Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento.
laboratorio a cura di Giulia Mirandola
playlist a cura di Radio Raheem
bibliografia a cura della libreria Cluf
Forse nessuno può dire di essere scampato a una simile esperienza e tutti, perciò, sono testimoni dell’atteggiamento che tende a sminuire un episodio così comune, banale e, per fortuna, poco doloroso: «Non è successo niente!», «Passerà prima che tu possa dire “A”!» è ciò che ripetiamo a noi stessi o allo sventurato che vogliamo consolare.
Nessuno intende mai soffermarsi su un ginocchio sbucciato.
Ed è un peccato, perché, se non il fatto, almeno le parole scelte per descriverlo non dovrebbero passare inosservate: con quanta naturalezza, anche se per pochi istanti, parliamo di noi
La nostra pelle è la nostra buccia, ovvero la nostra scorza.
La pelle, come una buccia, si screpola, si gratta, si lacera, si strappa e, col passare del tempo, cambia aspetto; come una buccia, la pelle può essere toccata, premuta, sfiorata, colpita e accarezzata; appare a prima vista, ma è il segno che rimanda a un nocciolo o a un cuore più profondo.
È lo strato che ci riveste esteriormente e che, coraggiosamente, compie il primo passo per permetterci un contatto con il mondo.
Allora tu fai le foto con l’occhio
e non con la macchina fotografica
Per fare splendide fotografie non sempre servono macchine fotografiche:
a volte, come in questo caso, il nostro sguardo è più che sufficiente! Basta allenarlo con una ginnastica speciale, tanta cura… E mettendo a sua disposizione qualche scorza!
Una selezione che attraversa mondi sonori ruvidi, increspati, languidi, profondi ed eterei.
Sopra la scorza, accarezzando la scorza, oltrepassando la scorza.
(Non) toccare
Le scorze accomunano tutti i corpi terrestri. Proprio attraverso le loro scorze, i corpi si proteggono l’uno dall’altro e, l’uno con l’altro, entrano in contatto, con immagina e complessità.
Diciamo di conoscere qualcuno quando il suo viso ci diventa familiare: lo abbiamo in mente, perché i nostri occhi lo hanno fotografato. La conoscenza, però, si approfondisce quando allo sguardo si unisce il tocco e le nostre mani, studiando un volto, imparano a ricordarlo. In questo laboratorio si chiede di ritrarsi propri così: nascosti dietro un velo, il toccarsi farà affiorare il viso che verrà dipinto.
Questo corto animato sembra celebrare le superfici sotto ogni aspetto: le immagini appaiono e scompaiono sul vetro su cui vengono dipinte; i suoni udibili sono solo quelli delle superfici e dei materiali che si toccano; i personaggi interagiscono attraverso le pareti, i soffitti e i pavimenti dei loro appartamenti… Perché non lasciarsi ispirare e, nei modi più svariati, con suoni, immagini e racconti, dare vita alle pareti della classe?
Sbaglia chi pensa che le superfici, poiché contrapposte alla profondità, non abbiano nulla da dire o nessun segreto da svelare. Basta dare uno sguardo qui, dove è la NASA che ci dimostra che una superficie è sufficiente per avviare una vera e propria esplorazione.
Che cosa si cela sotto la superficie di una parola? Capitano occasioni, come è successo a noi pensando a “scorza”, che ci invitano a fermarci e a riflettere su quanto possa essere intensa la vita di una parola che spesso pronunciamo senza pensarci troppo. Tutte le parole hanno una storia. Perché non scegliere una parola che ci sta particolarmente a cuore e ricostruire o, perché no, immaginare il suo vissuto?