confondendo alcune somiglianze, non ci darebbe la soddisfazione sperata. Al contrario, ci convincerebbe che dietro una parola tanto usata, come spesso accade, si nasconde un mondo.
Playlist a cura di Danilo Faravelli
Quel piccolo nome si ribella a una definizione netta: vuole dirsi in più contesti e muoversi in un campo d’azione più ampio. Vuole giocare, come altre lingue gli insegnano.
Suonare uno strumento o recitare. Fosse per il francese jouer, per il tedesco spielen o per l’inglese play, giocare vorrebbe dire anche quello senza alcuno scandalo. E allora anche “gioco”, giocando, vuole e può essere altro: un’opera, uno spettacolo, una danza, una partita; un’azione lunga tutta una vita.