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Buio di luce
laboratorio a cura di Roberto Sartor
Luce su tela
quadrografia a cura diAlessandro Sanna
e un po’ di cose curiose che abbiamo selezionato su internet!
C’è un’opera molto nota di Magritte in cui protagonista assoluta è la luce. Senza dubbio essa gioca un ruolo fondamentale in ogni raffigurazione: quadri, dipinti e fotografie se ne nutrono, la assorbono e la ridistribuiscono per restituire l’immagine che hanno scelto di rappresentare, come fosse la condizione, lo strumento e l’energia che permette loro di funzionare.
Tuttavia, ne “L’impero della luce“ – questo il titolo del dipinto nelle sue numerose versioni – l’elemento capace di illuminare e offuscare, di rendere visibile e di cancellare, di mostrare dettagli e nasconderne altri non si limita a mettersi al servizio di un volto, di un paesaggio o di un concetto, ma intende farsi vedere nella sua natura più pura, riconoscibile e conturbante.
In quel quadro il sole splende mentre cala la sera, il cielo è azzurro mentre la strada sprofonda nell’oscurità; tra le nuvole si irradia la mattina inoltrata, mentre il silenzio dei passanti risuona nelle loro ombre assenti. Notte e giorno sono una contraddizione, ma sulla tela convivono con una naturalezza sorprendente. Sono fatti della luce che cambia, si spegne e si accende. Emanazioni del tempo mutevole, sono sfumature nette e opposti plausibili.
Osservando il dipinto, viene da chiedersi che cosa sia la luce. È il fulgore di un cielo terso o il timido filtrare dei raggi tra nubi insistenti? È la diffusa luminosità che si distende sull’orizzonte e l’abbraccia, o un punto preciso, intimo, che si staglia nel buio? È una fiamma accesa da un lampo notturno o l’offerta di un lampione gentile che si inchina al cospetto degli alberi?
Tutte queste alternative raccontano la luce, che è natura e artificio, splendore e pudore, sfondo e dettaglio, attimo ed eternità. Non stupisce che essa trovi casa nella nitida confusione di un dipinto che, fermo in se stesso, la rende soggetto della sua cangiante immobilità.
Nel corso di questi giorni di festa, che stanno per volgere al termine, la luce ha più volte provato a richiamare la nostra attenzione: voleva essere protagonista nella vita vera, fuoriuscendo dalle cornici e colando giù dalle tele. Come ogni anno, la luce si è divertita a dare sfoggio di sé, a travestirsi di mille colori, a depositarsi su luoghi insoliti: voleva brillare, come una stella innocente, capace di avvicinarsi per mostrare la propria bellezza senza bruciare o distruggere. Ha decorato strade e negozi, ravvivato balconi e regalato magia alla quotidianità delle case. Sì è arrampicata sugli alberi e ha toccato il cielo in scoppi roboanti e repentini. Non ha mai fatto rimpiangere il sole e ha fatto pregare per l’arrivo del buio con la stessa emozione che precede l’inizio di uno spettacolo.
Il capitolo dedicato alle “Luci di Natale” è stato, come sempre, breve ma intenso. Scatenate, sfacciate, dolci, avvolgenti, fugaci e al contempo ribelli alla durata imposta dal loro nome proprio, quelle luci, ora esauste, stanno per spegnersi, certe, però, di rimanere accese sulla tela che vorrà ricordarle anche all’ombra di un cielo d’estate.
Buio di luce
laboratorio a cura di Roberto Sartor
Ognuno di noi, guardandosi intorno, può trovare il modo di giocare un po’ con la luce… Che sia giorno o sia notte, che si cammini per le strade o si sia rintanati nella propria stanza, la luce offre mille occasioni per osservare le cose da punti di vista diversi e inventare storie incredibili!
Luce su tela
quadrografia a cura di Alessandro Sanna
Non c’è dipinto che sia privo di luce. Anche il più buio o quello in cui le ombre sono protagoniste affidano alla luce, e alla sua eventuale assenza, il compito di dare loro motivo di esistere. È possibile, però, che la luce stessa decida di farsi ritrarre? L’illustratore a cui abbiamo posto questa domanda ha risposto con una selezione di dipinti.
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Le luci, brillanti e colorate, sono forse la decorazione del periodo natalizio che si fa più notare. Le case e le strade fanno di tutto per apparire il più luminose possibile come se volessero, per l’appunto, vestirsi a festa. Ma è sempre stato così? Del resto, le luci che oggi conosciamo non esistono da tanto tempo…
La luce del sole, quando non è accecante, ha senz’altro il merito di rendere visibili e imprimere nella nostra memoria elementi che, altrimenti, resterebbero nascosti. Lo stesso accade anche con alcune stampe e fotografie, quando si parla di cianotipia.
La luce è un elemento fondamentale della fotografia. Che cosa accade, però, quando ne diviene il vero e proprio soggetto, capace di giocare con il movimento della macchina fotografica? È la tecnica fotografica del light painting, di cui qui potete leggere la storia.